Intrecci tra politica e affari in laguna. La piccola laguna emiliana, quella di Comacchio, in provincia di Ferrara. Spuntano ipotesi di corruzione e concussione che vedono indagati a vario titolo i massimi esponenti dell’ex giunta, uscita di scena meno di un anno fa, dopo sessant’anni ininterrotti di governo.

La procura estense ha chiuso la lunga inchiesta che porta la firma del sostituto procuratore Nicola Proto. E che vede dodici indagati per sette capi di imputazione.

Tra questi il nome di spicco è quello di Maria Cristina Cicognani. L’ex sindaco Pd è accusata di tentata concussione (in concorso con Valter Cavalieri Foschini, già vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici, e Berto Cavallari, già assessore all’Urbanistica) per aver indotto un privato a cedere al Comune un terreno ai fini di sbloccare una pratica del piano urbanistico relativa alla costruzione del porto turistico sui lidi. Siamo nel gennaio 2009.

Di lì a un anno la Cicognani tenterà la riconferma alle urne. Ma nonostante la doppia venuta di Errani a lanciare la campagna elettorale, per la prima volta nella storia del Dopoguerra Comacchio passerà al centrodestra. A scardinare un consenso elettorale che non temeva scalfitture, ci avevano pensato gli stessi amministratori. Quattro esponenti del centrosinistra locale finirono agli arresti domiciliari per l’ipotesi di corruzione. La vicenda, che attende ancora la verifica dell’autorità giudiziaria, si incardina nelle stesse indagini che vedono indagata la Cicognani. Manlio Carli, allora dirigente all’Urbanistica (si parla di fine 2008), Filippo Farinelli (ex presidente del consiglio provinciale in quota Rifondazione comunista), ancora Berto Cavallari, Eugenio Gramolelli (ex assessore alle Attività produttive ed ex consigliere provinciale del Pd), Fabrizio Felletti (ex assessore allo Sport) avrebbero accettato la promessa di denaro (30mila euro) per la sponsorizzazione della locale squadra di calcio. Lo sponsor, una azienda attiva nell’edilizia, avrebbe chiesto in cambio l’interessamento per una pratica ferma nei cassetti del municipio.

Nell’inchiesta, per altri fatti, è finito anche l’ex dirigente del settore Urbanistica Antonio Pini. Per lui le ipotesi di reato vanno dall’omissione all’abuso in atti d’ufficio alla concussione.

Ma le indagini sono anche “bipartisan”. Per non scontentare nessuno nel mirino della procura figura anche Iginio Ferroni, ex consigliere comunale di Alleanza nazionale. Per lui l’accusa è di istigazione alla corruzione, per la promessa di un versamento di 50mila euro in cambio del voto favorevole al piano urbanistico.

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