A Zintan l’artiglieria leggera non manca. I guerriglieri sono riforniti di armi, ma chiedono l’intervento immediato delle forze internazionali “altrimenti la loro battaglia sarà persa”. Julien (nome di fantasia) è un professionista europeo arrivato per lavoro nella città libica. Ha avuto contatti con gli insorti e conosce i timori della popolazione locale.
Zintan, città a sud di Tripoli vicina al confine con la Tunisia, sta vivendo ore di tensione e attesa, nella speranza che gli attacchi contro Gheddafi non si concentrino soltanto nel nord del paese, ma scendano anche a sud. Infatti è proprio dalla parte meridionale della Libia che stanno arrivando i rinforzi del dittatore, probabilmente mercenari, per affrontare l’opposizione armata. “La popolazione locale”, spiega Julien che raggiungiamo al telefono satellitare, “era fiduciosa dell’esito della rivolta fino alle prime ore di ieri mattina. Poi l’umore è sceso: non hanno ricevuto alcuna notizia di intervento delle forze internazionali e adesso chiedono disperatamente aiuto. Cerchiamo di capire quale sia la situazione soltanto dal passaparola o guardandoci intorno, non abbiamo alcuna fonte di informazione certa su quanto stia accadendo sulle altre città. Ma sappiamo che Tripoli è stata bombardata”. E in questi momenti la situazione sta peggiorando con “attacchi di artiglieria pesante da parte delle forze del regime a soli due chilometri da qui”.
La città è deserta, i negozi sono chiusi. Le donne e i bambini sono gli unici rimasti nelle case , nei bunker sotterranei, o nascosti nella città vecchia mentre gli uomini, dai 20 ai 60 anni, hanno tutti imbracciato le armi contro Gheddafi. Ma senza un intervento massiccio delle forze internazionali i ribelli sanno che la loro resistenza è inutile. Gli insorti, racconta Julien, erano entusiasti della risoluzione Onu e si aspettavano un intervento rapido. Che, finora, non è ancora avvenuto mentre gli uomini del Raìs marciano verso nord. “I ribelli riescono a comunicare tra di loro anche se, per ragioni di sicurezza, non posso spiegare come. Sono organizzati anche a livello locale: per ogni città hanno istituito una commissione e stabilito numerosi posti di blocco in cui controllano ogni singolo veicolo che entra in città. Sono attenti e diffidano di chi entra in abiti civili, perché sanno che possono essere uomini del regime. Sono tutti armati, ma parliamo di armi leggere, che sono nulla rispetto agli arsenali di Gheddafi”.
In Libia, secondo Julien, non ci sono più gruppi organizzati a sostegno del Colonnello, ma ritiene probabile che chi non si è ancora apertamente schierato preferisca aspettare “da che parte penderà l’ago della bilancia alla fine della guerra”.
L’europeo in questi nove giorni ha parlato soltanto con i guerriglieri. Le donne sono invisibili, i bambini non capiscono cosa stia accadendo. “L’opposizione armata vuole dire soltanto una cosa alla comunità internazionale”, conclude. “Che intervengano al più presto, o il loro sacrificio sarà stato inutile”.