Gheddafi minaccia l’Europa. Il raìs potrebbe far venir meno il suo sostegno nella lotta contro il terrorismo e l’immigrazione clandestina. Se ”l’Europa non appoggia e ignora il ruolo attivo della Libia nella lotta contro l’immigrazione e come garante della stabilità in Nord Africa e in tutta l’Africa, la Libia sarà obbligata a ritirare i suoi sforzi nella lotto contro il terrorismo e di cambiare completamente la sua politica verso al Qaida”, ha affermato il colonnello in un messaggio diffuso dall’agenzia ufficiale Jana. Tripoli cesserà anche “di lottare contro l’immigrazione clandestina affinché milioni di neri affluiscano verso l’Europa”, prosegue il messaggio rivolto ai dirigenti dei paesi Ue impegnati oggi a Bruxelles in una riunione straordinaria sulla Libia.

Ma il Consiglio europeo non si è lasciato intimidire dalle minacce di Gheddafi. Nella bozza di conclusioni del vertice si legge: “Il colonnello Gheddafi deve abbandonare il potere immediatamente”. E ancora: ”Condanniamo con fermezza la violenta repressione del regime nei confronti dei propri cittadini e la violazione potente e sistematica dei diritti umani. L’uso della forza, specialmente con mezzi militari, contro civili è inaccettabile e deve cessare immediatamente”. “Accogliamo con favore – si legge nel documento – la risoluzione 1970 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il rinvio della situazione in Libia alla corte penale internazionale”.  E a proposito del Comitato nazionale di transizione (Cnt) riconosciuto dalla Francia, “non sappiamo ancora – spiegano fonti del Consiglio europeo – se sia l’unica opposizione presente nel Paese”. La Ue aspetta quindi di vedere anche come si esprimerà la Lega araba (che si riunirà domani al Cairo): “E’ importante – spiegano le fonti – capire quello che i Paesi della Lega araba pensano sulle opposizioni in Libia”.

Già in mattinata erano arrivate dal vertice europeo le  dure parole del premier britannico David Cameron: ”E’ importante che i paesi europei facciano prova di volontà politica, di ambizione e di unità per dire chiaramente che Gheddafi se ne deve andare, che il suo regime è illegittimo e che quello che sta facendo al suo popolo è totalmente inaccettabile”. Insieme a Cameron, il presidente francese Nicolas Sarkozy si è detto “pronto” ad “azioni mirate”.

”Dal momento in cui qualcuno ha avanzato la proposta di sottoporre Gheddafi al tribunale internazionale, credo in Gheddafi si sia radicata l’idea di restare al potere”, ha detto il premier Silvio Berlusconi a Bruxelles. ”Per l’Europa Gheddafi non può essere più ritenuto un interlocutore credibile- ha affermato ancora Berlusconi -. ”Abbiamo invitato Gheddafi a recedere dalla sua posizione e dalle azioni che sta compiendo nei confronti dei suoi cittadini”, ha concluso il premier italiano dopo il summit Ue sulla crisi libica. Berlusconi ha invitato gli altri leader Ue a “seguire l’esempio dell’Italia” in fatto di aiuti umanitari verso “quelle 100mila persone che sono fuggite dalla guerra civile in Libia”: “Spero che il nostro esempio venga seguito e che il mio appello venga accolto, come mi è sembrato di capire, dagli altri capi di Stato e di governo”. “Noi italiani – ha ricordato Berlusconi – per primi li abbiamo aiutati, trasportando ad esempio in patria molti egiziani. Ho invitato tutti gli altri capi di Stato e di governo a fare altrettanto perché va bene che sia l’Europa e le altre agenzie internazionali a fare la regia di questi aiuti, ma queste agenzie non hanno le tende, non hanno i medicinali, non hanno i medici, che sono invece necessari”.

Intanto oggi è entrato in vigore nell’Unione europea il congelamento degli asset controllati dai fondi sovrani Lia e Lafico, nonché dalla Banca centrale libica. Alla luce di questo UniCredit ha dichiarato che l’esercizio dei diritti relativi alle azioni in mano a tali fondi sarà congelato.

Sul fronte militare si continua a combattere nel porto petrolifero di Ras Lanuf, nell’est del Paese. Un combattente ribelle sul posto, contattato al telefono, afferma che in città sono arrivati “almeno 150 uomini e tre carri armati” delle forze militari governative. Già ieri i militari del regime di Gheddafi avevano bombardato le postazioni ribelli a Ras Lanuf e nell’altro porto petrolifero di Brega.

Il governo questa mattina ha mandato alla pololazione un sms annunciando la prossima riconquista di Bengasi e Aidabiya: “Siate felici perchè il giorno della liberazione è vicino”. Intanto, la televisione di stato libica ha chiesto alla popolazione nell’est del paese di non partecipare al rito della preghiera del venerdì per via di rischi alla sicurezza rappresentati da “mercenari e bande di criminali”.

Intanto la città di Tripoli è blindata e deserta nel giorno della preghiera del venerdì: nei centri nevralgici della capitale libica sono scomparsi anche i miliziani del regime e la città è presidiata dalle forze di sicurezza in borghese e dagli agenti di polizia. L’area attorno alla principale moschea è off-limits per i giornalisti. “La Libia produceva due milioni di barili al giorno, ora ne produce solo 600mila. Chi ci sta guadagnando? I paesi del Golfo, non certo il paese”. Queste le parole di Saif al-Islam, figlio di Gheddafi nel corso di un comizio tenuto oggi durante una manifestazione nella capitale. “La città di Bengasi e la zona limitrofa è in mano ai ribelli e registra perdite economiche considerevoli – ha affermato -. Tutti gli uomini d’affari se ne vanno e chi ci rimette? Non certo gli uomini armati, ma noi”.

Anche oggi le connessioni internet vanno a rilento e i social network, Facebook e Twitter risultano inaccessibili a chiunque. Unica eccezione gli iPhone che garantiscono connettività ma impediscono di interagire con l’estero.

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