Una seconda occasione mancata. La trasparenza sulle liste degli inquilini delle case Asp di Bologna continua a non trovare riscontro. Rispetto alle parole spese nelle ultime settimane dalla Provincia, questa mattina giunge la conferma che difficilmente si riuscirà a capire – almeno in tempi brevi – se un caso “affittopoli”, dopo quello del Pio Albergo Trivulzio di Milano, si dovesse delineare anche a Bologna.
Dopo la lista degli immobili della Asp Giovanni XXIII diffusa qualche giorno fa, questa mattin agli uffici di via Zamboni hanno consegnato anche quelle degli altri due enti, Irides e Poveri Vergognosi. Ovviamente nessun riferimento ai nomi degli inquilini, ma – anche a fronte di questamancanza – è impresa ardua cercare di trarre una panoramica coerente rispetto al mercato delle locazioni targate aziende pubbliche di servizi alla persona.Innanzitutto per un elemento: solo Poveri Vergognosi fornisce i riferimenti catastali di ciascun immobile comprensivi di foglio, particella e subalterno, oltre che di codice categoria. Manca invece un dato semplice: il numero di metri quadrati.
Al suo posto è indicata invece la consistenza catastale. È un parametro che identifica non la grandezza dell’immobile, ma la sua funzione è più quella di definire dal punto di fiscale un eventuale carico per il proprietario. La consistenza si determina incrociando il numero dei vani (differenziati tra principali, diretti, complementari, accessori e dipendenze), la volumetria e la superficie. Dunque, difficile per un profano capire se un appartamento situato nella centrale via Marsala, indicato come abitazione economica, costi tanto o poco rispetto ai 6.922 euro all’anno (575 euro al mese) in regime di canone concordato. Da una ricerca, un appartamento a consistenza catastale 4, come quello in oggetto,dovrebbe corrispondere grosso modo a poco meno di un’ottantina di metri quadrati. Ma per averne certezza occorrerebbe avere la piantina.
Per Irides, invece, il discorso cambia. Il dato riferito alla superficie è presente così come via e numero civico. Ma mancano i riferimenti catastali che consentirebbero l’esatta individuazione dell’immobile. Equo canone, canone libero, patti in deroga, commerciale e agrario le principali tipologie di contratti applicati. E diversi sono gli enti coinvolti. Se in diversi casi è direttamente Irides ad aver stipulato il contratto, in altri – non infrequenti – la gestione è a cura di Acer (Azienda Casa Emilia Romagna). Forse anche per questo diventa difficile capire se sono fondate alcuneapparenti incoerenze che emergono dalle liste.Per esempio costa tanto o poco un’abitazione in centro (via del Porto 17) in gestione all’Acer a cui viene applicato un canone annuo di 908,16 euro all’anno (75,68 euro al mese) per una superficie di106,88 metri quadrati? Questo contratto, sottoscritto nel 1984 in disciplina di equo canone, scade il31 dicembre di quest’anno e l’inquilino ha ricevuto disdetta. Però, spulciando ancora i dati, perché uno spazio indicato come “posto auto”, sempre in via del Porto (civico 9), costa 3.685,38 euro al mese fino al 31 dicembre 2113, data di scadenza del contratto?
Stesso quesito per un ufficiodi via Buttieri 9 (ancora centro storico) di 628 metri quadrati a 4.623 euro al mese con contratto commerciale. Infine, occorre attendere ancora per la lista dei nominativi affittuari. Se la Provincia ha già dato mandato ai singoli enti di richiedere agli inquilini le liberatorie per la divulgazione dei nomi, nella nota allegata alla busta consegnata questa mattina si legge che è stato «inoltrato al Garante perla protezione dei dati personali […] apposito quesito al fine di ottenere utili chiarimenti per potervalutare se accogliere le relative richieste degli organi di stampa».
Dunque occorre attendere ancorae intanto «il giornalista […] sarà tenuto comunque a valutare l’interesse pubblico nella diffusione delle informazioni trasmesse e a verificare che esse siano pertinenti e non eccedenti».