Fumata nera alla Nato. La riunione fiume dei 28 ambasciatori dei paesi membri si è conclusa con un nulla di fatto. Restano tutt’ora irrisolti i nodi su chi deve assicurare il rispetto della No Fly zone sui cieli libici e l’ampiezza dell’uso della forza nelle operazioni militari per proteggere i civili. Le uniche certezze sono due: che Odissey Dawn, la missione militare che coinvolge Italia, Francia, Regno Unito, Canada e Usa, va avanti e che il controllo dell’embargo sulle armi verso il regime di Gheddafi rimane affidato al nostro Paese.
Per il resto si naviga a vista.
La missione militare in Libia con i suoi tanti punti oscuri continua a fare acqua su obiettivi, strategie e soprattutto catena di comando. Continua a crescere anche la tensione fra le diplomazie internazionali, soprattutto sul tragitto Parigi-Roma. La Francia è disposta a concedere all’Alleanza atlantica esclusivamente il comando operativo delle missioni, mantenendo la guida politica all’interno della coalizione (su cui esercita la leadership). Al contrario l’Italia vorrebbe che a coordinare l’intervento, sia dal punto di vista operativo che politico, sia la Nato.
Ieri sembrava che la giunta Obama fosse finalmente riuscita a persuadere la Francia sulla necessità di un comando affidato alla Nato, ma, prima ancora del niente di fatto di Bruxelles, sono arrivati nuovi distinguo da Parigi.
La posizione dell’Eliseo è che l’Alleanza atlantica debba avere solo un “ruolo tecnico” delle operazioni nel pese nordafricano. “La Nato non eserciterà nessun pilotaggio politico delle operazioni in corso”, ha precisato il ministro degli Esteri francese Alain Juppè. Parole che suonano come risposta a quanto sostenuto dagli Stati Uniti che avevano parlato di “ruolo chiave” dell’Alleanza.
I francesi sono tornati a battare sul tasto della “cabina di regia” della Nato che dovrebbe affiancare gli altri paesi coinvolti che dovrebbero continuare ad avere il timone delle decisioni politiche e strategiche della missione militare.
A breve distanza gli ha risposto il suo collega italiano, Franco Frattini, che ha sottolineato come per l’Italia sia indispensabile “tornare alle regole con un’unica catena di comando unificato alla Nato perche’ l’Italia deve evitare il rischio di essere corresponsabile di azioni non volute”.
Al nostro paese è affidato il comando della componente marittima delle operazioni Nato per il rispetto dell’embargo alle armi contro Tripoli. L’Italia partecipa alle operazioni con tre navi e un sottomarino, come ha spiegato il generale Pierre St-Amand in una conferenza stampa a Bruxelles.
Il comando delle operazioni è affidato al contrammiraglio Rinaldo Veri, comandante anche della nave ammiraglia cui è affidato il coordinamento delle operazioni in mare. L’operazione, decisa ieri, è già in corso. Un’operazione fondamentale quella affidata all’Italia dato che il flusso di armamenti verso le forze di Gheddafi è tutt’altro che con l’inizio delle operazioni venerdì scorso. E’ quanto ribadito dal portavoce dell’Alleanza lanciando Oana Lungescu: “La Nato ha prove e rapporti di intelligence che dimostrano che il flusso illegale delle armi verso la Libia è un’attività che continua”.
Sul fronte internazionale, una svolta significativa arriva da Berlino che dopo l’astensione durante la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla risoluzione 1973, martedì scorso aveva deciso di ritirare il proprio contingente dalle operazioni Nato nel Mediterraneo. La Germania ha dato il suo ok ad aumentare il contingente schierato in Afghanistan di 300 militari. Una decisione che rappresenta un alleggerimento per la Nato nel paese asiatico, ma che è anche “un segnale politico della nostra lealtà nei confronti dell’Alleanza”, ha detto il ministro della Difesa Thomas de Maiziere.
Buone notizie anche sul fronte turco. Ankara ha dato il suo via libera all’intervento Nato solo se “di breve durata e con un’ampia condivisione tra i paesi arabi”, come hanno detto fonti governative.
Continua invece il dissenso sulla missione da parte di Russia, Cina, Brasile e India. Anche oggi il premier russo è tornato sull’argomento. Durante una visita a Belgrado Vladimir Putin ha sottolineato la sua preoccupazione per l’uso eccessivo della forza da parte dei paesi occidentali nel risolvere le controversie internazionali.
Anche l’Unione Africana si è espressa molto duramente sull’intervento militare. L’organismo non aveva preso parte neanche al vertice di Parigi di venerdì scorso. Questa sera a Parigi è previsto un incontro con il ministro degli Esteri francese.