La cronaca del 1 aprile 2011
20.37 – Casa Bianca: trend positivo per forze ribelli
La Casa Bianca ha detto oggi che l’andamento della battaglia tra le forze di Muammar Gheddafi e le truppe ribelli in Libia mostra “un trend generalmente positivo” per gli oppositori del leader libico. ”Penso che sia importante avere una prospettiva più ampia su quello che sta succedendo in Libia – ha detto il portavoce della Casa Bianca Jay Carney – evitando di giudicare l’andamento del conflitto sulle avanzate o sulle ritirate giorno su giorno, ora dopo ora”. “Il trend generale del conflitto appare positivo per le forze ribelli”, ha aggiunto il portavoce americano.
20.11 – Insorti annunciano il comando militare unificato
Gli insorti libici hanno dato vita a un comando militare unificato per tutto il paese. Lo ha annunciato il Consiglio nazionale transitorio, come riferisce l’emittente satellitare al-Jazeera. L’incarico di guidare le forze armate degli insorti è stato affidato all’ex ministro degli Interni, Abdul Fatah Younis.
20.04 – Frattini: “Armi agli insorti? Sarebbe l’estrema ratio”
Per l’Italia la fornitura di armi agli insorti “è una extrema ratio da discutere solo nel momento in cui fosse veramente l’unica ed esclusiva misura necessaria per proteggere i civili dagli attacchi di Gheddafi”. E’ quanto ha ribadito il ministro degli Esteri Franco Frattini rispondendo ad alcune domande della stampa argentina sulla Libia nel corso di una conferenza stampa al termine di alcuni incontri alla Casa Rosada di Buenos Aires. Un’ipotesi, quella della fornitura di armi ai ribelli che è una misura di extrema ratio anche perché, ha ricordato, “è noto che quello che assolutamente non si può fare è usare truppe per azioni di terra”. “Si tratterebbe comunque di un’opzione da ridiscutere collegialmente, tutti insieme, e con prudenza”, ha concluso Frattini ricordando che se da un lato c’è l’ok della Francia e l’apertura degli Usa, dall’altra c’è la contrarietà di un gran numero di Paesi.
18.37 – Ex premier libico: “Contatti con Usa, Francia e Gb”
Nuove indicazioni che il regime di Muammar Gheddafi sta cercando di aprire linee di comunicazione con i governi della coalizione sono venute da una intervista dell’ex primo ministro libico (ed ex ambasciatore a Roma) Abdul Ati al-Obeidi a Channel 4 in Gran Bretagna. “Stiamo cercando di parlare con gli inglesi, i francesi, gli americani per fermare le uccisioni. Stiamo cercando una soluzione comune”, ha detto Obeidi intervistato in Libia. L’ex premier ha negato che siano in corso altre defezioni e ha ribadito di essere “al cento per cento a Tripoli”, anche se il suo nome è emerso tra quelli dei leader dell’entourage di Gheddafi che sarebbero in procinto di saltare il fosso.
17.52 – Nato: Da ieri 178 sortite e colpiti 74 obiettivi
Dall’inizio dell’operazione “Unified Protector” contro la Libia, di cui la Nato ha assunto il comando ieri mattina alle 8, gli aerei dell’Alleanza atlantica hanno condotto 178 sortite, colpendo 74 obiettivi. Lo comunica oggi la Nato, precisando che, per quanto riguarda l’embargo sulle armi, al momento 17 navi sono impegnate nel pattugliamento del Mediterraneo centrale: due imbarcazioni sono state avvicinate per determinare la loro destinazione ed il loro carico, ma non è stato necessario ispezionarle.
17.51 – Da domani gli Usa cessano radi aerei su truppe lealiste di terra
Gli aerei americani cesseranno a partire da domani i bombardamenti contro obiettivi in Libia nel quadro dell’operazione a comando Nato. Lo ha reso noto il capo degli stati maggiori riuniti Usa, l’ammiraglio Mike Mullen, in una audizione al Congresso, di fronte alle Commissioni difesa di Camera e Senato, precisando che gli aerei rimarranno in ‘standby’, pronti a rientrare in azione se la Nato lo richiederà. “Ci sono numerosi paesi che hanno le capacità, gli armamenti e le abilità per poter essere in grado di svolgere questi compiti”. Il segretario alla difesa, Robert Gates ha confermato, riferendo anche lui della crisi in Libia in Campidoglio, che gli Stati Uniti “diminuiranno in modo significativo l’impegno” in Libia, eccezion fatta per il sostegno all’intervento con i sistemi di combattimento elettronici, il rifornimento in volo e la ricognizione. Oltre a tutto, da tre giorni gli aerei americani impegnati nel bombardamento delle forze di terra libiche sono a terra a causa del maltempo. I piloti “non riescono a seguire i loro obiettivi, non
riescono a vederli”, ha spiegato Mullen. A partire da domani, i raid contro forze di terra libiche saranno condotti da Francia, Gran Bretagna e altri Paesi Nato, ha aggiunto Mullen.
17.36 -Forze del Rais attaccano depositi dell’acqua a Misurata
Scontri tra insorti e uomini fedeli al leader libico Muammar Gheddafi sono tuttora in corso a Misurata, come riferiscono testimoni citati dalla Bbc. Le forze del colonnello hanno bombardato i depositi di carburante e di acqua e hanno preso il controllo di alcuni punti strategici per il rifornimento della città. Al tempo stesso, pesanti bombardamenti sono condotti contro il centro di Misurata. “Se si va avanti così – commenta un testimone – la città cadrà in un paio d’ore”.
17.26 – Vicario di Tripoli: “Otto civili uccisi a Sirte dopo raid aerei”
Otto donne e bambini e una quarantina di militari sono le vittime delle incursioni aeree della scorsa notte a Sirte. Lo riferisce mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario Apostolico di Tripoli, che ha appreso la notizia dall’ospedale di Sirte. Ieri mattina il vescovo aveva già denunciato altre 40 vittime civili di un precedente raid, sulle cui morti la Nato si e’ detta disposta ad investigare. “La Nato venga a vedere se e’ vero che ci sono state vittime civili” – commenta mons. Martinelli intervistato in proposito dal Servizio Informazione Religiosa. “E’ bene – aggiunge – parlare con i libici colpiti, andare all’ospedale di Sirte e verificare con i propri occhi”. Negli ospedali “fanno quello che possono ma le urgenze sono tante”.
17.01 – Al via missione umanitaria Ue con guida italiana
Si chiama Eufor la missione militare umanitaria europea in Libia, approvata oggi dal Consiglio della Ue. La missione avrà il suo quartiere generale a Roma e le operazioni saranno condotte sotto la guida del contrammiraglio Claudio Gaudiosi, attuale numero due del Coi, il Comando interforze.
16.35 – Cnt: “L’Italia faccia pressioni su Gheddafi, il Rais è ormai finito”
”Vorremmo che l’Italia avesse un ruolo più importante e che facesse pressione su Gheddafi chiedendogli di lasciare la Libia e di ritirare le sue truppe. L’Italia ci ha sempre dato un sostegno. Vorremo avere relazioni di lungo termine perché in futuro questo ci aiuterà a ricostruire il nostro nuovo paese”. E’ l’auspicio espresso a Sky Tg24 dalla portavoce del Consiglio Nazionale di Transizione libico, signora Imman Bugaighis che aggiunge “Gheddafi ormai è finito. Lui stesso non capisce cosa succede e anche le persone che lo hanno aiutato per questi 42 anni lo stanno abbandonando”.
15.27 – Governo tedesco: “Nessun cambiamento nei rapporti con Usa”
La cancelliera tedesca Angela Merkel ritiene che l’astensione della Germania sul voto del Consiglio di sicurezza Onu sulla Libia non abbia affatto turbato i rapporti tra Berlino e Washington: lo ha detto oggi il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert. “Gli americani capiscono perfettamente che il loro rapporto con la Germania è quello con un amico e alleato vicino e fedele”, ha detto il portavoce. “L’astensione della Germania, ha proseguito, “non cambia assolutamente questa amicizia, questa partnership e questa fedeltà”.
15.16 – Londra: Contatti in corso con esponenti del regime libico
Il governo britannico ha confermato l’avvio di “contatti” con esponenti del regime libico per discutere del futuro del colonnello Gheddafi. Un portavoce di Downing Street ha tuttavia escluso che vi siano ancora stati “accordi”. L’unico messaggio trasmesso è che “i prossimi passi necessari devono essere una fine delle violenze e che Gheddafi deve andarsene”, ha precisato senza confermare che il libico coinvolto nei colloqui sia Mohamed Ismail, come scriveva questa mattina il Guardian.
14.53 – Frattini: “Speriamo nella soluzione dell’esilio per il Rais”
”Stiamo cercando di trovare una soluzione adeguata per evitare di mantenere lo status quo, trovando un Paese disponibile che lo possa accogliere”. Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, torna a parlare dei tentativi per un’ipotesi di un esilio per Gheddafi ricordando comunque che “ancora non si è trovata una soluzione”. E dopo la smentita dell’Uganda di un suo possibile ruolo nella partita, il ministro italiano ricorda il ruolo che potrebbe svolgere l’Unione Africana: “potrebbe fare altri tentativi. Ma gli annunci si potranno fare solo quando si sarà ottenuto” un risultato, altrimenti “sarebbero controproducenti”, aggiunge Frattini parlando con i giornalisti a Buenos Aires, dove si trova in visita ufficiale, e ribadendo che sulla questione è necessaria discrezione. Poi sulle iniziative che la Gran Bretagna starebbe portando avanti con il regime di Gheddafi, aggiunge: “Anche noi abbiamo le nostre iniziative diplomatiche altrettanto importanti, ma con una differenza: non le raccontiamo ai giornali”.
14.27 – Al-Jazeera: Ribelli usano nuove armi per difendere Ajdabiya
I ribelli libici che stanno difendendo la città di Ajdabiya, in Cirenaica, dagli attacchi delle brigate di Muammar Gheddafi stanno usando nuove armi ricevute da pochi giorni. Secondo quanto riferisce l’inviato della tv araba al.-Jazeera, i rivoltosi sono riusciti in queste ore a respingere gli attacchi delle truppe del regime che avanzano verso est. Nei combattimenti in corso stanno usando nuove armi e razzi del tipo Katyushà mai usati nei combattimenti precedenti. I ribelli hanno infatti concentrato le proprie forze ad Ajdabiya dopo che le brigate del regime erano riuscite a prendere Brega.
13.51 – Sette civili uccisi in raid della coalizione a Brega
E’ di sette civili morti e 25 feriti il bilancio di un raid della coalizione internazionale su un convoglio pro-Gheddafi vicino a Brega, importante porto industriale della Libia nel Golfo della Sirte. Lo sostiene una fonte medica, il dottor Suleiman Refardi, alla Bbc. Il raid risale a mercoledì, quando un caccia ha colpito un camion che trasportava munizioni nel villaggio di Zawia el Argobe, che si trova a 15 chilometri da Brega. In seguito al raid si è verificata un’esplosione che ha distrutto due abitazioni vicine. Le vittime hanno tra i 12 e i 20 anni, ha spiegato Refardi all’emittente britannica. La Nato ha aperto un’indagine per verificare l’accaduto.
13.44 – Insorti: “Attacco delle truppe del Rais a Misurata”
Le forze fedeli al colonnello Muammar Gheddafi hanno sferrato un attacco contro la città di Misurata con carri armati, mortai e lanciarazzi. Lo afferma il portavoce degli insorti.
13.04 – Ribelli: Sì al cessate il fuoco se Gheddafi via dall’ovest
I ribelli libici hanno detto che accetterebbero un cessate il fuoco a condizione che le forze pro-Gheddafi lascino le città dell’ovest e diano al popolo libertà di parola.
12.51 – Tv di Stato libica: “Primo ministro incontra inviato speciale Onu”
La tv di stato libica ha riferito di un incontro, avvenuto ieri a Tripoli, tra il primo ministro libico, Al-Baghdadi Ali al-Mahmudi, e l’inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia, Abdel Elah al-Khatib. L’emittente, stando a quanto ha riferito il sito web della ‘Bbc’, ha mostrato alcune immagini dell’incontro, precisando che i due hanno discusso “degli ultimi eventi in Libia, dei problemi che hanno causato e delle soluzioni per risolverli”.
12.24 – The Independent: “Dieci gli uomini di Gheddafi pronti a lasciare”
Sarebbero dieci gli esponenti di spicco del regime libico pronti a lasciare Gheddafi, dopo la defezione del ministro degli esteri, Moussa Koussa, e dell’ex ministro degli esteri e ambasciatore all’Onu, Ali Abdussalam Treki. Lo scrive l’Independent sottolineando che il governo britannico ha avviato con queste personalità colloqui serrati per accelerare la loro decisione.
12.17 – Si combatte a Brega, ribelli vietano fronte ai giornalisti
Continua incessante la battaglia tra forze fedeli a Muammar Gheddafi e ribelli per il controllo di Marsa el-Brega, strategica località lungo la direttrice che conduce a Bengasi. Lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti ad Agedabia, un’ottantina di chilometri più a est, senza peraltro poter fornire dettagli sui combattimenti perché gli insorti hanno vietato ai reporter ma anche ai semplici civili di uscire dalla città per raggiungere Brega o la linea del fronte. Giovedì i governativi erano riusciti a respingere la controffensiva nemica grazie alle artiglierie pesanti. Per questo i capi della rivolta hanno lanciato un nuovo appello alla coalizione multinazionale affinché lanci ulteriori raid aerei sulle postazioni delle forze di Gheddafi.
12.14 – Inviato Onu a Bengasi per colloqui con i ribelli
E’ giunto in mattinata a Bengasi l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Abdelilah al-Khatib. Lo ha reso noto Salah Heddin, membro della commissione Esteri del Consiglio Nazionale Transitorio, istituito dagli insorti per amministrare le aree liberate della Cirenaica. L’ex ministro degli Esteri giordano avrà colloqui con i capi della rivolta “sulla situazione e le necessità della popolazione”, ha precisato Heddin, auspicando che “si renda conto di persona degli effetti del conflitto sulla Libia orientale”. “La nostra esigenza principale è il riconoscimento del Consiglio Nazionale come governo libico legittimo, e la revoca delle sanzioni”, ha spiegato dal canto suo Ali Tarhouni, consulente economico dei ribelli. “Vogliamo dimostrare che stiamo rimettendo ordine in casa nostra, e con il riconoscimento otterremo un bell’aiuto”. Finora solo Francia e Qatar, oltre al Parlamento Europeo, hanno riconosciuto il Consiglio Transitorio.
12.10 – Scontri al confine tra Libia e Tunisia
E’ tesa la situazione a Ras Jdir, villaggio di frontiera al confine tra Libia e Tunisia, oltre 500 chilometri a sud-est di Tunisi. A creare una situazione di allarme non sono tanto i migliaia di libici che fuggono dal loro Paese in guerra, ma piuttosto la rabbia degli abitanti di Benguerdane, città situata a 35 chilometri dal confine, contro un gruppo di islamici che stanno cercando di imporre la Sharia usando come copertura la solidarietà con i rifugiati. Oltre un centinaio di persone armate di bastoni di ferro, manici di scopa e rami di ulivo si sono dirette verso un accampamento guidato da islamici situato all’interno del posto di frontiera. I manifestanti hanno scandito slogan anti-islamici e lanciato minacce contro di loro.
10.40 – Stampa Gb: “Koussa pensava a fuga in Italia, ma Londra si è imposta”
L’ex ministro degli esteri libico Moussa Koussa aveva pensato all’Italia come alternativa alla Gran Bretagna per la sua fuga dalla Libia, ma Downing Street puntò i piedi: “Non ce lo volevamo assolutamente far scappare”, ha detto al Daily Telegraph una fonte del governo di Londra. “Era vitale per noi che non andasse in Italia”, scrive il giornale ricostruendo i retroscena della clamorosa defezione. Il Telegraph scrive che il primo ministro David Cameron parlò con le autorità americane per ottenere il loro appoggio a che Koussa defezionasse in Gran Bretagna.
9.27 – Scontri attorno a Brega
Sono in corso scontri tra le truppe del Colonnello Muammar Gheddafi e gli insorti attorno alla città di Brega, importante sito petrolifero. Lo riferisce l’inviato della Bbc a Bengasi, sede del Consiglio nazionale transitorio, organo rappresentantivo dei ribelli. Gli insorti si trovano a combattere con un esercito, quello di Tripoli, meglio organizzato e con una potenza di fuoco superiore. Impari il tentativo di disciplinare le forze inviate dal governo libico, mentre per cause meteorologiche negli ultimi giorni sono diminuiti i raid della Coalizione internazionale.
9.19 – Figlio di Gheddafi potrebbe guidare la transizione
Saif al-Islam Gheddafi, il figlio del leader libico indicato come suo delfino, potrebbe essere l’uomo incaricato dal regime di Tripoli per guidare la transizione con i governi occidentali. Lo riferisce la Bbc citando fonti proprie in Medioriente. L’emittente britannica ha poi ricevuto conferme dal governo britannico che uno stretto consigliere di Saif al-Islam, Mohammed Ismail, è stato a Londra per una serie di colloqui segretri per negoziare una exit strategy della crisi libica. Secondo la Bbc, comunque, Saif al-Islam si è offerto come leader della transizione, dando al padre una possibilità per lasciare il proprio incarico. Al momento da Tripoli non ci sono indicazioni sul fatto che il Colonnello abbia intenzioni di dimettersi, almeno ufficialmente.
8.41 – Germania: “Non c’è una soluzione militare, ma politica”
Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, nel corso di una visita a Pechino ha detto che “la situazione in Libia non può essere risolta con mezzi militari”, chiedendo al leader libico Gheddafi di rispettare il cessate il fuoco. Westerwelle, che ha incontrato il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi, ha aggiunto che “si può avere solo una soluzione politica e noi dobbiamo mettere in piedi un processo politico”. “Questo dovrà iniziare con un cessate il fuoco rispettato da Gheddafi”, ha aggiunto il ministro tedesco. Sia la Germania che la Cina si sono astenute sulla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha autorizzato i raid aerei contro le forze fedeli al colonnello libico.
8.26 – Centomila persone in fuga verso Tunisia
Si dirigono verso la frontiera con la Tunisia, portando con sé i beni necessari e cercando di fuggire il più in fretta possibile dagli scontri tra forze pro e contro Muammar Gheddafi e dai raid compiuti dai caccia della coalizione intenazionale. Sono i cittadini libici che decisono di lasciare il loro Paese in guerra, un numero di persone in fuga che aumenta di giorno in giorno dall’inizio del conflitto, il 17 febbraio scorso. “Oggi novemila persone vivono in un campo allestito a Choucha”, mentre la scorsa settimana erano in tremila, riferisce l’organizzazione non governativa francese Action Against Hunger (ACF). “A un mese dall’inizio del conflitto, il numero di profughi che scappando dalle violenze è in aumento al confine tra la Libia e la Tunisia”, si legge in un comunicato dell’ong. Sono oltre 100mila le persone che hanno varcato il confine con la Tunisia da febbraio. La maggior parte di loro sono lavoratori migranti.
0.12 – Emissario figlio di Gheddafi a Londra per ‘exit strategy’
Un emissario di Saif al-Islam, il figlio ‘riformista’ del leader libico Muammar Gheddafi, è stato di recente a Londra per colloqui segreti con le autorità britanniche per ricercare una possibile via d’uscita alla crisi in atto in Libia, anche alle spalle dello stesso rais. Lo scrive nella sua edizione online il quotidiano britannico Guardian citando fonti governative che hanno chiesto di restare anonime. L’emissario, secondo il giornale,sarebbe stato Mohammed Ismail, un funzionario tanto abile quanto discreto che secondo documenti pubblicati da Wikileaks, è stato in passato coinvolto in varie trattative riguardanti l’acquisto di armamenti. Secondo il Guardian, Ismail è stato inviato a Londra da Saif, d’accordo con altri due fratelli, Saadi e Mutassim. I tre sarebbero decisi a fare il possibile per definire e attuare una ‘exit strategy’ alla crisi, anche a costo di farlo senza il consenso del padre, che ha più volte affermato di voler restare al suo posto. Una delle possibili soluzioni sarebbe quella di far dimettere il rais e di insediare al suo posto il figlio Mutassim, attuale consigliere per la sicurezza nazionale, quale presidente di un governo di unità nazionale ad interim. Il Guardian afferma di non essere in grado di verificare l’autenticità di questa notizia ed osserva comunque che una simile soluzione non troverebbe consensi nè tra le fila degli insorti nè presso la comunità internazionale.
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