È così che si presenta l’artista che andiamo a conoscere. Lei è Caterina Palazzi, giovane contrabbassista romana che insieme con il suo quartetto si sta affermando sulla scena jazzistica italiana e francese. Nell’album d’esordio Sudoku Killer (Zone di Musica) Caterina Palazzi ci mostra il suo minimalismo musicale di grandissima qualità, nonostante resti sempre aperta a contaminazioni nostrane o d’Oltreoceano. E con il suo quartetto riesce ad incarnare il perfetto musicista jazz del XXI secolo, grazie al talento e alla voglia di sperimentare attraverso le composizioni nuove sonorità.
Dotati di una sensibilità tale che consente loro di non separare il desiderio di guardare oltre gli insegnamenti del jazz tradizionale e moderno, da quello di realizzare un proprio modo di fare jazz, riescono a riassumere e a tradurre in un modo assolutamente personale quanto di meglio è stato fino ad oggi nel genere, spesso “contaminato” da altri stili musicali, quali il rock, la musica popolare, la world music…
Sudoku Killer già dal primo ascolto ci avvolge per magia e bellezza musicale: grande merito anche dei musicisti che l’accompagnano, Danielle Di Majo al sax alto, Giacomo Ancillotto alla chitarra e Maurizio Chiavaro alla batteria, capaci di sfornare un album “per niente facile”, che diventa rotta precisa facendo intravvedere scorci di un agognato futuro musicale.
Caterina Palazzi, quanto è faticoso importi per riuscire a raccogliere i frutti del tuo lavoro?
La mia attività di musicista è faticosa sì, ma bella. Ho la fortuna di suonare tanto, e in giro per tutta l’Italia… è vero che è un po’ stancante e a volte ci si sente ‘senza fissa dimora’, ma è un’esperienza meravigliosa cui non rinuncerei mai, anzi spero che la mia vita sarà sempre così, in giro per il mondo a suonare la mia musica.
Cos’è che ispira la tua musica e come nascono le tue canzoni?
Dunque… credo che la musica, anche quando è strumentale, racconti di qualcosa, o evochi atmosfere particolari, forse non è facile capirlo da subito ma poi ci si arriva. Nel mio caso, non parto con un argomento scelto a tavolino per poi scrivere un pezzo che lo narri, e nemmeno scrivo il pezzo per poi ‘inventarmi’ una storiella da unire. Di solito avviene questo: vedo per esempio un film che mi colpisce e che mi lascia una sensazione particolare… poi dopo un po’ di tempo comincio a scrivere un pezzo senza pensare a nulla… quando il pezzo comincia a prendere forma mi accorgo che la sensazione che provo è la stessa di quella del film, quindi ‘capisco’ che quella composizione parla a grandi linee di quell’argomento. Un esempio ne è il pezzo La vedova nera (la quinta traccia dell’album, ndr) che mi è stata ispirata dal film di Truffaut La sposa in nero. Questo può capitare con un film, un libro, un luogo etc.. Un altro esempio è il pezzo Vampiri (la seconda, ndr) che parla di una docile bambina che crede fermamente nell’esistenza dei vampiri; una notte decide di cercarli nel bosco, per scoprire se esistono davvero o se sono solo una sua fantasia e… li trova! Alla storia corrispondono due momenti musicali del brano, il primo è soft e descrive la bambina, nel secondo arrivano le distorsioni rock che impersonano lo spuntare dei vampiri.
Il tuo album d’esordio si intitola “Sudoku killer”. Qual è il motivo di questa scelta?
Sudoku killer è una variante più difficile (più ‘cattiva’) del gioco SUDOKU. La scelta di questo titolo deriva da due motivi: il primo è che, pur essendo musicista, sono un’appassionata di matematica e di giochi di logica (matematica però intesa come entità razionale ma astratta, poetica). Il secondo è che nel mio disco ci sono appunto racconti, apparentemente slegati tra loro, ma che in realtà hanno un filo logico e comune che li unisce… esattamente come un sudoku, in cui dei numeri apparentemente slegati tra loro si incastrano in modo da dare un risultato finale armonioso e coerente.
E come nasce invece la tua passione per il Jazz?
A 14 anni ho iniziato a suonare la chitarra, ero appassionata di punk/rock… In seguito mi sono avvicinata al blues, e sono rimasta affascinata dall’aspetto improvvisativo… va da sé che ho cominciato ad ascoltare con curiosità il jazz, nel quale l’improvvisazione è un aspetto fondamentale. All’inizio ho fatto un po’ di fatica, lo trovavo una musica un po’ fredda, ma poi ascoltandolo a fondo ho iniziato ad appassionarmi. Ma ora sinceramente me ne sto di nuovo un po’ allontanando, o almeno dalla parte ‘tradizionale’ del jazz. Le mie influenze del passato sono riaffiorate e amo la contaminazione tra jazz e rock.
Ultima domanda, che rapporto hai con la tecnologia e Internet quanto è importante per la tua attività?
Purtroppo non sono molto ferrata con la tecnologia… fino a pochi mesi fa scrivevo a mano tutti gli spartiti… però con internet ho confidenza, e credo sia un mezzo molto valido e utile per promuoversi… è anche grazie a questo strumento che riesco a proporre la mia musica nei club (via mail) e che riesca a pubblicizzare i concerti e gli eventi per avere maggiore afflusso di pubblico.
E per chiunque fosse interessato, il Caterina Palazzi Quartet è in tournée col Sudoku Killer tour. Per chi volesse maggiori informazioni basta recarsi sul loro myspace.