Claudio Scajola si è fatto portavoce degli ex An ed è andato ad Arcore. Al premier ha proposto due alternative: o lo nomina coordinatore del Pdl al posto di Sandro Bondi oppure è pronto, insieme ad altri 62 deputati, a dare vita a un nuovo gruppo parlamentare autonomo. Per quanto Palazzo Chigi abbia smentito tutto categoricamente, il colloquio tra Silvio Berlusconi e l’ex ministro cui pagano le case a sua insaputa, è stato confermato da molti. Per ultimo, in serata, proprio da Scajola con un intervento pubblicato sul sito della ‘fondazione Cristoforo Colombo’ l’ex ministro dello sviluppo economico ha espresso tutti i suoi dubbi e forti critiche nei confronti del Pdl.
”La componente che viene da Alleanza Nazionale è rimasta una realtà quasi distinta rispetto a Forza Italia. Sempre leale a Berlusconi, ha saputo mantenere intatta e forte la sua originaria identità. Diverso è stato per noi: il glorioso passato di un partito forte come Forza Italia, che ha fatto la storia degli ultimi 15 anni della politica italiana, sembra andare perdendosi”, ha scritto. “Il risultato è che non si è nemmeno mai giunti alla costruttiva fusione delle due componenti, in nome di un’identità comune, come era nelle speranze di tutti. Sono riflessioni che abbiamo posto pubblicamente fin dal seminario di Gubbio organizzato da Sandro Bondi nell’estate del 2009. In molti ci hanno dato ragione, ma non è successo nulla”.
Il Pdl “doveva essere il partito della gente, della nostra gente, troppo spesso non lo è. Se abbiamo pensato ai gruppi parlamentari Azzurri per la Libertà è stato solo per manifestare un sentimento a nostro avviso troppo spesso inascoltato. Giungeremo a questo solo se, con la condivisione di Berlusconi, non ci sarà altro modo per riuscirci”. E sull’incontro avuto ieri con il premier “una cosa va chiarita: il presidente Berlusconi e io abbiamo avuto sabato pomeriggio, ad Arcore, un incontro – come sempre – franco, costruttivo e amichevole. Chi ha diffuso una ricostruzione che non corrisponde alla realtà, e che lo stesso Berlusconi ha immediatamente smentito, non vuole il bene di Berlusconi, nè del Pdl e del Governo, e neppure il nostro (ma questo non è un problema: chi prende una posizione politica si fa anche qualche nemico)”.
La nascita dei gruppi autonomi è stata sconsigliata dal capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. “I gruppi aunomi alla Camera complicano la geografia politica”, ha detto cercando di stemperare i toni. “La mia sensazione è che il colloquio” fra Scajola e Berlusconi “sia stato molto più disteso e tranquillo di quanto non sia stato riportato”. Poi, ha aggiunto, “credo che Claudio Scajola debba essere utilizzato nel partito, nel gruppo dirigente, questa è una cosa che sostengo da tempo”. Ma certo sull’eventuale ruolo che dovrebbe ricoprire, Cicchitto si è tirato indietro: “Non ho idea, non è compito mio”.
Dopo Gianfranco Fini, “espulso” dal Pdl perché invocava una “dialettica interna al partito”, Berlusconi si trova davanti una nuova richiesta di dialogo. Scajola è infatti portavoce dei tanti malumori che circolano nelle fila del Pdl ormai da mesi. La fedeltà dimostrata da tutti nella maggioranza ora deve essere comunque ripagata dal premier. Il Cavaliere deve accogliere le richieste e non può di certo permettersi una spaccatura, considerando che l’emorragia provocata da Fli è ancora fresca. I rischi di una fronda sarebbero pericolosi per la tenuta del Governo e dello stesso partito berlusconiano. E a sentirsi “traditi” sono proprio i fedelissimi della prima ora, gli uomini di Forza Italia. Loro invocano un ritorno reale al progetto del 1994 e Scajola è stato indicato come uomo ideale per arrivare all’obiettivo. Ha un ottimo rapporto con Berlusconi, conosce alla perfezione la storia e i meccanismi (equilibri comrpesi) del Pdl ed è considerato un buon emissario anche dagli ex An.
In un primo momento si era ipotizzato un ritorno di Scajola al ministero di via Veneto con lo spacchettamento delle deleghe. In questi giorni, però, si è tornati a ragionare su un incarico in Via dell’Umiltà. Secondo quanto riferiscono le stesse fonti nel mirino di Scajola ci sarebbe un ruolo da coordinatore, “Non certamente coordinatore unico ma al fianco di La Russa e Verdini, visto che Bondi è stato messo in qualche modo in disparte nella gestione del partito”. Scajola ha in dote un pacchetto di voti consistente e per questo ambirebbe ad un incarico. Il premier, però, non avrebbe gradito l’uscita di Scajola che avrebbe fatto firmare un documento a circa 23 deputati e più di una decina di senatori: il premier, in ogni caso, potrebbe affidare a Scajola un ruolo organizzativo legato anche all’imminente campagna elettorale sulle amministrative.