“La scelta sulla sede legale non è ancora stata presa”. Così un portavoce Fiat mette a tacete le lingue lunghe di Reuters che, in un lungo report dedicato alla casa automobilistica, paventava l’intenzione di poter trasferire il quartier generale Fiat negli Stati Uniti. Un particolare – che particolare non è – non è stato smentito: la quotazione in Borsa di Ferrari.

Che la mente dell’amministratore delegato Sergio Marchionne sia tutta protesa al modello statunitense (specie per ciò che riguarda il sistema di relazioni industriali, avendo strappato ai sindacati d’oltre oceano condizioni di lavoro decisamente al di sotto degli standard italiani) è ormai chiaro, ma l’idea di rendere effettivo questo trasferimento è per ora sottosta alla legge della “mia parola contro la tua”.

Tuttavia nessuno ha notato che, nella dichiarazione di smentita Fiat, il portavoce dell’azienda non ha smentito l’altra voce che insistentemente circola, evidenziata dallo stesso special report di Reuters: la quotazione in Borsa di Ferrari (posseduta da Fiat per il 90%), che con il rieletto Luca Cordero di Montezemolo (resterà in carica in qualità di presidente altri tre anni) sta animosamente preparandosi ad un nuovo campionato mondiale di Formula 1, nella speranza di riconquistare il terreno della fiducia persa dopo la Caporetto dello scorso campionato.

A pensarci bene l’ipotesi non stride così fortemente rispetto alla condizione in cui Fiat si trova. La Casa del Cavallino Rampante di Maranello che domina la cittadina di Maranello (in provincia di Modena), infatti, avrebbe una “quotazione” pari al 5 miliardi di euro e cedendo il 39% della controllata (questa la quota che consentirebbe a Fiat di mantenere comune una partecipazione in Ferrari superiore al 51% della “Testa Rossa”), potrebbe raccogliere le risorse necessarie per salire al 51% di Chrysler, la quale sta procedendo con la rinegoziazione dei debiti concessi dall’amministrazione Obama per ripagare i prestiti pubblici. A venire in soccorso di Fiat e delle sue strategie anche l’andamento borsistico che, all’atto della trapelata notizia, ha spinto il titolo Fiat oltre i 6,60 euro per azione. Per evidente gioia dei soli azionisti.

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