Lactalis muove le sue pedine e si porta in pole position nella corsa a Parmalat, aggiudicandosi una quota superiore al 29% del capitale del gruppo di Collecchio. Il colosso alimentare francese ha comprato il 15,3% detenuto dai tre fondi esteri – Zenit, Skagen e Mackenzie – offrendo 2,8 euro per azione, circa il 13% in piu’ dei 2,46 euro a cui il titolo aveva chiuso ieri.
Lactalis aveva gia’ una partecipazione potenziale in Parmalat, anche attraverso contratti di equity swap, del 14,28%, che sommato alla nuova quota dovrebbe dare un totale del 29,6%, appena sotto al 30% oltre il quale scatterebbe l’obbligo di Opa.
I tre fondi esteri, che avevano annunciato pochi giorni fa attraverso il candidato a.d. di Parmalat, Massimo Rossi, di escludere “categoricamente” un’alleanza con Lactalis e di voler preservare l’italianita’ del gruppo, hanno compiuto una clamorosa retromarcia. I nuovi sviluppi, spiegano ora in una nota, con la presentazione di un totale di quattro liste per il cda – una dei fondi, una di Lactalis, una di Intesa, una di Assogestioni – determinavano il rischio “di un consiglio di amministrazione diviso e di una governance inefficiente”.
Risultato, “i fondi sono stati avvicinati da parti non sollecitate interessate all’acquisto di azioni” e una di queste, Lactalis, ha presentato un’offerta risultata convincente. Altre offerte, si precisa, “non sono state ricevute”.
Lactalis quindi avrebbe prevalso con una mossa fulminea sulla cordata promossa da Intesa, ancora ferma al palo per la mancanza di un socio industriale. C’e’ l’interesse dei Ferrero, ma i tasselli del mosaico hanno bisogno di tempo per essere collocati nel giusto posto. Possibile anche un ruolo per Granarolo, che ha annunciato nel pomeriggio un incontro per commentare gli sviluppi della vicenda. Proprio il fattore tempo finora e’ stato decisivo per l’ascesa di Lactalis, che ha acquisito un vantaggio importante nella partita, ma non definitivo.
Tutta da vedere a questo punto la reazione del governo, dopo che nei giorni scorsi il ministro dell’economia, Giulio Tremonti aveva gia’ annunciato di studiare un provvedimento a tutela delle imprese strategiche italiane. Si leva intanto il grido d’allarme dei coltivatori, con la Coldiretti Lombardia che chiede garanzie per il latte italiano, mentre la Cia chiede l’intervento del governo per proteggere Parmalat dalle scalate.
Granarolo, intanto, si è detta pronta a giocare un ruolo industriale in un’eventuale cordata italiana per Parmalat. Lo ha affermato il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari, incontrando oggi la stampa a Milano per presentare i conti del 2010. “Non abbiamo risorse finanziarie per questa operazione – ha precisato – noi potremmo conferire pezzi della Granarolo all’interno di un veicolo. Saremmo partner industriali, abbiamo messo a disposizione le nostre sinergie industriali, che secondo noi sono elevatissime”. Calzolari ha aggiunto di aver avuto contatti con Intesa San Paolo (fino a poche ore fa) ma non il gruppo Ferrero. “Ci siamo messi a disposizione per salvare la filiera italiana del latte, speriamo che questa non sia la conclusione – ha detto riferendosi all’acquisizione da parte di Lactalis del 29% di Parmalat – speriamo che il governo e le banche possano fare qualcosa. Penso che ci saranno nuovi incontri, finche’ non c’e’ la parola fine vale la pena sviluppare tutte le possibilita’. O il paese dimostra di essere un sistema, oppure non c’è governo, banca o Granarolo che tenga, e Parmalat non sarebbe che una delle occasioni che si vedono sfumare”.