Avventurandosi nella produzione del disco ancora una volta interamente da sola, suonando e registrando – come fosse un flusso di coscienza – tutti gli strumenti nel Big Saloon Home Studio di Macerata, ad eccezione per qualche passaggio di fiati ed archi eseguiti dai suoi musicisti di fiducia tra cui Andy dei Bluvertigo al sax in We’re Gonna Live, il primo singolo estratto dall’album ed Eastern Sun, è un disco di chiara matrice anni Ottanta ove la ritmica e il groove la fanno da padroni.
Intervistata per il Fatto Quotidiano, Beatrice Antolini ancora una volta ha dimostrato di avere le idee chiare. E non potrebbe essere altrimenti per una tipa come lei grintosa e tenace.
È opinione diffusa che un artista che preferisce suonare ogni singolo strumento sia per natura diffidente. Vale lo stesso anche per te?
A dir la verità, semplicemente ho suonato tutti gli strumenti perché mi piace farlo e perché ho spesso le idee molto chiare quando arrangio i miei brani.
Come mai la scelta di intitolarlo BioY?
BioY è un titolo immaginato che poi ho capito solo dopo, vuol dire difesa del proprio movimento, della propria esistenza che è un dono da non sottovalutare, e sopratutto del proprio Io che ogni giorno va curato e sviluppato. L’Io dovrebbe essere meno frammentato, più unito, dovremmo cercare l’unità, non la divisione, ma si sa gli uomini sono sempre uno contro l’altro e anche purtroppo spesso contro se stessi, senza rendersene minimamente conto.
C’è qualche particolare significato nella copertina molto “Dark side of the Moon” di pinkfloydiana memoria?
La copertina è un omaggio al funk e allo space rock, ma è anche descrittiva del disco. Io sono ironicamente sia una motociclista intergalattica che il lato oscuro della luna al quale però sta succedendo qualcosa (l’oro liquido che si vede è in movimento), un cambiamento, un ricordo di sé…
La popolarità cosa ti ha regalato? E cosa ti ha tolto?
Popolarità? Per adesso posso solo dire che ogni essere umano sano di mente cerca amore, e la mia ricerca dell’amore è fare il mio lavoro al meglio e donare qualcosa di me agli altri e al mondo, se questo viene accettato con gioia, la mia esistenza migliora. Questo so…
Se le persone ascoltano le canzoni non per scoprire l’autore ma per ritrovare loro stessi, su cosa pensi rifletteranno dopo aver ascoltato il tuo disco?
Spero riflettano sul valore di stare a questo mondo e sulla bellezza di tutta la natura. Io credo in un’etica umana che spesso non ritrovo nelle persone, non è nulla di religioso o politico, è solo la bellezza e l’armonia che gli uomini avrebbero dentro per non fare del male. E’ la bellezza che l’uomo ha e che non sviluppa. È anche il non aver paura.
Quale credi sia il tuo miglior pregio? E il peggior difetto?
Il mio miglior pregio è quello che mi crea più problemi, l’essere il più possibile vera, unita. Il peggior difetto? Non studiare e leggere abbastanza come vorrei.
Come consideri la situazione musicale italiana e come è l’essere artisti emergenti ai tempi di Internet?
Non ho nulla di negativo da dire sui miei colleghi, io credo che chiunque riesca ad emergere in questo momento storico con la musica, abbia effettivamente molte doti (musicali, personali, organizzative o anche solo di resistenza non comuni), la gente a volte non considera la difficoltà che c’è nel fare le cose in questo periodo in cui gli artisti sono un po’ “soli” in tutto, e molti commentano come se tutto fosse stato facile e “regalato”. Questo lavoro è molto faticoso bisogna lottare molto, difendersi in continuazione e avere il carattere e molte qualità manageriali. Bisogna camminare con le proprie gambe, e fare bei chilomentri, ma per fortuna a me piace molto camminare.
Credits
Registrato da Beatrice Antolini al Big Saloon Home Studio di Macerata
Mixato da Matteo Agosti e Beatrice Antolini @ FM Studio /Monza
Masterizzato da Max Faggioni @ FM Studio/Monza
Urtovox Label contact info@urtovox.it
Distr. AUDIOGLOBE/iTunes