Niall FergusonNiall Ferguson è decisamente uno degli intellettuali più influenti e discussi del nostro tempo. Piace alla destra, che lo considera un conservatore. Non piace molto alla sinistra, che però vi ritrova spunti interessanti. Lui si definisce semplicemente un “classico liberale erede dell’Illuminismo scozzese”. Il fatto è che i suoi libri fanno discutere e sono, comunque la si pensi, importanti (fra gli ultimi, in italiano da Mondadori, Ascesa e declino del denaro; Impero; XX secolo, l’età della violenza).

Poi lui si presta bene: a soli 46 anni è uno degli accademici più in vista del mondo anglosassone, ma non ha nulla di accademico – né come portamento né come stile. Insegna storia e affari istituzionali alla London School of Economics – ma soltanto per un anno, poi tornerà alla sua cattedra di storia ad Harvard – e contemporaneamente presenta trasmissioni televisive e scrive i suoi editoriali per il «Newsweek». È inoltre consulente del ministro Michael Gove per l’Istruzione, come revisore del programma di storia nelle scuole inglesi. Sentimentalmente è legato alla scrittrice di origine somale Ayaan Hirsi Ali, e la loro chiacchierata relazione ha fatto la fortuna delle reali malelingue inglesi. Ora Ferguson, a pochi mesi dall’uscita della sua ultima fatica – High Financier, biografia del banchiere Siegmund Warburg – torna, e polemicamente, sulla scena.

Il suo nuovo libro, che uscirà il prossimo mese, si intitolerà Civilization: the West and the Rest. Sei capitoli, anticipati in altrettante puntate che Ferguson conduce sul Channel 4 dal 6 marzo. Come ha detto lo stesso Ferguson al «Guardian», Civilization risponde a una sola domanda: perché a partire dal XVI secolo alcune organizzazioni politiche minoritarie, provenienti dai confini occidentali del continente eurasiatico, sono arrivate a dominare il resto del mondo? La premessa è che la dominazione degli occidentali è stata, storicamente, un fattore positivo nello sviluppo del mondo. Una tesi politicamente scorretta, proprio il contrario di quanto sostenuto da altri studiosi come Felipe Fernández-Armesto e Jared Diamond. Ma, per tornare alla domanda con la quale apre le sue pagine, cioè come e perché l’Occidente è arrivato a dominare il mondo, Ferguson dà sei risposte. O meglio, sei di quelle che lui stesso chiama Killer Apps, armi letali che l’Occidente ha saputo acquisire, a differenza degli altri paesi (vedi box sotto).

Insomma, tutte tesi che faranno discutere. Volutamente provocatorie, come quando Ferguson dice che sia stato un bene che gli europei abbiano colonizzato altre terre: «Voglio dire, sono sicuro che gli Apache e i Navajo fossero culture ammirevoli. Ma nell’assenza di letteratura, non sappiamo chi effettivamente fossero perché non ci sono testimonianze scritte. Ma sappiamo che ammazzavano moltissimi bisonti. Fossimo rimasti ancorati al loro sistema, non credo oggi avremmo niente di lontanamente simile alla civilizzazione del Nord America». La cosa bizzarra, è che nel suo approccio come storico, Ferguson è essenzialmente materialista. Non gli interessano caratteri legati alla personalità, alla psicologia, ecc. Ma dati, fatti, cose reali, statistiche. Un liberale conservatore materialista: chissà cosa ne direbbero oggi i vecchi Karl Marx e Adam Smith!

I PILASTRI DEL DOMINIO
Le sei Killer Apps di Ferguson

Competizione. Nel XV secolo l’Europa sprofondava nella miseria e l’arretratezza, mentre la Cina rappresentava la civilizzazione più avanzata nel mondo. Poi la situazione si rovescia, verso la fine del Settecento. L’Europa ha tratto beneficio dalla rivalità che le strutture politiche incoraggiavano; mentre la Cina, addormentata dalla monolitica dinastia Ching, condusse l’impero alla stagnazione.

Scienza. Fra Cinque e Seicento avviene una rivoluzione: sono i secoli della scienza e di numerosissime scoperte. Come scrive Ferguson, una rivoluzione europea, perché il diffondersi della cultura nell’Islam fu limitata dal potere religioso.

Proprietà. Perché l’impero nordamericano fondato dagli Inglesi nel XVII secolo fu un modello vincente rispetto a quello spagnolo in Sud America di un secolo prima? Come sostiene Ferguson, la risposta sta nella concezione, ampiamente condivisa, del diritto di proprietà e della democrazia, che i coloni portarono con loro – ereditata del pensiero di John Locke.

Medicina moderna. Secondo Ferguson, la conquista più degna di nota prodotta dall’occidente. Le scoperte mediche del XIX e XX secolo aumentarono le speranze di vita in tutto il mondo, colonie comprese.

Consumo: Il dominio dell’occidente non fu solo l’effetto della forza, ma anche dell’economia di mercato. Ovvero la lunga marcia irresistibile del consumismo.

Etica del lavoro: Seguendo Max Weber, per l’autore il protestantesimo incoraggia la produttività e il risparmio. Per questo gli europei, ormai laici, sono i fannulloni del mondo, mentre i più religiosi americani rimangono lavoratori infaticabili. Addirittura i cinesi lavorano molto a causa, in parte, della diffusione del protestantesimo nel paese.

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