“Proporrò il ritiro della norma transitoria sul processo breve”. Lo ha assicurato il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel corso di “in mezz’ora”, spiegando tuttavia di non aver “mai considerato la ragionevole durata del processo come una norma ad personam verso Berlusconi”.  Apertura anche sulle intercettazioni: “Siamo pronti a entrare nel merito e a confrontarci senza pregiudizi per arrivare a un testo il più possibile condiviso”.

“Noi – ha premesso il guardasigilli – non abbiamo mai considerato il problema della ragionevole durata del processo come una norma ad personam nei confronti di Berlusconi ma ci sono state due grandi questioni che hanno consentito che cosi’ fosse interpretata: la norma transitoria che prevedeva si applicasse ai processi in corso e un impianto di natura generale con una norma prescrittiva sui termini. Da domani (quando tornerà in commissione il ddl, ndr) sono prontissimo a un profondo ripensamento: mettiamoci tutti alla prova, sfidiamoci reciprocamente e vediamo se sul tema della ragionevole durata del processo c’e’ buona fede o meno”.

La disponibilità a ritirare la norma transitoria sul processo breve, annunciata dal Guardasigilli,  è “un segnale positivo” perché realizza “una delle precondizioni per il dialogo”, secondo il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, accoglie positivamente le parole del ministro della Giustizia. “Noi ribadiamo l’interesse a dialogare sulla riforma della giustizia, purché non ci siano norme ad personam e norme punitive nei confronti dei magistrati. La norma transitoria sul processo breve era chiaramente una norma ad personam e quindi l’annuncio del ritiro è un segnale positivo. Ovviamente -continua Bocchino- l’impianto della legge va discusso rispetto al vero problema, che è quello delle risorse per far funzionare l’amministrazione giudiziaria in modo da concludere in un tempo ragionevole i processi. Da parte nostra c’è la piena disponibilità a un confronto”, ma serve anche “un investimento economico. Si può discutere”.

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