La Camera respinge le richieste dei magistrati. Ed è l'ennesima prova di salvataggio per il premier sul caso Ruby
Insomma, una lunga serie di “prove di salvataggio”, come le definisce il Corriere della Sera, in vista della discussione sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato che la maggioranza insegue come l’ultimo salvagente per Silvio Berlusconi e il caso Ruby. Il caso emblematico è quello di Lunardi. All’epoca dei fatti era ministro e non parlamentare. E il tribunale dei ministri, prima di procedere, deve avere un’autorizzazione dalla giunta per le autorizzazioni, un’altra delle grandi speranze di Berlusconi. Ma ieri gli atti dell’indagine sull’acquisto di un palazzetto da Propaganda Fide sono stati restituiti al tribunale dei ministri di Perugia. La giunta per le autorizzazioni a procedere aveva portato in aula proprio la richiesta di rinviare gli atti. In favore dell’orientamento della giunta hanno votato 292 dei 548 deputati presenti. I no sono stati 254 e due gli astenuti. Lunardi, all’epoca ministro delle Infrastrutture, è accusato di avere acquistato da Propaganda Fide per 3 milioni di euro palazzo cielo-terra di 5 piani in via dei Prefetti valutato 8 milioni di euro.
Dopo avere comprato l’immobile, con la mediazione di Angelo Balducci, Lunardi avrebbe fatto ottenere a Propaganda Fide un finanziamento di 2,5 milioni di euro per la realizzazione di un museo nella sede della ‘Congregatio pro gentium evengelizationè in piazza di Spagna. Nell’inchiesta sono implicati anche l’imprenditore Diego Anemone e l’architetto Angelo Zampolini.
Diverso il caso Pecorario Scanio. La Camera ha detto no all’uso delle intercettazioni sull’ex ministro verde accusato di corruzione a Potenza e sotto inchiesta per lo stesso reato al tribunale dei ministri. In questo caso si sono espressi a favore il Pdl e i Radicali eletti nel Pd. Contro hanno votato Pd e Idv. Lega, Fli e Udc si sono invece astenuti.
Eccoci allora a Sgarbi. Anche per il suo caso l’aula ha resistito nel conflitto di attribuzione tra poteri sollevato dalla Cassazione sulla insindacabilità deliberata da Montecitorio in favore di Sgarbi per affermazioni fatte da deputato in tv. Hanno votato contro Pd e Idv. Udc e Fli si sono astenuti e, infine, Lega e Pdl hanno fatto blocco votando a favore.
In relazione al caso di Pecoraro Scanio si è fatto subito sentire Maurizio Paniz, autorevole componente della giunta per le autorizzazioni a procedere, deputato e avvocato vicinissimo a Berlusconi: “Il garantismo”, ha spiegato Paniz, “non è legato all’appartenenza politica. Negando l’uso delle intercettazioni difendiamo una prerogativa parlamentare scritta molto chiaramente nella Costituzione“.