Diritti

Testamento biologico, arriva alla Camera<br> il disegno di legge. Sit in dei Radicali

Discussione generale a Montecitorio, ma il voto sul provvedimento slitta ad aprile. Il Terzo polo non si presenta compatto. Il gruppo di Futuro e Libertà mira ad una 'soft law' che ''ribadisca con chiarezza il no all'eutanasia e all'accanimento terapeutico". Cappato: "Perché il Pd non manifesta?"

Approda in aula alla Camera il ddl sul testamento biologico dopo oltre due anni dall’inizio dell’iter parlamentare, partito al Senato e terminato con l’appprovazione del testo della maggioranza a Palazzo Madama dopo un lungo e aspro scontro con l’opposizione. Oggi è partita la discussione generale a Montecitorio, mentre il voto sul provvedimento è slittato ad aprile, dopo che la Commissione Affari Sociali ha dato mandato al relatore Domenico Di Virgilio di portare il provvedimento in aula con i voti favorevoli di Pdl, Lega Nord e Udc, contrati Pd e Idv, l’astensione dell’Api e la non presenza di Fli al momento del voto. Futuro e Libertà che però ha elaborato in seguito, con la riunione del gruppo, la posizione unitaria in tema di fine-vita. Dopo gli interventi del relatore di maggioranza, Di Virgilio (Pdl), e di minoranza Antonio Palagiano (Idv), prendono la parola 24 deputati, in un dibattito che si protrarrà fino a stasera e che potrà continuare mercoledì, dopo le votazioni dell’Assemblea. 

Secondo il relatore di maggioranza Di Virgilio “il testo elaborato dalla Commissione sul biotestamento rappresenta un giusto punto di equilibrio tra autodeterminazione, diritto dell’individuo e ruolo del medico – ha esordito il deputato illustrando i principi basilari della proposta di legge sulle disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento -. La legge in discussione alla Camera, “prevede chiaramente che il medico debba tenere conto della volontà liberamente espressa dal paziente. Non è quindi affatto veritiero che il medico abbia pieni poteri sul nostro corpo e che possa decidere di non tenere conto della nostra volontà”. “Nessuno – ha proseguito il relatore – vuole tenere in vita forzatamente un individuo destinato a morire ma neanche a abbreviarla volutamente, occorre sempre rispettare la fine naturale”. L’idratazione e la nutrizione artificiali sono “sempre da considerare sostegni alle funzioni vitali”. Quindi, “rispetto al testo del Senato, è previsto che idratazione e alimentazioni devono essere mantenuti fino al termine della vita, a eccezione nel caso in cui esse non risultino più efficaci a fornire al paziente fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche del corpo”.

Il Pd  ha annunciato la presentazione di una questione sospensiva al disegno di legge. Nel suo intervento, l’esponente del Pd ed ex ministro della Salute Livia Turco ha fatto un appello alla maggioranza: “Fermiamoci, fermatevi: non approviamo un testo anticostituzionale e di difficile applicazione. Costruiamo un nuovo testo, facciamolo per il bene delle persone e del Paese”. L‘Idv invece ha dichiarato che presenterà una pregiudiziale di costituzionalità. “Sia come Idv, sia personalmente come cristiano e cattolico, penso che ogni persona debba essere libera di decidere quando chiudere gli occhi e affidarsi al buon Dio”, ha detto Antonio Di Pietro prima della discussione. L’Udc di Pier Ferdinando Casini, che in Commissione ha votato con la maggioranza, punta a vedere approvati in aula  i suoi emendamenti. Sul biotestamento dunque il Terzo polo non si presenta compatto, perché se l’Udc ha comunque votato con la maggioranza, l’Api e i finiani hanno posizioni diverse, con l’opzione di riserva di lasciare libertà di coscienza ai parlamentari su temi così ‘sensibili’.

Fli ha annunciato un emendamento unico sostitutivo dell’intero testo di legge mentre il Pdl non ha escluso la presentazione di alcuni emendamenti correttivi. “Il valore della vita e la salvaguardia della libertà e della dignità della persona umana non possono più essere lasciate alla decisione dei giudici”, ha affermato nel suo intervento Antonio Mazzocchi, deputato del Pdl e presidente dei Cristiano riformisti. Il gruppo di Futuro e Libertà mira ad una  ‘soft law’ che ”ribadisca con chiarezza il no all’eutanasia e all’accanimento terapeutico, e che per il resto istituisca una sorta di riserva deontologica sulla materia del ‘fine vita’, demandando al rapporto tra i pazienti, i loro familiari e fiduciari e i medici – nel rispetto dei principi del codice di deontologia medica, delle norme civili e penali e del dettato costituzionale – la decisione in ordine a ogni scelta di cura”. Tra le ultime, importanti  modifiche apportate al testo sul fine vita il fatto che le dichiarazioni anticipate di trattamento non saranno vincolanti e che l’ultima decisione spetta al medico curante.  “Fli ha espresso nell’assemblea di gruppo una posizione unanime a sostegno di un emendamento che riscrive la legge secondo il principio del disarmo bilaterale”, ha spiegato oggi il capogruppo Benedetto Della Vedova. “Si fa tutti un passo indietro e ci sia attesta sulle cose che sono ampiamente condivise anziché andare allo scontro. La legge- conclude – è indigeribile e sbagliata da qualunque punto la si prenda”. E a testimonianza di ciò il fatto che molti parlamentari di diversi partiti hanno già espresso dissenso con il proprio gruppo politico lasciando così la porta aperta a ogni possibilità sull’esito del  voto in aula.

Al grido di ”aguzzini con i sondini”e “no allo Stato bioetico” i Radicali hanno iniziato questa mattina, davanti a Montecitorio, il loro sit-in di protesta, accompagnato da una maratona oratoria con i loro principali esponenti che si succederanno a parlare fino a che questo pomeriggio l’aula della Camera inizierà l’esame del ddl sul testamento biologico. “Questa è una legge contro il testamento biologico – spiega Marco Cappato, segretario dell’associazione Luca Coscioni – contro la Costituzione e contro la volontà dell’80 per cento degli italiani. L’unica possibilità che questa legge ha di passare è se l’opposizione non farà l’opposizione e se non ci saranno confronti su questo tema nei grandi spazi di disinformazione di Rai e Mediaset”. Infine una stoccata al Pd, perchè “è paradossale, se non ridicolo – conclude Cappato – che chi parla della nostra Costituzione come la più bella del mondo non sia qui in piazza a manifestare”. Tra gli esponenti radicali presenti Marco Pannella, Emma Bonino e Mario StaderiniCarlo Troilo, dirigente dell’associazione Luca Coscioni, ha iniziato uno sciopero della fame che andrà “avanti fino a mercoledì, quando verrà sospesa la discussione sul provvedimento che dovrebbe riprendere ad aprile. Allora, se il dibattito su questo ddl dovesse rimettersi in moto, inizierò di nuovo il mio digiuno”, promette. Troilo ha fatto della questione del fine vita “una battaglia personale che mi ha spinto fino al digiuno”, dopo che il fratello, “malato terminale di leucemia, si è buttato giù dal quarto piano di casa, dopo aver cercato invano un medico che mettesse fine al suo dolore, restituendogli una dignità che sentiva ormai perduta. Come Monicelli, mio fratello ha scelto la strada del suicidio”. Secondo Troilo, il ddl Calabrò “è una legge che suona come una vendetta al caso Englaro”. E se dovesse diventare legge “farà la fine della legge 40”, il provvedimento che regola la fecondazione assistita in Italia, “smontata pezzo dopo pezzo dalla Consulta. Si tratta infatti di un provvedimento sfacciatamente anticostituzionale, una legge oscena che è contro l’articolo 32 della Costituzione”.

”Ancora una volta bisogna stabilire se la legge la debba fare il Parlamento votato dagli elettori, o se la decisione sulla vita e la morte delle persone vada affidata ai tribunali”. Lo afferma in un intervento su Il Giornale il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella. Secondo Roccella con le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), introdotte dal disegno di legge, “non si dispone di un bene materiale in previsione della morte, ma si stabilisce se rifiutare o no una terapia quando siamo ancora vivi, anche se non coscienti. Questa legge – aggiunge – sancisce un principio indiscutibile, sancito dalla Costituzione: la libertà di cura”. Invece, secondo il sottosegretario, quello che è accaduto con Eluana Englaro “è stato paradossale” perchè “in nome dell’autodeterminazione”, “concetto impregnato di ideologia”, i magistrati hanno indebolito il principio liberale del consenso informato”, “un obiettivo meno ambizioso e più laico”.

Contro il ddl Calabrò si schiera anche la Cgil con la campagna di raccolta firme per l’appello dei medici e degli operatori sanitari. Sono state già raccolte oltre 5.000 adesioni, alle quali si aggiunge il sostegno del presidente della Regione Puglia e segretario di Sel, Nichi Vendola, della parlamentare radicale Mina Welby e del Partito socialista italiano, con il segretario Riccardo Nencini. Domattina una delegazione della Cgil consegnerà al presidente della Camera Gianfranco Fini il testo dell’appello e un dvd contenente gli spot della campagna, mentre per tutto il mese di marzo proseguirà la raccolta firme, che dal web si sposterà nei luoghi di lavoro della sanità, negli ospedali e nei presidi sanitari, attraverso la predisposizione di banchetti informativi. ‘Io non costringo, curo’ è una campagna che è partita dall’iniziativa del personale sanitario per parlare a tutti, e per chiedere alla politica, al Parlamento, che si fermi una discussione “inficiata da ideologismi e contraria alle norme della deontologia medica e ai valori costituzionali della nostra Repubblica”, si legge in una nota del sindacato. “Nutrizione e idratazione forzate non sono equiparabili a pane e acqua, e nessuna legge può cancellare la libera scelta del paziente, eliminare la prospettiva, per noi essenziale, di una alleanza terapeutica tra paziente e personale medico. I medici e gli operatori sanitari italiani non vogliono costringere. Vogliono poter curare”.

”Il messaggio è molto semplice: spero che il disegno di legge sul biotestamento non passi, che rimanga affossato per sempre. Perché è meglio non avere alcuna legge che avere una legge sbagliata e cattiva”. Non usa mezzi termini Umberto Veronesi, oncologo di fama e senatore Pd. E alla domanda se la legge, così come la stanno discutendo in Parlamento, possa creare il rischio di nuovi casi Englaro, Veronesi spiega: “Certo che è possibile, questa norma è anticostituzionale. Perché l’autodeterminazione è un diritto di tutte le persone in un paese civile. Quindi essere costretti a subire un trattamento non voluto è contro la legge”.