Altro che Giappone e centrali atomiche. Il suo incubo nucleare si chiama giustizia, sempre. E Berlusconi per piegarla e vendere la sua riforma questa mattina ha strappato la giacchetta anche a Alexis de Tocqueville, padre del liberalismo e della separazione tra i poteri dello Stato: “Era lui che diceva ‘tra tutte le dittature la peggiore è quella dei giudici’. Ecco, con questa riforma noi cercheremo di evitare che questo ci accada e voi dovete darci una mano per spiegarlo a tutti gli italiani”.
Nell’ennesimo videomessaggio ai Promotori della Libertà – con i fantasmi del processo Ruby sempre più addosso – il premier ha ribadito la sua versione: “L’equilibrio tra accusa e difesa non c’è più e non c’era più da tempo, la bilancia della giustizia pendeva e pende senza eccezioni dalla parte dell’accusa a svantaggio dei cittadini, e non è davvero un caso se la fiducia nella giustizia sia ormai a zero”.
E ancora: “Se nessuna impresa straniera viene più a investire in Italia il primo motivo è proprio l’assenza di un processo affidabile e di durata ragionevole, una realtà incontestabile, visto che abbiamo 9 milioni di processi arretrati tra civile e penale e la giustizia italiana è al 156.mo posto su 180 Paesi nella graduatoria stilata dalla Banca Mondiale proprio per l’eccessiva durata dei processi, che in media durano il triplo della media dei Paesi Occidentali”.
Ovviamente non un accenno al fatto che per migliorarla la giustizia per i cittadini – davvero – servirebbero anche dei fondi. Berlusconi pigia sempre gli stessi tasti: separazione delle carriere, due Csm in modo da porre “fine allo strapotere delle correnti politicizzate della magistratura, che hanno trasformato il Consiglio Superiore della Magistratura in una specie di Terza Camera politica sempre pronta a criticare il governo e il Parlamento e ad intervenire addirittura con commenti sulle leggi in discussione alle Camere”.
Botta anche a Fini: colpa sua e dei suoi – “giustizialisti e statalisti” – se la riforma non è stata fatta già dal ’94. “Altro che riforma – attacca Di Pietro – quella che Berlusconi sta mettendo “è la più grande truffa mediatica. Prevede addirittura che sia il parlamento a decidere su quali reati procedere invece di mettere in condizioni il magistrato di procedere per tutti i reati”.