E dopo anni trascorsi sulla graticola di un’inchiesta mediaticamente fragorosa, il giorno del giudizio per l’imputato di camorra Nicola Cosentino è subito slittato al 18 aprile prossimo per un errore di notifica. L’udienza è stata immediatamente rinviata perché non risulta notificato l’avviso di fissazione dell’udienza all’avvocato dello Stato per conto della Presidenza del Consiglio. Tra le parti offese, infatti, oltre alla società del gruppo Impregilo, c’è anche la presidenza del consiglio dei Ministri. Per ora il governo Berlusconi non si è quindi costituito in giudizio contro uno dei suoi ex sottosegretari nonché principale referente politico in Campania.
La breve udienza si è svolta al primo piano del Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere. Il collegio C della prima sezione penale del Tribunale sammaritano, presieduto da Giampaolo Guglielmo, non è riuscito a iniziare il vaglio delle accuse di concorso esterno in associazione camorristica avanzate dai pm della Dda di Napoli Giuseppe Narducci e Alessandro Milita nei confronti del deputato ed ex sottosegretario all’Economia, originario di Casal di Principe (Caserta), tutt’ora coordinatore campano del Pdl e king maker delle trattative elettorali locali a nome del partito di Berlusconi in vista delle elezioni amministrative. A cominciare da quella per il candidato sindaco di Napoli: nei giorni scorsi proprio Cosentino ha accompagnato dal premier l’ex capo di Confindustria Napoli Gianni Lettieri, che a breve potrebbe ottenere l’investitura ufficiale.
Rispondendo alle domande dei cronisti anche stranieri presenti in aula, Cosentino ha detto di “non sentirsi un perseguitato”, di essere “fiducioso” nella magistratura, spiegando che parteciperà “con assoluta serenità al processo” e con una “parte attiva che non ho potuto svolgere finora”. Il parlamentare ha assicurato “una leale collaborazione cosa che davanti ai miei accusatori non è stata possibile perché non mi hanno voluto sentire”, ha precisato. “Oggi – ha aggiunto – si apre una fase diversa e mi auguro che il processo possa terminare nel più breve tempo possibile, e restituire ai cittadini quella verità nascosta che anche le attività di indagine possano far venire fuori. Proprio per una sentenza veloce ho chiesto di essere giudicato con rito immediato”.
Raggiunto alla vigilia di Natale dalla richiesta di rinvio a giudizio, il deputato azzurro, ha infatti chiesto e ottenuto il rito immediato, rinunciando all’udienza preliminare. Per accelerare i tempi del processo, hanno affermato i suoi difensori Agostino De Caro e Stefano Montone, che respingono in toto le ipotesi accusatorie e sono convinti di riuscire a dimostrare la piena innocenza del loro assistito.“Sono sicuro e tranquillo, dimostrerò – ha detto Cosentino – l’infondatezza dell’impostazione accusatoria. Ho chiesto il giudizio immediato sottraendomi alle lungaggini dell’udienza preliminare: tanti imputati eccellenti invece parcheggiano lì le loro vicende. La mia condotta è stata cristallina”.
Quanto alle numerose intercettazioni agli atti del processo, Cosentino non è sembrato preoccupato: “Per quanto mi riguarda possono anche utilizzarle, da quelle conversazioni non emerge assolutamente niente. Fino ad oggi c’è stato un processo mediatico, finalmente avremo un processo vero, ci sarà un giudice terzo che valuterà le argomentazioni di accusa e difesa. Dimostrerò la ricostruzione trasparente della mia vita politica”.
L’ordinanza di arresto nei confronti di Cosentino, firmata il 7 novembre 2009 dal Gip di Napoli Raffaele Piccirillo, è stata confermata due volte dalla Cassazione ed è sempre in vigore. Non viene eseguita per il rifiuto del Parlamento. L’ultima volta a dicembre la Cassazione ha definito Cosentino “socialmente pericoloso”, nonostante le dimissioni dal governo e la riduzione del suo “peso politico”. I magistrati della Suprema Corte mettono nero su bianco che la partecipazione dell’ex sottosegretario ad alcune iniziative anticamorra successivamente al 2009 è stata una “espressione di attività difensive dal momento che l’indagato era già grave; al corrente delle indagini a suo carico”. Come sarebbe ininfluente l’arresto dei camorristi coi quali, secondo l’accusa, Cosentino era colluso, perché anche il coinvolgimento dell’ex sottosegretario nella società dei rifiuti Eco4 “era avvenuta mentre il boss Francesco Bidognetti era già in carcere”.
Secondo la Procura guidata da Giandomenico Lepore, Cosentino sarebbe stato sin dal 1980 il referente politico-istituzionale dei clan casalesi, dai quali avrebbe ricevuto sostegno elettorale e capacità di intimidazione, e ai quali avrebbe offerto la possibilità di partecipare ai proventi delle assunzioni e degli appalti del ciclo dei rifiuti. I magistrati dell’accusa hanno acceso un riflettore sulle vicende degli sversamenti illeciti, della costruzione dell’inceneritore di Santa Maria la Fossa (che Cosentino avrebbe ‘finto’ di avversare per favorire invece un progetto appetito dai clan), e sul presunto controllo assoluto delle assunzioni e degli incarichi all’interno della Eco4, la società dei rifiuti del casertano. Accuse che il deputato di Casal di Principe respinge con queste parole: “Questo lo vedremo davanti al giudice naturale, vedremo come sono andate esattamente le cose. Sembra paradossale che chi per vent’anni è stato all’opposizione debba rispondere di reati così infamanti mentre chi ha prodotto questo sistema utilizza ancora scorciatoie per evitare un giudizio”.
“La Eco 4 è una mia creatura, la Eco 4 song’io” avrebbe detto Cosentino a Gaetano Vassallo, il ministro dei rifiuti del boss Francesco Bidognetti. Vassallo è uno dei pentiti le cui rivelazioni hanno dato il là all’inchiesta giudiziaria. Secondo uno dei passaggi chiave dell’ordinanza di arresto, Vassallo si sarebbe recato a casa di Cosentino per incontrarlo e discutere di un suo ruolo in una società controllata dalla Eco 4. Ne avrebbe ricevuto un netto rifiuto perché, stando al racconto del pentito, Cosentino gli avrebbe spiegato che in quel momento gli interessi economici dei clan si erano spostati a Santa Maria la Fossa e lì comandava il gruppo camorristico degli Schiavone, con conseguente estromissione degli uomini di Bidognetti.
Il pm ha composto una nutrista lista testi: sono circa 150 le persone che potrebbero essere chiamate a deporre in aula in un processo che si preannuncia lungo e laborioso. Ne citiamo solo alcune: l’ex governatore Antonio Bassolino, il suo ex braccio destro Massimo Paolucci, l’ex parlamentare Lorenzo Diana, l’ex sub commissario all’emergenza rifiuti Raffaele Vanoli, il ministro Altero Matteoli, i protagonisti dell’inchiesta P3 Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino. E diversi pentiti di camorra, tra i quali Vassallo e Luigi Guida, detto ‘o drink, un camorrista della Sanità di Napoli trasferitosi nel casertano fino a diventare uno degli uomini più influenti del clan Bidognetti.
La Procura punta tra l’altro a dimostrare che Cosentino avrebbe cercato di costruire un vero e proprio ciclo dei rifiuti alternativo e concorrenziale a quello ‘ufficiale’, gestito da Fibe-Fisia-Impregilo attraverso il contratto stipulato con il commissariato per l’emergenza. Ed infatti i legali di Fibe, i cui vertici sono imputati insieme a Bassolino nel processo per il disastro rifiuti campano, hanno chiesto e ottenuto dal presidente del collegio Maria Adele Scaramella la possibilità di introdurre gli atti dell’inchiesta e del processo Cosentino nel dibattimento che li coinvolge a Napoli. Fibe intende inoltre costituirsi parte civile nel processo di Santa Maria Capua Vetere.
Aggiornato alle 13.22 del 10 marzo 2011