L’effetto degli incidenti nelle centrali nucleari giapponesi sulla cui reale portata si sa ancora relativamente poco, e che secondo le stime di alcuni analisti potrebbe costare alle assicurazioni 34 miliardi di dollari, si è fatto immediatamente sentire nei 14 Paesi del vecchio continente che da anni convivono con l’atomo, riaccendendo ad alto livello il dibattito sulla sicurezza e sull’opportunità di costruire nuove centrali.
La misura di quanto serie siano le preoccupazioni l’ha data il commissario europeo all’Energia Guenther Oettinger, che per martedì ha convocato una riunione dei principali esperti sulla sicurezza nucleare in Europa. In una intervista ad una radio tedesca Oettinger ha detto che la sicurezza delle centrali nucleari più vecchie va verificata con rigore e si è rifiutato di escludere chiusure di impianti, se necessario.
“Se prendiamo la cosa sul serio e diciamo che l’incidente ha cambiato il mondo – ha dichiarato – e che il modo in cui noi, come società industriale, abbiamo guardato alla sicurezza e alla gestibilità è ora in discussione, allora non possiamo escludere nulla”.
Dichiarazioni che arrivano mentre Angela Merkel, sua compagna di partito, si trova a fronteggiare la violenta reazione degli ambientalisti tedeschi alla decisione del governo di Berlino di prolungare la durata di impiego delle attuali centrali nucleari. Una scelta che però ora sembra poter essere ribaltata.
Dopo il vertice straordinario convocato già sabato dalla cancelliera per discutere della crisi giapponese, la Germania ha deciso di tornare sui suoi passi e congelerà per tre mesi la decisione sul prolungamento della vita dei suoi 17 impianti nucleari. Sabato nel sud del paese circa 50mila persone avevano manifestato per dire no al nucleare.
In Francia, secondo paese per numero di impianti al mondo dopo gli Stati Uniti e terra d’origine del colosso nucleare Areva, il tema è stato al centro di un vertice interministeriale tenutosi domenica tra il premier François Fillon e i ministri della Difesa, dell’Ecologia, dell’Interno, dell’Economia, della Salute e dell’Industria. L’incontro si è concluso con un comunicato dai toni rassicuranti, secondo cui la Francia «trarrà insegnamenti utili dagli eventi giapponesi». Il Ministro dell’industria Eric Besson, in seguito, ha però parlato di uno «scenario preoccupante». Mentre la sinistra ecologista francese ha chiesto immediatamente un referendum nucleare.
Anche in Svizzera gli effetti degli incidenti giapponesi si sono fatti sentire immediatamente. La consigliera federale Doris Leuthard ha deciso di sospendere le procedure in corso relative alle domande di autorizzazione per due nuove centrali nucleari, spiegando che «la sicurezza ha la massima priorità», mentre l’Ispettorato federale della sicurezza nucleare è stato incaricato di procedere a una verifica anticipata della sicurezza degli impianti, già partita in quello di Muhleberg.
E in Italia? Pur non avendo centrali, la discussione sulla sicurezza del nucleare che il governo vuole reintrodurre si è infiammata. Senza però una partecipazione diretta dell’esecutivo, che non ha sentito l’esigenza di riunirsi in nessun modo per fare un punto sulla situazione. La voce più autorevole, senza contare quella di Fabrizio Cicchitto, è stata quella del ministro degli esteri Frattini.
Il dibattito, ha detto il titolare della Farnesina «si è riaperto nel modo, come sempre sbagliato, che nasce dal momento emozionale dell’incidente, senza riflettere su cose assolutamente evidenti. L’Italia non è un Paese paragonabile al Giappone per intensità sismica. Non credo che il disastro in Giappone giustifichi una rimessa in discussione del piano italiano verso l’energia nucleare».
L’iter dell’atomo italiano in Parlamento quindi prosegue. Il Senato dovrebbe esaminare questa settimana, fra martedì e mercoledì l’atto del governo che concerne la disciplina della localizzazione degli impianti nucleari. Molte regioni hanno già promesso battaglia.