Discussione al Senato sulle risoluzioni sull'impegno militare italiano in Libia
Le risoluzioni sull’impegno militare e diplomatico italiano in Libia al vaglio di Palazzo Madama erano cinque. Oltre a quella di maggioranza, quella presentata dal Pd, dall’Idv e dal terzo polo. Infine, una quinta risoluzione presentata da Emma Bonino insieme a un gruppo trasversale delle opposizioni: dalla corrente ambientalista del Pd, gli Ecodem, ad alcuni esponenti dell’Udc.
Al governo, che riferisce in Aula con i ministri Franco Frattini e Ignazio La Russa al posto del premier Silvio Berlusconi, non è riuscito di trovare un’amplia convergenza in Parlamento sul suo documento. Al contrario si è accontentato di incassare il via libera della Lega. Un risultato non da poco, vista la posizione sulle scelte del Governo a dir poco scettica assunta nei giorni precedenti dal Carroccio.
Nel suo intervento, il ministro degli Esteri ha risposto per le rime al suo collega d’Oltralpe Alain Juppè che in giornata aveva gelato la comunità internazionale aprendo alla Nato solo per un ruolo “tecnico-operativo” e non politico. Frattini ha concesso a Parigi che “era necessario partire con un’azione urgente che scongiurasse il massacro dei civili”, ma subito dopo ha precisato come per l’Italia sia indispensabile “tornare alle regole con un’unica catena di comando unificato alla Nato perche’ l’Italia deve evitare il rischio di essere corresponsabile di azioni non volute”.
Il capo della Farnesina ha anche aggiunto come la decisione di affidare il comando delle operazioni militari all’Alleanza atlantica sia stato un successo anche “dell’atteggiamento fermo” di Roma. “Qualora non fosse stato raggiunto un accordo sul comando Nato – ha aggiunto Frattini – l’Italia avrebbe potuto considerare l’ipotesi di riassumere le prorpie responsabilità nel quadro nazionale”.
Non è un mistero che la diplomazia di Roma sia distante anni luce da quella di Parigi. Tant’è che il titolare degli Esteri ha auspicato un cessate il fuoco “per aprire una fase politica”. Frattini ha poi subito precisato come la cacciata del rais dal potere sia una condizione necessaria per aprire questa seconda fase. “Gheddafi deve farsi da parte. Questa è l’unica precondizione da parte della comunità internazionale”, ha detto il ministro.
L’intervento del ministro ha subito scatenato le reazioni dell’opposizione che con Anna Finocchiaro ha sottolineato come “il discorso di Frattini non aderisca alla risoluzione Pdl-Lega”.
Il testo della maggioranza (leggi) impegna il governo su nove punti. Dallo sforzo per dare alla Nato il controllo delle operazioni militari, alla richiesta all’Europa affinche’ si doti di un sistema unico per l’accoglienza dei rifugiati politici, fino al rispetto dei contratti per l’approvvigionamento energetico in modo che le imprese italiane non siano penalizzate.
Della situazione dei profughi ha parlato anche Ignazio La Russa. Il ministro della Difesa ha detto che la partecipazione italiana alla coalizione dei volenterosi ha dato “più autorevolezza al Paese nel chiedere una condivisione del peso dei profughi”.