Coloro che vogliono “ottenere il potere attraverso un colpo di stato” devono essere consapevoli del fatto che ciò condurrà a una “guerra civile, una guerra sanguinosa”. E’ il duro avvertimento lanciato dal presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, all’indomani della defezione di alcuni generali, tra cui il potente Ali Mohsen, che hanno deciso di unirsi alla causa dei manifestanti. Parlando davanti ad alcuni comandanti delle forze armate, il leader yemenita, da settimane bersaglio di proteste, ha invitato i militari ‘ribelli’ a “considerare attentamente” i rischi di un eventuale golpe. Ieri Saleh aveva riunito il Consiglio nazionale di Difesa, al termine del quale in un comunicato le forze armate avevano affermato che avrebbero affrontato qualunque “attacco alla Costituzione e all’ordine democratico”.
La fine del regime nello Yemen sembra sempre più vicina. Continua l’emorragia nelle file delle forze di sicurezza e nell’establishment yemenita. Molti di loro hanno dichiarato pubblicamente di appoggiare la “rivoluzione dei giovani” che hanno eletto come loro sede il campus dell’univesità di Sanaa, dove dal 21 febbraio è in corso un sit-in permanente di oltre tre mila studenti che chiedono la fine del Regime di Ali Abdullah Saleh. Quest’onda di sostegno, arriva dopo che ieri i giovani rivoluzionari hanno ricevuto la promessa di sostegno da parte di due alte figure dell’esercito yemenita: il Generale Ali Mohsen al-Ahmar, comandante della regione nord-ovest sotto la quale rientra la capitale Sanaa.
Alcune forze armate fedeli a al-Ahmar sono state dispiegate questa mattina davanti alla Banca centrale, sede del Congresso generale del popolo, il partito del presidente e intorno ad altri luoghi simbolo del potere. Nello stesso momento carri armati della guardia presidenziale, sotto il comando di Ahmed Saleh, figlio del presidente e alcuni corpi speciali guidati da suo nipote Tarek, sono stati dispiegati davanti al palazzo presidenziale. Nonostante questi molteplici volta faccia, Saleh al potere dal 1978 continua a sostenere di avere “dalla sua l’appoggio della maggioranza del popolo”. Ma il processo sembra irreversibile, soprattutto a causa della violenta repressione del regime che ha scatenato i cecchini sui dimostranti impegnati in una marcia pacifica uccidendone 52 e ferendo centinaia di persone nella giornata di venerdi’. Inoltre, questa mattina l’emittente araba al Jazira sul suo sito ha reso noto che un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione negli uffici della televisione a Sanaa trafugando alcune apparecchiature per le trasmissioni e le riprese.
Due militari sono morti nel primo scontro diretto tra soldati e membri della guardia presidenziale yemenita dall’inizio della rivolta contro Ali Abdallah Saleh. Lo hanno detto fonti sanitarie. Secondo testimoni gli scontri sono avvenuti ieri sera a Mukalla tra soldati del comando del generale Mohammed Ali Mohsen – che si è unito ai contestatori – e la guardia presidenziale comandata da Ahmed Saleh, uno dei figli del presidente. Proprio oggi il contestato leader ha definito “nefaste per il paese” le divisioni in seno alle forze armate.