Mozione bipartisan in Comune a Reggio Emilia per sostituire le tubature. Un progetto che farà da apripista a tutta la regione. La magistratura chiede ad Arpa di dare un'indagine conoscitiva
Il caso. “Iren Spa sostituisca con un piano pluriennale che inizi nel 2012 tutte le tubature dell’acqua domestica realizzate in cemento amianto e nel frattempo si avviino indagini per accertare la presenza di fibre ultra corte e ultra fini”. La richiesta, è arrivata all’unanimità dai consiglieri comunali di Reggio. La mozione votata dai rappresentanti di maggioranza di Pd, Idv, Sel e quelli di opposizione Pdl,Lega,Reggio 5 Stelle, Udc ha avuto come primo firmatario il consigliere Ernesto D’Andrea (Pd), nella vita di tutti i giorni avvocato che sta seguendo il “processo Eternit” a Torino per conto di decine di famigliari vittime dell’amianto. Se l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia Europea per l’Ambiente hanno finora escluso in maniera conclusiva che le malattie mortali e gravi provocate da amianto (in primis mesiotelioma pleurico ed asbestosi) possano essere derivate dall’ingerimento delle particelle killer , durante il processo sono emersi altri studi che lasciano dubbi da parte di quelle autorità sanitarie.
Lo studio. Nella mozione bi-partisan che ha come primo firmatario D’Andrea si fa riferimento ad esempio ad un particolare studio “ Who. Asbestos and other natural mineral fibres. Environmental Health Criteria, anno 1986, pag. 53” dove D’Andrea ed altri consiglieri spiegano nella mozione che “le fibre di amianto sembrano essere presenti fino a milioni/ litro di acqua (A Reggio pero’ al massimo sono state trovate in 1290 parti per litro al massimo ndr) è vero, inoltre, che vi è incertezza sulla cancerogene rispetto all’amianto ingerito con l’acqua, ma è altrettanto veritiero che non esistono studi sufficienti che escludano con certezza l’insorgenza di tumori maligni”. Si continua inoltre affermando che “ è accertato, diversamente, che nel momento in cui si utilizza l’acqua, contenente fibre di amianto, per l’igiene della casa, l’evaporazione dell’acqua libera fibre di amianto con la conseguenza che l’inalazione delle stesse diviene dannosa per la salute; scrivono, eminenti ricercatori scientifici, come riporta un studio della Regione Toscana, effettuato da G. Fornaciai, M. Cherubini e F. Mantelli (dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Padova – Unità Ospedaliera di Medicina del Lavoro, presidio Ospedaliero Cremonese Usl 51, Cremona), che le fibre di amianto direttamente ingerite oppure inalate e, quindi, in parte inghiottite, raggiungerebbero gli organi dell’apparato gastroenterico e, penetrandone la parete, svolgerebbero la loro attività cancerogenica risiedendo in loco per decine di anni, così come avviene nel tessuto polmonare”.
Da qui la richiesta oltre che di sostizione graduale delle tubature alla multiutility ,anche di “al fine di accertare quali tipi di fibre di amianto contiene, la percentuale di fibre/litro presenti e, in particolare, la percentuale contenuta di fibre ultra corte e di fibre ultra fini”. Tutto andrà pubblicato sul sito del Comune di Reggio Emilia.
“A Reggio acqua ottima”. C’è da dire che a Reggio Emilia come hanno ammesso diversi studi le qualità calcaree dell’acqua, bloccano moltissimo la diffusione di queste fibre che infatti sono risultate dagli studi effettuati molto al di sotto della soglia limite studiata ad esempio negli Stati Uniti. Da parte sua il Comune, l’Ausl e l’Arpa hanno assicurato la totale bontà dell’acqua di Reggio controllata più volte al giorno, mentre le acque minerali in bottiglia ad esempio hanno controlli rarissimi essendo sotto un diverso regime legislativo. L’assessore alle politiche pubbliche Ugo Ferrari (Pd) spiega che “l’acqua dei nostri rubinetti è controllata e buona come certifano Ausl e Arpa ed a fronte di una prescrizione di legge di 131 controlli, a Reggio ne vengono effettuati 494 da Iren e 309 dall’Ausl su diverse migliaia di parametri. Ed i controlli già effettuati sulla presenza di fibre d’amianto hanno rilevato la presenza di 1290 fibre per litro: una quantità infinitesima, se rapportata al parametro fissato dall’unità nazionale che ha introdotto controlli di questo tipo ed agli standard degli Stati Uniti che fissano il pericolo nella presenza di milioni di unità per litro”. Ferrari spiega poi che “le acque in bottiglia non escludono la presenza di amianto in quanto controlli di questo tipo non sono mai stati fatti mentre noi a Reggio Emilia li abbiamo svolti nonostante la legge non lo preveda”.
La Procura chiede ad Arpa di indagare. La polemica e la mozione approvata a Reggio Emilia hanno innescato l’interesse della Procura della Repubblica di Reggio. Il procuratore capo Giorgio Grandinetti ha aperto un fasciolo ed ha incaricato Arpa di svolgere controlli di polizia giudiziaria come gli compete per legge. L’iter è un atto dovuto a fronte di quanto emerso e la Procura vuole capire la reale pericolosità della presenza di fibre d’amianto nell’acqua che esce dai rubinetti. La stessa Arpa infatti da anni sugggerisce infatti la sostituzione a titolo precauzionale.
La situazione in Emilia Romagna. A Reggio Emilia la sostituzione delle tubature è già iniziata da alcuni anni anche se il 22% delle reti in provincia ed il 35% nel capoluogo per un totale di 294 chilometri è in quel materiale. Come affermano alcune associazioni ambientaliste ed il Comitato Esposti Amianto la situazione non è dissimile nel resto della Regione.
“A Cesena sono presenti 43 chilometri di condotte in cemento amianto; a Reggio Emilia vi sono 294 chilometri di cemento-amianto; in provincia di Bologna i chilometri sono 1650; in tutta la Romagna sono la bellezza di 2.300: è ora di partire con le bonifiche” spiega Davide Fabbri esponente dei Verdi di Cesena. Nel mirino c’è oltre ad Iren Spa, c’è Hera Spa sul versante emiliano di Modena e Bologna e quello romagnolo accusata di “non voler investire sulla manutenzione delle reti”.
“La Regione intervenga in tutte le province”. La questione è arrivata anche sui banchi della Regione Emilia Romagna con una risoluzione depositata mercoledì mattina dal capogruppo del Movimento 5 Stelle Andrea De Franceschi che però punta su due obiettivi, cercando di tutelare l’utilizzo dell’acqua del rubinetto rispetto all’uso delle acque minerali in bottiglia la cui lobby è fortissima, molto più delle stesse multiutilities. “Rifacendosi al principio di precauzione La Regione studi e programmi insieme a tutte le Province nella riforma dei piani territoriali d’ambito, la progressiva sostituzione di tutti i tubi in cemento amianto” chiede De Franceschi ispirandosi alla mozione votata a Reggio da tutto il consiglio comunale.
Il business delle acque in bottiglia. “Al tempo stesso si avvii un processo per migliorare sempre di più e promuovere l’utilizzo dell’acqua del rubinetto a scopi alimentari, prevedere gli stessi controlli presenti per l’acqua delle reti anche per le acque minerali in bottiglia e fare due tipi di studi” continua il consigliere del Movimento 5 Stelle. “ Il primo sui danni sanitari e le ricadute ambientali della produzione e commercio di acqua minerali in bottiglia che contempli fattori come la produzione imballaggi, trasporti su gomma degli imballaggi verso le fonti e poi una volta imbottigliata l’acqua verso centri distribuzione, supermercati ed infine lo smaltimento delle bottiglie in discariche o inceneritori se non vengono differenziati o peggio la dispersione in ambiente”. L’altro studio richiesto è quello “sulla presenza delle microfibre d’amianto nell’acqua”. L’intento è chiaro evitare che le potentissime lobby dell’industria dell’acqua in bottiglia mettano la zampino nella questione. “Bere acqua del rubinetto è una pratica sana che va incentivata e tutto il ciclo delle acque minerali in bottiglia inquina e produce danni alla salute notevoli –spiega Marco Cervino, ricercatore Cnr e membro del Comitato Esposti Amianto di Reggio Emilia – però in base al principio di precauzione dal momento che si tratta di acqua potabile è auspicabile la sostituzione graduale di tutte le reti realizzate in cemento amianto”.
di Matteo Incerti