Le esplosioni nella centrale del Giappone (coinvolta da una terza esplosione) sarebbero seconde solo al disastro di Chernobyl. Questo è quanto sostiene l’Authority francese per la Sicurezza nucleare (Asn): “E’ un disastro più grave di quello di Three Mile Island (Usa, 1979), ma non di livello di Chernobyl, spiega Andre-Claude Lacoste. Il livello 4, quello già accertato a Fukushima, è già molto grave e raramente sono stati nel mondo gli incidenti di questa natura. Ma ci si può aspettare che l’allarme salirà ad un livello 5 o addirittura 6. Ma ecco quali sono stati i disastri – e le conseguenze – mai registrati dopo un guasto o un’esplosione in una centrale nucleare.
26 aprile 1986 – Centrale di Cernobyl (Ucraina). L’incidente nucleare in assoluto più grave di cui si abbia notizia. Il surriscaldamento del nucleo del reattore provoca la sua fusione e l’esplosione del vapore radioattivo, che si disperde nell’aria sotto forma di una nube pari a un miliardo di miliardi di Bequerel (l’unità di misura del Sistema internazionale dell’attività di un radionuclide, spesso definita in modo non corretto radioattività). Centinaia di migliaia di persone, soprattutto nella vicina Bielorussia, sono costrette a lasciare i territori contaminati. L’intera Europa viene esposta alla nube radioattiva e per milioni di cittadini europei aumenta il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono ancora oggi dati definitivi sui decessi ricollegabili alla tragedia.
28 marzo 1979 – Three Mile Island (Harrisburgh, Usa). Il surriscaldamento di un reattore, a seguito della rottura di una pompa nell’impianto di raffreddamento, provoca la parziale fusione del nucleo rilasciando nell’atmosfera gas radioattivi pari a 15mila terabequerel (TBq). Vengono evacuate 3.500 persone.
29 settembre 1957 – Kyshtym (Unione Sovietica). In una fabbrica di armi nucleari negli Urali, una cisterna contenente scorie radioattive prende fuoco ed esplode, contaminando migliaia di chilometri quadrati di terreno con una nube di 20 milioni di curie. Il rilascio esterno di radioattività avviene a seguito di un malfunzionamento del sistema di refrigerazione di una vasca di immagazzinamento di prodotti di fissione ad alta attività. Vengono esposte alle radiazioni circa 270mila persone. Si stimano per le conseguenze dell’incidente oltre 100 morti.
30 settembre 1999 – Tokaimura (Giappone). Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attiva una reazione a catena incontrollata. Viene accertato che si tratta di un errore umano: due operai hanno trattato materiali radioattivi in contenitori non idonei. Tre persone muoiono all’istante, mentre altre 439, di cui 119 in modo grave, vengono esposte alle radiazioni. Vengono ricoverati in 600 ed evacuati 320mila abitanti della zona.
7 ottobre 1957 – Sellafield (Gran Bretagna). Nel complesso nucleare di Windscale in Gran Bretagna, dove si produce plutonio per scopi militari, un incendio nel nocciolo di un reattore a gas-grafite (GCR) genera una nube radioattiva imponente. I principali materiali rilasciati sono gli isotopi radioattivi di xenon, iodio, cesio e polonio. La nube attraversa l’Europa intera. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all’incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato.