Il racconto di un italiano a Tokyo: "Ero al tredicesimo piano di un grattacielo. E' stato un incubo. Continuano le scosse di assestamento"
Quattordici chilometri a piedi, da Kawasaki a Yokohama e tanto spavento, ma per fortuna senza altre complicazioni. Matteo Salardi, informatico pisano da tempo trasferitosi a Tokyo, ha affidato il suo racconto post-terremoto a Pisainformaflash.it, il quotidiano on line del Comune toscano.
“Sono a casa, un po’ scombussolato ma sto bene”, ha scritto in una mail inviata in redazione. “I treni – ha raccontato Salardi – sono bloccati e quindi il traffico è impazzito, mi sono fatto Kawasaki-Yokohama a piedi insieme a un collega”.
Poi il professionista pisano ha ricordato che la situazione nella capitale “è sotto controllo” e che “i giapponesi sono stati stoici e disciplinatissimi, addirittura alcuni miei colleghi si sono rimessi a lavorare, non dico altro”. “Ci sono ancora scosse di assestamento – ha proseguito nel racconto – ma oggi per un’ora-due sono state frequentissime, mi sembrava di essere ubriaco: ora sono meno frequenti”.
“Ho temuto che venisse giù tutto, ero al tredicesimo piano e il palazzo oscillava tantissimo, mi sono precipitato per le scale di emergenza e venivo sbalzato contro le pareti, alcuni calcinacci sono caduti. Anche per i miei colleghi – racconta – è stato un sisma fortissimo, paragonabile a quello del Kansai del ’94. I miei amici stanno bene, la mia fidanzata Ryoko è però bloccata in ufficio a Tokyo con i colleghi e torna domani. Domattina andrò da sua mamma ad accertarmi che stia bene, è sola perché anche il padre di Ryoko è bloccato a Tokyo”. “I giapponesi – conclude – stanno gestendo benissimo l’emergenza: tutti calmi, veniamo informati continuamente su quello che succede”.