Per i disabili a Parma prendere il treno è un lusso. Nella città che si è fatta più volte promotrice dell’accessibilità, diventando città capofila nella stesura del “Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana” distribuito in ogni comune italiano e dichiarando guerra alle barriere architettoniche sia negli edifici pubblici sia in quelli privati, la stazione dei treni è senza un ascensore per raggiungere i binari in piena autonomia. Un servizio che a parole tutti vogliono. Ma da circa due anni nessuno lo realizza, dando vita a un valzer di accuse tra Comune, la sua partecipata Stu Stazione e Ferrovie italiane. Partecipate che hanno creato una voragine di 500 milioni di euro nelle casse comunali. Ma poche migliaia di euro per un ascensore non si trovano.
Nella temporary station, la stazione temporanea allestita nell’attesa che si concludano i lavori della nuova struttura che richiederanno almeno altri due anni, ci sono due scalinate da 60 gradini ciascuna e nemmeno un ascensore. Per i disabili o per chi soffre di problemi di mobilità è impossibile raggiungere i binari in maniera autonoma. L’unica possibilità è quella di prenotare 24 ore prima il servizio di servoscala a Ferrovie italiane, che attraverso una cooperativa bolognese invia un tecnico ad attivare il servizio a Parma, ovviamente negli orari di ufficio.
Un lungo giro di telefonate che non permette ai disabili di poter improvvisare un viaggio in treno per qualche emergenza, magari notturna, o semplicemente di poter partire in piena autonomia quando più gli pare e piace. Sperando che a nessun disabile italiano leggendo il famoso Libro bianco sull’accessibilità venga la voglia di fare una gita fuori porta a Parma: resterebbe bloccato sui binari, con la colpa di non aver preavvisato qualcuno del suo arrivo. Senza contare tutte le donne incinta, gli anziani con problemi motori, i cittadini con valigie pesanti che sarebbero comunque aiutati a salire e scendere dalle scale.
La mancanza di un ascensore nella stazione dei treni non è passata inosservata alle numerose associazioni di disabili presenti in città, che più volte hanno sollevato il problema con lettere, proteste, articoli sulla stampa locale. Peccato, però, che nessuno sappia dare loro una risposta, dando vita a uno scaricabarile che non porta a una fine. Un gioco di scatole cinesi, che è andato in cortocircuito.
Il Comune di Parma scarica la responsabilità a Stu stazione, sua partecipata, che sta seguendo i lavori di riqualificazione in stazione. Il presidente della società, Costantino Monteverdi, di nomina comunale, rifiuta di seguire la direzione data dal Comune e scarica invece il barile a Stt holding, altra partecipata interamente del Comune di Parma per la trasformazione urbana, dicendo che lui è un semplice esecutore e fino a quando non riceverà ordini scritti da questa holding che coordina le varie Stu non potrà procedere alla realizzazione di opere.
Tutte facce della stessa medaglia che non riescono a mettersi d’accordo. Peccato che, secondo il Comune una presa di posizione scritta sia arrivata e da molto. Era aprile 2010 quanto in municipio si svolse un vertice a due, fra l’amministrazione e la Stu stazione. Presenti Paolo Buzzi, vicesindaco con delega alle Stu, Giovanni Paolo Bernini, assessore alle politiche per disabili e l’amministratore unico della società, Monteverdi. Nel corso dell’incontro, il Comune ha dato mandato ufficiale alla Stu di realizzare il progetto definitivo per l’ascensore in stazione. Il tutto grazie anche alla collaborazione trasversale dell’onorevole Carmen Motta (Pd), che si è messa a disposizione per contattare Ferrovie italiane spingendo sull’acceleratore per velocizzare la realizzazione dell’opera.
Da quel momento, però, si aprì la diatriba su quale ente si sarebbe dovuto accollare le spese, circa 90mila euro. Una polemica che durò altri 8 mesi, con un altro gioco di scaricabarili tra Comune, Stu stazione e Ferrovie dello stato. Il tutto si è concluso a dicembre, quando il Comune ha dichiarato di accollarsi interamente la spesa, pur di realizzare l’ascensore nell’arco di 60 giorni.
E per mettere fine anche alle polemiche di chi lo vedeva come un’opera inutile in una stazione temporanea, si era pensato anche a un utilizzo postumo del vano ascensore che sarebbe servito per il parcheggio, per non “sprecare” soldi. Ma dopo un inverno “rovente”, nei primi giorni di primavera l’ascensore non c’è ancora. I disabili di Parma devono continuare ad arrangiarsi come possono per viaggiare, anche nella città “regina dell’accessibilità”. E tra Comune, Stu, Stt è ripreso il gioco dello scaricabarile.