La cronaca del 4 aprile 2011
Ancora colpi di artiglieria e mortai. Le forze governative che fanno capo al colonnello Gheddafi starebbero bombardando le zone residenziali della città di Misurata, nel nord della Libia. Lo riferisce un portavoce degli insorti, che commenta: “Questo è terrorismo puro. Sappiamo che ci sono delle vittime, ma non so quante”.
Mentre nel Paese si combatte, la macchina della diplomazia libica – ufficiale e ribelle – lavora a tempo pieno. “Abbiamo deciso di riconoscere il Consiglio Nazionale di Transizione libico come unico interlocutore legittimo della Libia per le relazioni bilaterali”. Un riconoscimento formale quello annunciato dal ministro degli esteri Franco Frattini, che ha incontrato alla Farnesina il responsabile per la politica estera del Consiglio Nazionale di Transizione libico, Ali al Isawi. Frattini e al Isawi hanno anche discusso delle possibili vie d’uscita dallo scontro tra insorti e milizie governative. Il ministro non ha escluso la possibilità di armare i ribelli libici. Lo stesso che al Isawi chiede alla Nato.
Da ieri, secondo indiscrezioni della stampa inglese e statunitense, starebbe prendendo sempre più corpo l’ipotesi di insediare Saif al-Islam Gheddafi, uno dei figli del raìs, a capo della transizione. Una proposta subito rifiutata dagli insorti. “Gheddafi e i suoi figli devono andarsene prima di qualunque negoziato diplomatico”, ha dichiarato il portavoce dei ribelli.
Ma il colonnello continua a lavorare anche su un’alternativa. Oggi il vice ministro degli esteri libico Abdelati Al-Obeidi è volato prima ad Atene, poi a La Valletta e poche ore dopo ad Ankara. L’emissario di Gheddafi ha cercato di ottenere la collaborazione di Malta, Grecia e Turchia – secondo Tripoli possibili mediatori con l’Unione Europea – per porre fine ai combattimenti in Libia.
Da ieri, secondo indiscrezioni della stampa inglese e statunitense, starebbe prendendo sempre più corpo l’ipotesi di insediare Saif al-Islam Gheddafi, uno dei figli del raìs, a capo della transizione. Una proposta subito rifiutata dagli insorti. “Gheddafi e i suoi figli devono andarsene prima di qualunque negoziato diplomatico”, ha dichiarato il portavoce dei ribelli.
Ma il colonnello continua a lavorare anche su un’alternativa. Oggi il vice ministro degli esteri libico Abdelati Al-Obeidi è volato prima ad Atene, poi a La Valletta e poche ore dopo ad Ankara. L’emissario di Gheddafi ha cercato di ottenere la collaborazione di Malta, Grecia e Turchia – secondo Tripoli possibili mediatori con l’Unione Europea – per porre fine ai combattimenti in Libia.
21.03 – I miliziani si ritirano da Brega, ma lasciano le mine
I ribelli hanno tenuto la città di Brega, ma riferiscono di mine lasciate dai miliziani durante la ritirata. Le forze governative si trovano adesso all’ingresso occidentale della città, a ovest dell’università, dove sono state trovate le trappole esplosive. Un perimetro minato di circa 15-20 metri proprio all’ingresso, raccontano gli insorti.
19.59 – Giallo sul rilascio della donna che ha denunciato per stupro 15 miliziani
Eman al-Obeidi sarebbe “stata rilasciata già da giorni e ora è a casa”. La donna, 29 anni, avvocatessa, era stata arrestata a Tripoli dopo aver denunciato per stupro 15 miliziani. La notizia della liberazione arriva dal portavoce del governo libico, Mousa Ibrahim, ma la famiglia della donna smentisce. Ieri il suo rilascio era stato anticipato dalla stessa Eman al-Obeidi su una tv satellitare dell’area ribelle ma, sempre secondo la famiglia, la donna si troverebbe ancora nel bunker di Gheddafi. Gli uomini del rais starebbero tentando di farla ritrattare.
19.36 – Per gli Usa il Cnt non è l’unico interlocutore
Gli Stati Uniti al momento non riconoscono come unico interlocutore il Consiglio nazionale transitorio libico. Nemmeno all’interno del fronte dell’opposizione a Gheddafi. Dopo il riconoscimento formale di stamattina da parte dell’Italia, il portavoce del presidente Barack Obama ha dichiarato ai giornalisti che gli Usa “hanno fatto numerosi passi avanti per avviare un dialogo con i leader dell’ opposizione” in Libia. Un riferimento al plurale, senza fare nomi di nessun movimento nello specifico.
19.06 – “In Libia non ci sono più famiglie”, il ministro passato agli insorti incita i combattenti
“Non ci importa da quale tribù proviene un uomo, questa crisi ci unisce tutti”. Ma divide anche all’interno delle famiglie. Se prima degli scontri si diceva “questo è mio cugino, questo è un mio familiare, ora quello che conta è che si sia o no un combattente”. Così l’ex ministro degli Interni Abdul Fattah Younes, passato dalla parte dei ribelli e coordinatore delle azioni militari, li incita a resistere e a organizzarsi.
18.37 – Il ministro dell’agricoltura avverte: “Città libiche richiano di restare senza acqua per i raid Nato”
Le zone costiere rischierebbero “l’interruzione dell’approvvigionamento idrico alle popolazioni” a causa dei raid Nato. A lanciare l’allarme è il ministro libico dell’Agricoltura che spiega come l’acquedotto – che raccoglie l’acqua del Sahara e la porta sulla costa – corra gravi rischi a causa dei bombardamenti sui vicini oleodotti.
18.18 – Manifestazione contro la Nato a Bengasi
Nella città roccaforte dei ribelli è in corso una manifestazione contro la Nato. Lo riferisce la tv satellitare al-Jazeera. Secondo chi protesta, la forze europee non farebbero abbastanza per aiutare la resistenza.
17.56 – Ancora scontri a Brega, impreciso il bilancio delle vittime
Continuano gli scontri a Brega, dove i ribelli sono rientrati in mattinata ma senza riuscire a controllare l’intera città. L’avanzata degli insorti è aiutata dai raid della Nato, che da ieri notte proseguono nella città portuale. Due le zone calde: vicino all’università e in un’area industriale. Impreciso il bilancio delle vittime ma, secondo fonti mediche della città di Ajdabiya, almeno un civile sarebbe rimasto ucciso e tre avrebbero riportato lievi ferite.
17.30 – Lascia Tripoli il rimorchiatore italiano sequestrato, ma destinazione ancora ignota
L’Asso 22 avrebbe lasciato il porto di Tripoli alle 11.55: rotta verso ovest con a bordo militari libici, ma destinazione ancora sconosciuta. Il rimorchiatore italiano era bloccato in Libia dal 20 marzo, sequestrato dall’esercito governativo. Gli 11 uomini dell’equipaggio – tra cui otto italiani – sarebbero in salute, come riferisce la società armatrice Augusta Offshore che fino a questa mattina avrebbe mantenuto i contatti con l’imbarcazione. Adesso il contatto radar sarebbe interrotto, ma pare che il rimorchiatore stia svolgendo attività di monitoraggio delle coste libiche.
16.58 – Il capo del Cnt: “Ringrazio l’Italia, ma adesso servono armi. In cambio, meno clandestini”
”Voglio ringraziare l’Italia per il suo sostegno alla rivoluzione”. Così Mustafa Abdel Jalil, capo del Consiglio nazionale transitorio, ha commentato con diverse testate italiane la visita del proprio inviato, Ali al Isawi, a Roma. Tutto merito dell’aeronautica militare italiana, secondo Jalil, che svolge “un importante lavoro nel controllo del territorio e nella protezione del popolo”. Ma il capo del Cnt ricorda anche la necessità di dotare il popolo libico di armi di difesa. In cambio, Jalil offre all’Europa di porre fine a uno degli incubi dei governi occidentali: l’immigrazione clandestina. “Anche i libici odiano gli africani che arrivano illegalmente e che hanno aiutato Gheddafi in questa guerra”, spiega il capo del Cnt, “In futuro renderemo davvero difficile entrare dal Ciad in Libia, e così anche l’immigrazione illegale in Europa diminuirà”.
16.16 – Msf evacua nave con 70 feriti da Misurata
Medici senza Frontiere ha evacuato ieri 71 pazienti via nave dalla città libica di Misurata, dove le violenze in corso hanno portato allo stremo le strutture mediche. Ne dà notizia oggi la sezione italiana dell’organizzazione medico-umanitaria internazionale.
15.30 – Al-Jazeera: “Un nuovo raid Nato a Brega”
Un nuovo raid aereo della Nato è stato registrato nel pomeriggio nei dintorni di Brega, dove è in corso un duro scontro tra le truppe del leader libico Muammar Gheddafi e gli insorti per il controllo della città. Lo riferiscono fonti degli insorti citate da al-Jazeera.
15.07 – Ribelli: “Bombardati dai lealisti aree residenziali a Misurata”
Forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi hanno attaccato, con colpi di artiglieria e mortai, quartieri residenziali della città di Misurata. Lo riferisce un portavoce degli insorti. “L’attacco, con colpi di mortaio e di artiglieria, è cominciato nelle prime ore di questa mattina e sta continuando. Questo è terrorismo puro. Il bombardamento ha preso di mira zone residenziali. Sappiamo che ci sono delle vittime, ma non so quante”, ha riferito un portavoce degli insorti
14.54 – Vicario di Tripoli: “Mancano acqua e cibo”
A Tripoli, dove “da due giorni non cadono bombe, la situazione è triste per la penuria di cibo e carburante”. Lo dice all’agenzia vaticana Fides monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico della capitale libica. “Mi sembra -aggiunge- che si stia rafforzando la volonta’ di trattare, anche se gli ostacoli da superare sono ancora diversi”. Nell’intervista, il vescovo francescano rinnova “l’appello all’Unione Africana ed anche all’Europa perché intensifichino gli sforzi di pace”.
14.37 – Frattini: “Siamo pronti a trasferire i feriti in Italia”
“L’Italia è pronta a fare più di quello che ha fatto finora sul fronte degli aiuti umanitari in Libia, mettendo a disposizione aerei per il trasferimento dei feriti in Italia e inviando una nave-ospedale nel porto di Misurata”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini, spiegando che “stiamo pensando di prenderci cura dei feriti, che in molti casi sono feriti gravi, esplorando due opportunità: innanzitutto, quella di organizzare voli verso la regione e prendere le persone per farle curare in ospedali italiani, poi, quella di organizzare una nave-ospedale verso il porto di Misurata”. Il ministro ha poi spiegato che, “in base alle richieste del Consiglio nazionale transitorio libico, l’Italia è pronta anche a cooperare inviando personale medico”, che andrebbe ad aggiungersi ai cinque medici e ai tre paramedici che Emergency “ha già deciso di inviare all’ospedale di Misurata. “Li abbiamo sostenuti e li sosterremo”, ha sottolineato Frattini riferendosi all’organizzazione di Gino Strada. “Ma a parte questo – ha ribadito – siamo pronti a organizzare un’evacuazione con aerei italiani e a organizzare appena possibile una nave-ospedale”.
14.36 – Colloqui in Turchia tra emissari del raìs e ribelli
Il governo di Gheddafi cerca una via di uscita politica alla crisi, inviando il proprio vice ministro degli Esteri Abdelati Laabidi, in Turchia per una serie di colloqui, gli stessi che avrà un rappresentante dei ribelli di Bengasi atteso anche lui nella capitale turca. Laabidi incontrerà il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutuglu al quale chiederà una mano per arrivare ad un cessate il fuoco. “Entrambi le parti ci hanno informato delle loro ipotesi sul cessate il fuoco. Parleremo con entrambi e vedremo se ci può essere terreno d’intesa” ha detto un alto ufficiale degli esteri turco che ha chiesto l’anonimato.
14.29 – Isawi: “Non abbiamo chiesto all’Italia armi per gli insorti”
Il Consiglio nazionale transitorio non ha chiesto ufficialmente all’Italia la fornitura di armi per contrastare le truppe di Muammar Gheddafi, ma si è appellato a quanto stabilito dalla Risoluzione 1973 votata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha spiegato oggi alla Farnesina il ministro degli Esteri del Consiglio di Bengasi, Ali al-Isawi, al termine dell’incontro con il capo della diplomazia italiana Franco Frattini. “Non abbiamo chiesto ufficialmente la fornitura di armi – ha detto al-Isawi, tra i primi a dissociarsi dalla repressione violenta di Gheddafi rispetto agli insorti – ma abbiamo parlato degli articoli della Risoluzione 1973 sulla protezione dei civili”. Il riferimento è all’indicazione dell’utilizzo di “tutti i mezzi per difendere i civili e per consentire ai cittadini di difendersi da soli”. Tra questi mezzi “c’è eventualmente anche la fornitura di armi”, ha detto Isawi. “Se non si riesce a proteggerlo dai raid aerei, dai lanciarazzi, dobbiamo capire come aiutare il popolo libico, come proteggerlo”, ha concluso.
14.25 – Al Isawi: “Il Consiglio transitorio gestisce solo la crisi e durerà fino alle elezioni libere”
L’inviato degli insorti libici Ali al Isawi, durante l’incontro con il ministro Frattini alla Farnesina, ha chiarito il ruolo del Consiglio nazionale di transizione libico. Non un gruppo di potere che vuole succedere al Colonnello, ma un organismo per gestire la crisi fino alle elezioni, “fino a quando il popolo non sceglierà il suo governo in modo democratico”, ha sottolineato al Isawi.
13.53 – Ue frena Frattini, il fronte dei ribelli è “un interlocutore”
L’Unione Europea non cambia idea: il Consiglio nazionale di transizione libico è “un interlocutore”, come scritto nelle conclusioni della seduta dell’11 marzo scorso. Non “l’unico legittimo”, come dichiarato stamattina dal ministro degli esteri italiano, Franco Frattini. A provvedere alla precisazione è stato Michael Mann, portavoce di Catherine Ashton, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza.
13.34 – Frattini: “Tripoli usa immigrazione come arma verso l’Ue”
”Abbiamo visto delle immagini di membri del regime di Gheddafi che organizzavano gruppi di clandestini da inviare verso l’Italia”, ha dichiarato il ministro degli esteri Franco Frattini durante l’incontro con l’inviato del Cnt libico Ali al Isaw, “molti di loro sono morti nel Mediterraneo”. Un’incoraggiamento all’immigrazione clandestina, secondo il ministro, utilizzata da Tripoli come arma di ricatto nei confronti dell’Unione Europea.
13.20 – Inviato di Gheddafi atteso anche in Turchia
Il viceministro degli esteri libico Abdelati Obeidi sarebbe atteso anche in Turchia, dopo gli incontri delle scorse ore con i leader greco e maltese. Obeidi dovrebbe discutere con i vertici di Ankara un’ipotesi di cessate il fuoco, tentando di strappare la presenza del colonnello a un eventuale tavolo. Sempre secondo l’emittente, ad Ankara dovrebbe recarsi anche un rappresentante degli insorti, non si sa ancora se oggi stesso o nei prossimi giorni.
12.39 – I ribelli riprendono il controllo di Brega
La città libica di Brega, in Cirenaica, sarebbe in mano agli insorti. Dopo i numerosi scontri delle scorse settimane e i passaggi di controllo tra i ribelli e le milizie governative, l’esercito del colonnello sarebbe stato respinto dalla città petrolifera. Lo riferiscono fonti interne al fronte ribelle e la tv araba Al Jazeera. L’emittente riporta anche il bombardamento da parte delle forze di Gheddafi del campo petrolifero di Misla, nell’est della Libia, strategico perché rifornisce il porto della città di Tobruk, in mano ai rivoltosi.
12.15 – Gli insorti si rivolgono alla Nato
“Abbiamo due strade: o la Nato ci aiuta a liberarci dai cecchini sui tetti o ci aiuta ad avere le armi, in modo che siano i nostri combattenti a farlo”. Così il capo del Consiglio nazionale transitorio libico Mustafa Abdul Jalil, alla fine dell’incontro del proprio inviato con il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini.
11.41 – Frattini: “Consiglio di transizione unico interlocutore. Gheddafi non è credibile”
“Abbiamo deciso di riconoscere il Consiglio Nazionale di Transizione libico come unico interlocutore legittimo della Libia per le relazioni bilaterali”. Un riconoscimento che avverrà in maniera formale. Lo ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini, incontrando alla Farnesina il responsabile per la politica estera del Consiglio Nazionale di Transizione libico, Ali al Isawi. “Gheddafi non è un interlocutore credibile”, ha aggiunto il ministro, sottolineando la necessità di un inviato dell’Onu che imponga il cessate il fuoco. Intanto Frattini ha continuato a non escludere la possibilità di armare i ribelli libici per rispondere alle milizie governative dall’interno del Paese.
10.49 – Gli insorti respingono la transizione del figlio di Gheddafi
Gli insorti libici hanno respinto l’idea di una transizione condotta dal figlio del colonnello Muallar Gheddafi, Saif. Lo ha detto lo stesso Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Il portavoce del Cnt, Shamseddin Abdulmelah, smentendo l’ipotesi avanzata dal New York Times ieri, ha detto che questa “viene completamente respinta dal Consiglio”. “Gheddafi e i suoi figli devono andarsene prima di qualunque negoziato diplomatico”, ha rincarato il portavoce. Ieri il quotidiano americano aveva scritto che almeno due figli del leader libico avrebbero proposto una transizione verso una democrazia costituzionale che comporterebbe il ritiro del loro padre dal potere e che tale periodo dovrebbe essere guidato in particolare dal figlio Seif.
10.03 – Inviato di Gheddafi a Malta
Il vice ministro degli esteri libico Abdelati Al-Obeidi è atteso a Malta oggi per un colloquio urgente con il Primo Ministro maltese Lawrence Gonzi. Obeidi – che arriverà da Ankara dove stamane incontra il premier turco Erdogan, porta un messaggio da parte del Colonnello Muammar Gheddafi per una soluzione alla crisi libica. Ieri sera Obeidi – che prende il posto del ministro dimissionario Mussa Kussa che la settimana scorsa è scappato in Inghilterra – ha incontrato il Primo Ministro greco Georges Papandreou ad Atene. L’emissario di Gheddafi cerca di ottenere la collaborazione di Malta, Grecia e Turchia per un ruolo di mediazione che ponga fine ai combattimenti in Libia. Tripoli considera Malta e Grecia come mediatori con l’Unione europea, mentre la Turchia è considerata come una pedina importante nella Nato che in questo momento è impegnata nelle incursioni militari sul territorio libico. Mentre la Grecia ha dato segnali di accettazione per mediare, non si sa ancora quale sarà la risposta maltese. Lo scorso 10 marzo il premier Gonzi aveva già espresso il suo rifiuto dopo un colloquio telefonico con il Primo Ministro libico El-Baghdadi. Oggi, in attesa dell’incontro con Obeidi, Gonzi ha fatto sapere che qualunque richiesta di mediazione sarà presa in considerazione solo se preceduta da “un segnale chiaro di cessate il fuoco”.
09.44 – Cadaveri degli eritrei scomparsi sulle spiagge di Tripoli
I 70 cittadini eritrei di cui è stata denunciata la scomparsa in mare il 25 marzo scorso e i cui cadaveri sarebbero stati trovati sulle spiagge di Tripoli non sarebbero stati ancora seppelliti. Il tragico fatto era stato denunciato dai Gesuiti del Centro per i servizi dei rifugiati di Malta, i quali avevano avuto notizie in merito da alcuni eritrei rimasti nella capitale libica. “Circola la voce che ne hanno recuperati una sessantina, ho chiesto in giro agli ospedali, perché quelli che trovano in mare vengono tenuti nelle celle degli obitori, anche un anno, in attesa che qualche familiare venga a riconoscerli”, afferma Bruno Dalmasso, ultimo italiano a Tripoli, insieme al Vescovo Martinelli, e custode del cimitero di Hammangi, l’unico cimitero cristiano in tutta la Tripolitania. Tra il cimitero di Hammangi e quello di guerra inglese c’è una striscia di terra di proprietà dell’amministrazione cittadina. “E’ qui che vengono seppelliti i migranti cristiani vittime del mare”, continua Dalmasso. “I musulmani invece vanno al cimitero islamico”.
08.50 – Nave turca salpa da Bengasi con 420 tra feriti e stranieri
E’ salpata questa mattina dal porto di Bengasi la nave turca che porterà 420 passeggeri in Turchia per ricevere cure mediche. Prima di imbarcare persone ferite che necessitano di cure ospedaliere, la nave ha trasportato in Libia materiale medico di prima assistenza. La sua prima tappa, una volta partita dalla Turchia, è stata Misurata, dove ha imbarcato 230 feriti. In seguito, la nave è approdata a Bengasi, da dove sono salite a bordo 190 persone, tra cui 90 feriti. Tra le persone salite a bordo ci sono 30 turchi, ucraini, greci e olandesi. Sulla nave c’è quindi uno staff medico turco composto da 15 medici, guidato dal responsabile dell’ospedale di Istanbul Baltalimani, Yavuz Kabukcuoglu, e 20 uomini della sicurezza.
08.33 – Stampa inglese: contatti tra Gheddafi e Kofi Annan
Muammar Gheddafi avrebbe offerto la garanzia di riforme politiche nel Paese in un periodo di transizione guidato da uno dei figli: lo scrive il Guardian, citando “una fonte araba bene informata”, secondo la quale il leader libico avrebbe illustrato la proposta all’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. La tesi che Tripoli sarebbe disponibile ad avviare una fase di transizione verso la democrazia segnata dall’addio di Gheddafi sarebbe stata al centro anche di una missione londinese di uno degli emissari di Sail al Islam, tra i più accreditati alla successione.
08.00 – Oggi ministro dei ribelli Isawi incontra Frattini
E’ Ali Abd-al-Aziz al-Isawi l’inviato del Consiglio nazionale transitorio libico, organismo rappresentativo dei ribelli a Muammar Gheddafi, che oggi alla Farnesina incontrerà il ministro degli Esteri Franco Frattini. Già ambasciatore di Tripoli in India, al-Isawi è stato uno dei primi a voltare le spalle al Colonnello, rassegnando le sue dimissioni il 21 febbraio, pochi giorni dopo l’inizio della Rivoluzione libica (il 17 febbraio). La sua defezione è stata motivata in segno di protesta per la dura repressione delle manifestazioni contro il regime da parte dell’armata verde. Nato nel 1966, è tra i più giovani esponenti del Consiglio dei ribelli, ma ha già guidato il ministero dell’Economia (2007-2009) di Tripoli, un ente per le privatizzazioni e il Centro per lo sviluppo dell’export. All’interno del Consiglio dei ribelli svolge il ruolo di ministro degli Esteri del governo ad interim nominato dagli insorti.
01.05 – Gli Usa prolungano ad oggi i loro attacchi aerei
Gli Stati Uniti hanno accettato la richiesta della Nato di effettuare attacchi sulla Libia anche oggi a causa “del recente maltempo”. Lo ha annunciato ieri il Pentagono. “A causa del recente maltempo in Libia, gli Usa hanno risposto positivamente alla richiesta della Nato di prolungare i loro attacchi” aerei fino a lunedì, ha spiegato il Pentagono in un messaggio su Twitter. Washington aveva previsto di ritirare i suoi aerei da combattimento e i suoi missili Tomahawk dal teatro delle operazioni a partire dal week end appena trascorso, dopo il passaggio delle operazioni militari alla Nato giovedì scorso.