A Palazzo Madama si blocca il disegno di legge che stabilisce la presenza di almeno un terzo delle donne nei Consigli di amministrazione delle società quotate e delle società a partecipazione pubblica. Braccio di ferro tra esecutivo e commissione Finanze sull'anno dell'entrata in vigore. E il voto slitta a domani
Nella giornata simbolo in tutto il mondo del riscatto femminile, oltre alla retorica ci sono i fatti. E se il presidente del Senato Renato Schifani nella rinnovata sala Koch di palazzo Madama celebra il Centenario della celebrazione europea della Giornata della donna, in aula si blocca il disegno di legge sulle quota rosa nei consigli di amministrazione. “Sono orgoglioso di far parte di un Paese in cui l’eccellenza femminile ce la fa, ce la può fare da sola perché ne è all’altezza. Un Paese dove la festa assume un tono più goliardico che rivendicativo. Perchè le donne non hanno bisogno di rivendicare qualcosa per dire ‘ci siamo, esistiamo’. Ci sono ed esistono tutti i giorni nel nostro lavoro, nella nostra vita”, ha detto Schifani. Ma dopo il ‘no’ del governo, il testo, che stabilisce la presenza di almeno un terzo delle donne nei Cda delle società quotate e delle società a partecipazione pubblica, è stato stoppato in commissione Finanze.
Il sottosegretario all’Economia, Sonia Viale, ha insistito sull’entrata a regime solo dal 2021 e ha espresso parere contrario. La commissione, invece, aveva trovato un’intesa sul 2015 attraverso l’emendamento presentato da Maria Ida Germontani di Fli: “Se oggi ci fosse stato il voto in commissione, il governo sarebbe andato sotto. Per questo si è deciso per il rinvio a domattina”, ha detto la relatrice Geremontani. Per evitare che il braccio di ferro tra esecutivo e commissione potesse mettere in difficoltà il governo e in imbarazzo la maggioranza è intervenuto il vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello: “Abbiamo bisogno di un momento di approfondimento. Il nostro auspicio è che governo e maggioranza siano concordi con una posizione uniforme”.
Dopo un consulto, si è deciso di far slittare a domani il voto sugli emendamenti, per consentire a governo e maggioranza di trovare un’intesa ed evitare così un eventuale voto contro l’esecutivo. Per il voto quindi, la commissione tornerà a riunirsi domani mattina. Con buona pace degli annunci su un ok al testo in commissione nel giorno simbolo del riscatto femminile.
Per l’opposizione “è stata sprecata un’occasione per approvare il testo in commissione l’8 marzo” ha detto il senatore dell’Idv, Elio Lannutti, secondo il quale in commissione “abbiamo ingoiato molti rospi da parte delle lobby delle assicurazioni e delle banche, che hanno richiamato all’ordine i loro referenti”. Critico anche il Pd: “‘Se avessimo votato oggi il governo sarebbe stato messo in una situazione di minoranza, ma a noi interessa il risultato e con grande senso di responsabilità abbiamo accettato di far slittare il voto a condizione che si svolga domani mattina”, ha commentato il senatore Giuliano Barbolini.