Precipita la crisi politica nello Yemen. La polizia e alcuni miliziani del regime hanno fatto strage di manifestanti nella capitale Sanaa. Durante una protesta nella centralissima Piazza del cambiamento, hanno aperto il fuoco ad altezza d’uomo uccidendo più di 30 manifestanti, e facendo almeno due cento feriti. Lo hanno riferito fonti mediche, sottolineando che l’ospedale principale è saturo e non può più accogliere le vittime. Testimoni oculari riferiscono che molti elicotteri stanno sorvolando la zona mentre mezzi blindati stanno prendendo posizione nel centro della città, dalla quale si innalzando colonne di fumo.
Nell’universita’ di Sanaa, dal 12 febbraio migliaia di studenti, avvocati e attori della società civile sono in sit in permanente per chiedere la fine del regime di Ali Abdullah Saleh, in carica da oltre 32 anni. Le prime grandi manifestazioni nella capitale Sanna e nella città meridionale di Aden sono iniziate il 16 febbraio mentre le prime vittime nella capitale risalgono al 23 febbraio, e sono due studenti morti per mano di attivisti pro regime. Dal 16 febbraio in tutto il Paese si susseguono quotidianamente marce di protesta anti-Saleh che trovano d’accordo anche il movimento secessionista del sud, e le due più potenti confederazioni tribali yemenite, la Hashed e la Baqil. L’opposizione in un estremo tentativo per evitare un bagno di sangue aveva, in accordo con i vertici religiosi islamici, proposto a Saleh un piano di transizione che prevedeva una sua uscita graduale dal potere entro la fine del 2011, ricevendo un netto rifiuto.