“Un tempo ci si lamentava di quei sindaci che intitolavano le vie a Lenin e Marx, ma oggi siamo messi anche peggio”. A parlare è G.C., uno dei residenti di via Padania, la strada di Tradate (Varese) contestata questa mattina da un gruppo di manifestanti che hanno celebrato l’anniversario dell’Unità d’Italia appendendo bandiere tricolore al cartello della via. Siamo in una città che è di fatto il cuore leghista, in una provincia che è la culla del partito. “Se siamo contenti di vivere in via Padania? Bisognerebbe chiederlo al sindaco – continua G.C. -. Secondo me si tratta di una pura prepotenza in stile leghista. Quando ho rogitato la strada si chiamava via Isonzo. Il cambio del nome ha comportato qualche problema anche dal punto di vista burocratico, il tutto per assecondare la scelta politica di spostare via Padania (che a Tradate, esisteva già da qualche anno, ndr) dalla zona industriale a qui. Una scelta incomprensibile”. Altri, pur riconoscendo la natura bizzarra del nome, minimizzano: “Certo, è un nome un po’ politico, forse un po’ troppo, ma non penso possa dare fastidio, del resto un nome vale l’altro. Almeno, io non mi sono mai sentito offeso”. La pensa così anche O.L., che dice: “L’importante che nella via funzionino i servizi, poco importa come si chiama. Certo, la Padania in quanto tale non esiste, ma non darei tutta questa importanza alla questione”.

BLITZ A VARESE, TRICOLORE NELLA SEDE LEGHISTA – Se a Tradate il tricolore ora sventola dall’alto del cartello di via Padania, nella vicina Varese con le provocazioni si è andati perfino oltre. Nella notte del centocinquantesimo qualcuno ha issato una bandiera verde bianco rossa sul balcone della sede del Carroccio, nella centralissima piazza del Podestà. Una delle sedi più rappresentative del movimento di Umberto Bossi, che proprio qui ha mosso i suoi primi passi. I dirigenti cittadini del partito, in mattinata hanno provveduto a rimuovere la bandiera italiana, riposizionando quelle con il simbolo del Sole delle Alpi, che erano state tolte dagli ignoti autori dell’attacco notturno. “A questo folklore di una parte della sinistra ci siamo ormai abituati”.

TRICOLORE NEL FANGO – Le celebrazioni per il centocinquantesimo hanno portato scompiglio anche a Malnate, sempre in provincia di Varese, dove i giovani esponenti del partito democratico raccontano una vicenda fatta di bandiere, fango e leghisti. Una vicenda che avrebbe visto protagonista Vito Bozzini, ex consigliere comunale della Lega che questa mattina avrebbe gettato a terra un tricolore in segno di disappunto. “Stamattina – raccontano i giovani Pd locali – siamo andati a regalare le bandiere dell’Italia ai nostri concittadini di via Carducci, dove da poco è stata inaugurata la nuova sede della Lega Nord”. Oltre a tutti i residenti anche la stessa sede del Carroccio ha ricevuto il dono dei giovani del Pd, che hanno appeso due bandiere alla saracinesca. “Poco dopo ci ha raggiunti proprio Vito Bozzini che, visibilmente contrariato ha strappato le strisce tricolori, gettandole subito per terra, nel fango”. E poi aggiungono: “Siamo stanchi dei leghismi. Sentir parlare di tricolore usato come carta igienica e di integrazione “a prosciutto e dialetto” (come quella della nuova coordinatrice tunisina locale) è frustrante!”. La cittadina alle porte di Varese era già finita al centro delle cronache nazionali per un’altra vicenda legata al tricolore. Lo stesso consigliere Bozzini e un assessore dovettero lasciare l’amministrazione dopo essersi iscritti al gruppo facebook “io il tricolore lo uso così”, che raffigurava la bandiera in forma di rotolo di carta igienica.

“VIA PADANIA? SIMBOLO DI IDENTITA'” – Il segretario provinciale della Lega Nord e sindaco di Tradate, Stefano Candiani, non risparmia le critiche alle iniziative “antipadane” e difende la scelta di istituire via Padania: “Via Padania esiste a Tradate da una quindicina di anni. Prima era in zona industriale, dove forse era poco valorizzata. Da un anno e mezzo, in seno ad una riorganizzazione delle vie, abbiamo scelto di spostarla nella zona residenziale. Non vedo nulla di strano o di contestabile in questa scelta”. E poi, in merito alle contestazioni, continua: “Sono certo che l’elettorato del Pd è molto più maturo rispetto ai loro rappresentanti – continua -. Lascia quantomeno perplessi che nella giornata in cui la stessa sinistra rivendica l’Unità, loro ne approfittino per farne l’ennesima bandiera provocatoria e di divisione, facendo dell’Unità d’Italia una festa di partito”. Candiani paragona poi i contestatori ai Borbone e agli austriaci: “Questi si stanno comportando oggi come chi 150 anni fa negava al popolo italiano la libertà di rivendicare la propria identità. Non abbiamo mai fatto la proposta di togliere via Togliatti o piazza Unità d’Italia. Abbiamo sempre rispettato le differenze, anche quando i modelli di riferimento non sono dei fulgidi esempi dell’Italia repubblicana. Noi rispettiamo tutti, chiediamo solo di essere rispettati: abbiamo un’identità e vogliamo che ci venga riconosciuta. Impedendo ad un territorio di esprimersi, quella bandiera unitaria che loro sventolano armati di perbenismo diventa un simbolo di oppressione”.

Al di là delle prese di posizione di sostenitori e detrattori di via Padania, restano i pareri dei residenti che, anche quando non contestano apertamente il nome della via, dimostrano di non apprezzare la scelta dell’amministrazione comunale. È il caso della signora S.C., che alla richiesta di un commenti risponde in maniera lapidaria: “Preferiremmo di gran lunga un nome diverso, come Pianura Padana”.

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