«Di dossier anonimi ne stanno arrivando molti». Più del normale? «No, non più del normale, ma ne stanno arrivando. Tuttavia degli anonimi preferisco non discutere». Sono le parole di Valter Giovannini, procuratore aggiunto a Bologna. Una carriera di rilievo in magistratura – a Bologna dal 1993, otto anni alla direzione distrettuale antimafia e con esperienza nell’antiterrorismo, è stato anche il pubblico ministero nella vicenda della Uno bianca –, oggi da numero due della procura sta seguendo con altri aggiunti alcune delle inchieste più rilevanti in città.
L’ultima a essere iscritta a registro a modulo 46, terminologia da codice per indicare i fascicoli aperti in base a segnalazioni prive di firma, è quella che riguarda il Paladozza, il palazzetto dello sport di piazza Azzarita in gestione alla Fortitudo Pallacanestro. Un fascicolo conoscitivo, senza ipotesi di reato e indagati, che sarebbe – in base a chi ha scritto il documento anonimo – la storia di un buco da 6,4 milioni di euro finiti sulle spalle del Comune. E ne attribuirebbe la responsabilità alla gestione del patron della squadra dal 2007, Gilberto Sacrati, già in odor di fallimento anche per un debito con l’erario di un milione e mezzo di euro circa di cui si discuterà in tribunale tra un mese.
Ma questo fascicolo è solo l’ultimo di una serie. A fine febbraio, poi, Giovannini e il pubblico ministero Giuseppe Di Giorgio avevano deciso di verificare se ci fosse qualcosa di fondato su un altro dossier anonimo. Quello che da inizio gennaio, alla vigilia delle primarie del Pd, attaccava il candidato (poi risultato vincitore e oggi il lizza per la carica di sindaco) Virginio Merola e il suo entourage. In questo caso il focus si era concentrato sull’Acer (Azienda Casa Emilia-Romagna) e in particolare su una sua dipendente, Gigliola Schwarz, moglie di Claudio Mazzanti, l’ex presidente del Navile compreso nell’attacco anti-Merola. Si insinuava soprattutto sulla sua vittoria a un concorso bandito dall’ente e sulla successiva carriera, ma qualche schizzo di veleno era finito anche su due alloggi alla famiglia Mazzanti. Per la questione carriera, la guardia di finanza aveva acquisito le carte ed erano stati sentiti alcuni dei vertici dell’ente.
E sempre in tema Acer, appena dopo c’è stata un’altra lettera anonima che ha fatto drizzare le orecchie agli inquirenti. È quella che racconta dei rapporti fra il consorzio artigiano Cipea, Acer Manutenzioni (partecipata al 51 per cento da Acer, il restante è del Cipea) e un’altra serie di realtà attive sul territorio. Ribattezzato il dossier anonimo “bis” perché giunto pochi giorni dopo il primo e sempre puntato contro il Partito Democratico, in questo caso si riferiva a una commistione di cariche, incarichi, lavori e compensi gestiti sempre dagli stessi referenti.
Tre anonimi, dunque, dall’inizio del 2011 a oggi, che hanno fatto aprire altrettanti fascicoli alla procura. E anche il procuratore generale della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, Ignazio Del Castillo, dopo il primo, aveva deciso di controllare se ci fossero o meno i presunti danni erariali lamentati dal dossier di gennaio. Ripensando alla frase di Giovannini, ai «molti» dossier anonimi che starebbero arrivando, potrebbe non essere finita qui.