Almeno due consiglieri comunali a Torino. Il Movimento 5 Stelle, qui, sa di potercela fare. Dopo l’esito positivo delle scorse elezioni regionali, che portarono all’elezione di Davide Bono e Fabrizio Biolé nell’assemblea, ora i grillini vogliono bissare quei risultati e puntano in alto con la candidatura a sindaco del portavoce del Movimento, Vittorio Bertola, 36 anni, ingegnere, imprenditore nel settore di internet e delle nuove tecnologie. “Non ci poniamo limiti”, afferma Bertola.
Venerdì 4 marzo, in compagnia di Beppe Grillo, hanno presentato la loro lista. “Questa è una grande rivoluzione: è tornare a fare una politica diversa, in modo semplice attraverso i cittadini”, ha detto il comico. “Chiamparino e Fassino sono gente degli anni Settanta ma io non voglio parlare di morti. Ognuno di noi si deve alzare e non fare il guardiano della politica. Bisogna dire signori è finita, bisogna azzerare questa classe politica che non è una classe ma sono dei morti e passano il tempo a parlare di Ruby e di cose che non frega niente a nessuno. Noi siamo oltre”.
“Noi – dice Bertola – vogliamo rappresentare le generazioni più giovani che sono escluse dal sistema, che sono condannate al precariato a vita e a non avere un futuro. Vorremmo parlare a loro”. I grillini torinesi partono con l’intenzione di governare o anche solo di piazzare due o tre consiglieri per sorvegliare, fare proposte e rappresentare “questa fetta di città che la politica di solito escluse”: “Anche noi abbiamo la competenza e l’esperienza”.
Vedono principalmente due problemi su cui intervenire, il lavoro e l’ambiente. “Non chiudono solo le fabbriche, ma nel silenzio chiudono anche le imprese medio-piccole, gli studi, ma anche le aziende di ricerca tecnologica. Questo avviene perché Torino non sa stare al passo coi tempi”, per colpa della classe dirigente troppo anziana e spesso legata alla gestione clientelare. La soluzione ideale sarebbe quella di incentivare i giovani talenti “perché questa non è una città che premia il merito, ma dove conta essere in un giro ristretto di persone che si conoscono tutte”. Questa sarebbe una mossa per far sì che le imprese straniere decidano di investire sul capitale umano della città.
Per quanto riguarda l’ambiente, le intenzioni sono quelle di andare oltre i “palliativi” adottati dalla giunta di Sergio Chiamparino. Progetti semplici ma chiari: ridurre l’uso delle auto private incentivando l’uso di mezzi pubblici, bike sharing e car sharing, provvedimenti già presi ma poco funzionali. “Poi ovviamente bisogna agire sul riscaldamento e sul risparmio energetico. C’è da fare un grande piano di riqualificazione e risparmio energetico”, dice il candidato sindaco. Il programma elettorale è in fase di creazione e aggiornamento. Una creazione collettiva che avviene on-line, sul loro sito, ma anche con incontri partecipativi. Tra le idee lanciate c’è la spinta al tele-lavoro, la creazione di aree “last-minute” più economiche nei supermercati e l’impulso all’economia solidale.
Un altro grande tema della prossima campagna elettorale sarà il debito del Comune: “Ci vuole un intervento centrale perché Torino da sola non potrai mai recuperare. Bisognerà chiedere conto a chi l’ha fatto, a Chiamparino e ai suoi assessori”.
Poi intendono continuare la battaglia, già cominciata a livello regionale, per la riduzione dei costi della politica. Qui il Movimento 5 Stelle ha rifiutato 130mila euro di rimborso spese all’anno e si hanno deciso di autofinanziarsi. E se – stando a La Stampa – il Pdl torinese cerca un milione di euro per la campagna elettorale sperando di ottenerne 500mila, i grillini partono da un budget di 3.500 euro, sperando negli aiuti dei sostenitori e nel passaparola delle persone. Sempre per continuare con questa politica, Bertola annuncia: “Se per caso dovessi diventare sindaco mi impegno a prendere lo stesso stipendio dei nostri consiglieri regionali, cioè 2.500 euro al mese. Il resto sarà rifiutato o messo in un fondo per progetti a vantaggio della città”.