La vicenda emerge dagli atti dell'inchiesta Parco sud che fissa i rapporti tra Vincenzo D'Avanzo e uomini della 'ndrangheta. Il politico non è indagato. Questa sera l'attore e consigliere regionale dell'Idv Giulio Cavalli a Cesano Boscone reciterà il suo A cento passi dal Duomo, rinunciando il cachet e raccontando solo i fatti
In politica la ‘ndrangheta è democratica. Destra o sinistra. Tutto va bene. Basta che alla fine il vantaggio per i padrini sia assicurato. Nel libro mastro dei boss padani così ci finiscono nomi del Pdl, della Lega nord e anche del centrosinistra. Ed è questo il caso. Quello di un sindaco del Pd che, pur non indagato, ha intrattenuto rapporti con i colletti bianchi della potente cosca Papalia. Si tratta di Vincenzo D’Avanzo primo cittadino di Cesano Boscone, hinterland sud di Milano. Il suo nome compare diverse volte nell’informativa della Dia che ha fatto da volano all’inchiesta Parco sud del 2010. Il suo interlocutore è Alfredo Iorio, dominus della Kreiamo spa, holding immobiliare che i magistrati della Dda hanno definito il braccio finanziario della ‘ndrangheta.
La vicenda, pur locale, da settimane agita il Pd milanese e imbarazza anche il consigliere regionale dell’Idv Giulio Cavalli che, oltre al politico, fa l’attore. E come tale, in occasione della Giornata della Legalità, questa sera è a Cesano Boscone con il suo spettacolo A cento passi dal Duomo, lungo monologo sulla presenza mafiosa in riva al Naviglio. Cavalli ha letto l’informativa della Dia che immortala le responsabilità politiche di D’Avanzo, ma non quelle penali. E così ha dovuto scegliere: declinare l’invito deludendo il suo pubblico oppure turarsi il naso e andare in scena. Lui ha scelto la terza strada. Sarà in scena, rinunciando al compenso, ma senza nascondere nulla. Racconterà la storia del sindaco che incontrava i pretoriani della ‘ndrangheta. “Andrò in scena – scrive l’attore – con la solita gratitudine verso il mio pubblico”. E questo, anche se “sono venuto a conoscenza di contatti, negli ultimi anni a Cesano Boscone, tra alcune persone della Pubblica Amministrazione e imprenditori legati alla ‘ndrangheta”. E lo farà “per il rispetto al mio lavoro” ma “ritengo doveroso rinunciare al mio cachet pattuito con l’Amministrazione Comunale per marcare la distanza da comportamenti e ombre inopportune che mi auguro vengano presto dissipate”.
Ma certo la vicenda, l’ennesima, di pericolose collusioni tra gli uomini dei boss e i politici locali non si ferma qua. Il punto è decisivo. Non solo in vista di Expo. Ma, guardando al breve periodo, anche e soprattutto in vista delle prossime amministrative. Nel frattempo la cronaca regala una mozione di sfiducia nei confronti di D’Avanzo a firma del Pdl. Ma le critiche più taglienti arrivano da un consigliere comunale del Pd, un tipo tosto e ostinato come David Gentili che raccoglie i malumori di una parte del centrosinistra milanese e che oggi alle 19 sarà a Corsico per inaugurare la sede di Libera. “Di D’Avanzo – dice Gentili – mi colpisce una frase: perché in oltre due anni e mezzo da quei fatti non ho mai (e ripeto MAI) ricevuto neanche un’informazione di garanzia da parte della magistratura. Qui non si sta parlando di responsabilità penali. Qui si parla di questioni che riguardano le eventuali responsabilità politiche”.
E del resto i fatti riassunti dagli investigatori raccontano di richieste di favori incrociati. “Nel gennaio 2009 – racconta Gentili che ha letto e riletto gli atti della procura milanese – il sindaco chiede a Iorio l’assunzione di una persona amica. A maggio, poi, sempre D’Avanzo chiede aiuto a Iorio per la vicenda della Demas e per l’opposizione che ha incontrato in Consiglio nel portare la richiesta dei proprietari di aumentare la superficie commerciale in un consiglio straordinario prima delle amministrative”.
Questa storia, come tutte le storie, ha un prologo con data e location: il 23 febbraio 2009 in commissione Affari istituzionali del consiglio Provinciali è atteso l’intervento del giudice Salvini. Dovrà parlare di ‘ndrangheta. “In quel frangente – racconta Gentili – viene resa pubblica la relazione che il 27 novembre 2007 Ferdinando Pomarici, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Milano”. Nel documento si parla dell’allora assessore provinciale all’Ambiente Bruna Brembilla, personalità di spicco del centrosinistra milanese. In quella serata movimentata si scopre che la signora è stata indagata dai Ros per fatti di mafia. Il procedimento, aperto nel 2006, sarà archiviato dal gip nel 2008 su richiesta dello stesso pm Mario Venditti. Questione chiusa? Affatto. Cancellate le responsabilità penali, restano quelle politiche. Che risultano gravissime almeno a leggere l’informativa di Pomarici. Siamo a pagina 15, esattamente nel punto in cui si fa riferimento a “un esposto anonimo che segnalava inquietanti rapporti tra personaggi del comune di Cesano Boscone e gruppi malavitosi organizzati di stampo mafioso”. Di più: “Sono state svelate diverse vicende tutte incentrate intorno a un gruppo di affari in cui emerge la figura di Bruna Brembilla”. E del resto a Cesano Boscone la signora ha fatto il sindaco per tre anni. Il documento prosegue e associa il nome dell’assessore a quello di Renato Caporale (non indagato), importante ras dell’impresa nel sud Milano vicino a Cl. I due, secondo gli investigatori, sono i registi di questo comitato d’affari. Ne discutono al telefono “con un continuo riferimento ai calabresi, anche in relazione alle recenti elezioni amministrative”. Quello che però sconvolge sono le righe seguenti dove si apprende “dell’esternazione dei propositi della Brembilla di chiedere i voti ai calabresi perché sono gente d’onore e della possibilità di condizionare l’esito del voto amministrativo sfruttando la presenza massiccia di almeno 1.500 persone di Platì”.
Insomma, si tratta di un documento decisivo in cui, tra l’altro, si legge dei rapporti tra la Immobiliare Buccinasco e la cosca Barbaro. In particolare si fa riferimento ai contatti tra il giovane Salvatore Barbaro, genero del superboss Rocco Papalia, e Achille Iorio, calabrese anche lui e uomo forte del Pdl nella zona a sud della città. Lo stesso, che assieme al figlio Alfredo, controlla le quote societarie dell’Immobiliare Iorio. Questo il quadro. A corredo il commento di Gentili. “E’ impossibile che D’Avanzo non sappia chi è Alfredo Iorio e che non sappia che è implicato nel riciclaggio dei beni delle famiglie Barbaro-Papalia”.
Gli imbarazzi però proseguono. Compulsando i nomi dell’attuale giunta di Cesano spunta quello di Francesco Francica, assessore al Bilancio, ed ex presidente del collegio dei revisori della Kreiamo in carica dal 9 luglio 2007 al 28 ottobre 2010. Naturalmente Francica non risulta indagato. Ma questo non elimina il problema della trasparenza.