Il leader dei Responsabili doveva giurare già ieri. Aveva organizzato un banchetto all'hotel Nazionale. Ma per lui - assolto dal concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione - tornano fantasmi dal passato. Il Quirinale: "Non andiamo incontro a un altro caso Brancher?"
Ma qual è il punto vero che ha portato Napolitano a porre un veto sul leader dei Responsabili? Non si tratta del curriculum politico, ma del passato. Il nome di Romano lo fa il pentito Francesco Campanella, pentito di mafia, ex braccio destro di Nino Mandalà e, giovanissimo segretario dei giovani dell’Udeur. Campanella racconta di un pranzo di lavoro alla vigilia delle elezioni del 2001. Uno dei commensali si alza e dice: “Saverio (Romano ndr), tui sei candidato nel collegio di Bagheria dove c’è anche Villabate, ma lo sai che Francesco (Campanella ndr) non ti vota perché voterà per il centrosinistra?”. E Romano: “Francesco mi vota perché siamo della stessa famiglia”. Lo disse in siciliano e non si riferiva a vincoli di parentela. E poi: “Scinni a Villabate e t’informi”.
L’assoluzione dovrebbe aver cancellato tutto, in realtà le parole e le circostanze pesano come macigni. E Napolitano sul punto è stato irremovibile. Così il rimpasto è saltato. E anche Giancarlo Galan, pronto al salto in quella palude che è il ministero della Cultura, è rimasto a casa con l’abito scuro nell’armadio.
Così il rimpasto atteso è stato ulteriormente rinviato. In un primo momento il Cavaliere sembrava intenzionato a fare ritocchi della squadra di palazzo Chigi in due tranche, ma poi ci avrebbe ripensato per il pressing dei responsabili ed esigenze di equilibri interni alla sua maggioranza. Il premier, infatti, sarebbe orientato a fare in una sola tornata ministri e sottosegretari per evitare fibrillazioni interne proprio nel pieno del Ruby gate e alla vigilia delle prima udienza del caso Mills. In particolare, al Quirinale, riferiscono fonti della maggioranza, avrebbero ricordato che la legge Bassanini fissa il ‘tettò massimo degli esponenti della squadra di governo e per superare questo limite servono modifiche all’attuale normativa.
Il premier del resto non è salito al Quirinale solo con i nomi dei nuovi ministri ma anche sottoponendo a Napolitano l’esigenza di mettere mano, aumentandolo, al numero dei sottosegretari e chiedendo anche tre vice ministri. Un intervento, questo, che però necessita della modifica della legge Bassanini che pone un tetto al numero dei componenti del Governo. Al termine dell’incontro con Napolitano, il premier è rientrato a Palazzo Grazioli dove è stato raggiunto dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
La possibile nomina a ministro di Romano, ha spinto Fabio Granata a invitare il premier a un passo indietro. “Non è un bel segnale”, ha detto l’esponente di Fli. “Crediamo alla presunzione d’innocenza ma chi è stato investito da indagini per questioni così gravi non può rappresentare il governo”. Dunque, ha insistito, “si sta partendo con il piede sbagliato. Berlusconi ha un prezzo da pagare per l’allargamento surrettizio della maggioranza e lo sta pagando”.