La Pedemontana si farà. L’annuncio è arrivato oggi. A sottoscriverlo il governatore Roberto Formigoni. Tutto bene, dunque. Se non fosse per un particolare: il Bosco delle Querce, un polmone verde tra i comuni di Seveso e Meda, in Brianza. Qui, sotto i fusti degli alberi, sono stoccati parte dei veleni fuoriusciti dall’Icmesa di Meda nel 1976, durante l’incidente industriale più imponente che la storia d’Italia ricordi. L’intoppo alla mega autostrada Varese-Malpensa-Vimercate-Osio sta proprio qui. Il Bosco, infatti, in alcune parti incrocia il nuovo progetto. Cosa che non dovrebbe accadere.
Il diktat arriva direttamente dal Cipe: nessuna struttura della Pedemontana potrà gravarvi sopra. Più precisamente tra le varie prescrizioni da adottare vi è la “numero 2” relativa alla modifica del progetto definitivo per mantenerlo tutto al di fuori del Bosco delle Querce. “Eliminando – recita la prescrizione – la realizzazione all’interno del perimetro del Parco di una rotatoria, di strade di accesso alla Pedemontana e di alcuni tratti di viabilità locale” così come risulta da un primo progetto redatto.
Nella partita s’è inserito di recente un noto studio legale di Milano (il Ribolzi) che, chiamato da alcune associazioni ambientaliste del territorio – tra cui Legambiente – , in una memoria ha sottolineato che l’attuale progetto continua, in pratica, ad essere illegittimo. Secondo gli avvocati Giovanni Coco e Luciano Salomoni “dall’esame del progetto definitivo, la prescrizione del Cipe sembrerebbe solo in parte ottemperata: alcuni tratti viari rimarrebbero, a quanto risulta, interni al Bosco delle Querce”.
Il progetto, quindi, così com’è e come è stato oggi finanziato non va bene. Secondo i legali per rientrare nei parametri si dovrà adottare “una sensibile variazione, di cui tener conto sin d’ora e non nella progettazione ‘in dettaglio”, per intenderci durante l’esecuzione del lavori. “Infatti – proseguono Coco e Salomoni – traslando, come chiede il CIPE, alcuni tratti di viabilità, nuove aree dovrebbero essere interessate dai lavori”; che vuol dire nuovi espropri e altro iter burocratico, trovandoci di fronte ad un progetto totalmente rivoluzionato. Soprattutto nei costi, che lieviterebbero, per cui il piano economico approvato oggi perde anche lui di valore.
La memoria legale portata dallo studio Ribolzi entra quindi a gamba tesa in un momento procedurale molto delicato. Ad aprile dovrebbero essere assegnati i primi appalti, ma se il progetto non va bene come procedere? “Noi agiremo in ogni sede per bloccare questo scempio – dice Damiano Di Simile presidente di Legambiente Lombardia – e se sarà il caso pure attraverso un ricorso al Tar come i legali ci hanno consigliato”. Certo è che l’integrità del “Bosco delle Querce” va difesa a tutto i costi: “E’ un luogo-simbolo per un’intera comunità” dicono gli ambientalisti. Un fatto vecchio di trentacinque anni fa, che oggi si mette di traverso ai piani del Pirellone.
Per ora resta l’annuncio del governatore lombardo. Arrivato quasi a sorpresa, dopo i dubbi manifestati dal viceministro alle infrastrutture Roberto Castelli. Il via libera è arrivato dopo che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha firmato l’atto aggiuntivo che adotta il piano Economico Finanziario del progetto definitivo.