Si cerca anche il profilo del Dna, oltre all’identità dattiloscopica, dell’anonimo autore del dossier contro il candidato sindaco di Bologna del centrosinistra, Virginio Merola.
L’impronta genetica potrebbe essere rimasta nei francobolli attaccati alla lettere inviate dall’anonimo. Nelle missive inviate ai circoli del Pd, a redazioni di giornali e anche alla Procura, in alcuni casi c’erano i francobolli adesivi in altri quelli tradizionali (tra l’altro la differenza dei francobolli aveva fatto pensare alla possibilità di due postini diversi). E proprio nell’attaccare i francobolli tradizionali l’anonimo potrebbe aver lasciato tracce di saliva da cui ricavare il Dna. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini e il sostituto procuratore Giuseppe Di Giorgio, che si occupano della vicenda, hanno incaricato dell’accertamento la professoressa Susi Pelotti esperta nella ricerca dell’impronta genetica.
E, intanto, sulle varie missive sono state trovate dai tecnici della polizia scientifica una cinquantina di impronte utili, vale a dire che possono essere sottoposte a comparazione. Ora comincerà proprio il lavoro di comparazione. Le buste sono arrivate in luoghi diversi. E se da questi ambienti diversi emergesse un’impronta sovrapponibile in più occasioni allora ci sarebbe, quasi certamente, l’identità dattiloscopica dell’anonimo.
Il legale che tutelate gli interessi di Merola, Vittorio Manes, aveva consegnato in Procura 13 buste fatte arrivare ai circoli Pd.
Sul dossier (che oltre che con Merola se la prende anche con diversi esponenti del partito a lui vicini) c’è un fascicolo della Procura nato dalla denuncia presentata dal candidato (che si ritiene parte lesa per calunnia, diffamazione e lesione dei diritti politici), di cui si occupa il procuratore aggiunto Valter Giovannini. Un fascicolo che si era affiancato ad una inchiesta conoscitiva pre-esistente affidata al pm Giuseppe Di Giorgio e aperta quando la procura aveva ricevuto il dossier anonimo, prima dell’esposto di Merola.