Con la presente mi autoaccuso di avere avuto cattive frequentazioni con esponenti di un fronte ben nutrito e bene organizzato di incalliti golpisti. A capo chino e in ginocchio sui ceci faccio ammenda per avere a mia volta tramato contro lo Stato, rappresentato invece da benemeriti piduisti e da condannati in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, nel mio incauto e poco lungimirante essermi intrattenuto in rapporti aassolutamente inequivocabili con un gruppo di carbonari eversori radunati sotto mentite spoglie in un’alcova di irriducibili complottisti e biechi cospiratori. So che siete ormai avvezzi ad ogni genere di nefandezza e nulla più è in grado di sorprendervi, ma la notizia che sto per darvi è raccapricciante nella sua crudezza e davvero riprovevole e turpe per l’inusitata ferocia con la quale i miei compagni di merende hanno perpetrato disegni criminosi e ordito trame diaboliche, celebrando i loro riti abietti secondo una liturgia contro natura, contro la religione e contro l’intera umanità.
Ebbene sì, signori miei. Sto per dirvi che ho parlato, tenetevi forte, con un magistrato. Ma non con un magistrato qualunque, un mero esecutore di sepolture e macabre asportazioni rituali. No! Ho avuto rapporti orali non protetti (a scanso di equivoci per i giornalisti di via Negri, specifico: conversazioni) con uno dei gran sacerdoti al vertice della setta segreta che si scambiava, pensate un po’, opinioni ed impressioni non autorizzate sulla Riforma della Giustizia. Per di più, secondo quel diavolo d’un Sallusti, in orario di lavoro! E’ veramente inaccettabile che un magistrato parli di argomenti che riguardano il suo lavoro, in orario di lavoro! Dovrebbero tutti giocare a freccette come fanno i parlamentari – in orario di lavoro – cribbio! E che difendano quel demonio della Costituzione, poi, dichiarandosi fedelissimi del “nostro amato Stato“, pronti a colloquiare con i cittadini e con le forze politiche di tutti gli schieramenti per “difendere la giurisdizione“, per “scuotere le coscienze“, consapevoli del fatto che “il Parlamento è un orpello e la magistratura un fastidio“. Che intollerabile insolenza! E con quale forza primordiale, cieca e brutale sanno scatenare l’attacco del male nei confronti del bene (privato): “Alla mia innata pigrizia si sono aggiunti alcuni problemi fisici di deambulazione“.
Insomma, dentro le email private che Il Giornale ieri ha giustamente pubblicato – perché qualcuno dovrà pure erigersi a baluardo della verità e della giustizia in questo mondo di squallidi adepti della Costituzione, adoratori di antichi dei capricciosi e testardi chiamati Padri Costituenti -, smascherando la reale natura delle trame eversive che una cellula terroristica portava avanti nell’ombra, ammettendo ai propri incontri – pensate un po’ – perfino giornalisti qualunque (tra cui i peracottari del Giornale), c’era davvero di tutto. Intollerabili richiami al risveglio delle coscienze, lacrime e piagnistei per un uno Stato che di diritto non ha più niente, squallidi tentativi di corruzione spirituale di ingenui cittadini, sottratti alla loro Maria De Filippi quotidiana e circuiti con termini pericolosi e blasfemi come democrazia, separazione tra i poteri, salvaguardia del nostro amato Stato. Un attacco devastante al cuore delle istituzioni che solo la genialità e l’intrepido coraggio di un uomo come Alessandro Sallusti hanno potuto sventare.
Per parte mia, vi presento le prove del mio coinvolgimento in questo disegno eversivo e criminale. Eccomi nel video in cima all’articolo mentre converso cordialmente, in evidenti rapporti di confidenza, con Marco Imperato, Pubblico Ministero, uno degli esponenti di punta – sue alcune delle email pubblicate ieri sul Giornale – della setta segreta sgominata dall’invincibile Sallusti, degno erede di quel Montanelli che a furia di rivoltarsi nella tomba ormai avrà preso fuoco.