Ha la ‘benedizione’ di Confturismo e Federalberghi Veneto, ma a Verona sembra che nessuno voglia ascoltare l’appello di Giorgio Tedeschi, il titolare del residence Manager’s che ha offerto otto dei dieci piani del suo albergo per ospitare ‘200 profughi 200’ in fuga dalle rivolte che stanno investendo tutto il Nord Africa. “Sono pronto a mettere a disposizione – spiega Tedeschi al quotidiano L’Arena – 96 stanze per circa 200 posti con relative colazioni e pasti, basta che qualcuno mi dica cosa devo fare”.
L’imprenditore rende nota la sua disponibilità alle autorità attraverso due fax. Il primo, datato 3 marzo, è indirizzato all’ufficio di gabinetto della Prefettura, il secondo, del 22 marzo, alla Provincia. “Siamo a confermarvi – si legge – la disponibilità della struttura per ospitare eventuali profughi libici/tunisini per una capienza di circa 200 posti, con possibilità di somministrazione pasti“. Le ricevute che confermano l’arrivo a destinazione delle missive ci sono. Mancano però le risposte. “Mi sono fatto avanti ancora ai primi di marzo – spiega Tedeschi – in vista di richieste di alloggio a causa delle emergenze in Tunisia e Libia, ma non ho ricevuto risposta. E adesso leggo che c’è difficoltà a reperire posti letto per i profughi, anche a causa della stagione turistica alle porte. Sinceramente c’è qualcosa che mi sfugge. Con i giornalisti ammette di avere avuto l’idea dopo aver saputo che Verona avrebbe messo a disposizione al massimo 30 letti. “Mi disturbava – dice – far passare la nostra categoria come una sorta di lobby razzista”.
A difendere (con molte riserve) l’idea di Tedeschi entra in scena il presidente di Confturismo e Federalberghi Veneto Marco Michielli che giudica l’iniziativa giudica “molto positiva”. “Non dobbiamo dimenticare – dice Michielli – che è un dovere accogliere chi fugge da un conflitto. Altra cosa sono i clandestini e su questo, anche se non ho la tessera del Carroccio, sono d’accordo con il presidente del Veneto Luca Zaia“. Michielli precisa che l’accoglienza va fatta in luoghi adeguati e ben serviti, ma attenzione a non influenzare la regolarità della stagione turistica internazionale delle spiagge. “Gli americani che accolgono migliaia di profughi – prosegue – non si sognano di alloggiarli a Miami o a Las Vegas. Da noi non possiamo immaginare donne musulmane a passeggiare tra stabilimenti dove il topless è di casa”.
Contrario alla proposta di Tedeschi il presidente degli albergatori Confcommercio di Verona Beppino Olivieri: “Non lo conosco – spiega Olivieri – e si tratta di un residence, non di un albergo. In ogni caso, come facciamo a dare camere avendo davanti Vinitaly che fa occupare tutte le camere? Le camere sono giù tutte occupate”.
Insomma, potrebbe sembrare solo un problema di ‘spazio’, se non fosse che, come dichiara lo stesso generoso albergatore , dalle (non) risposte ricevute “ho come la sensazione di dare fastidio”.
Tedeschi offre la disponibilità del suo residence nella zona della Genovesa quando scopre che Verona mette a disposizione, per l’emergenza Nordafrica, solo 30 posti letto all’interno del dormitorio Il Samaritano di via dell’Artigliere gestito dalla Caritas e utilizzato per l’assistenza ai senzatetto. L’annuncio era arrivato al termine della riunione in Prefettura del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. L’incontro – presieduto dal prefetto Perla Stancari, cui hanno partecipato il sindaco Flavio Tosi, l’assessore provinciale alla sicurezza Giovanni Codognola e i rappresentanti delle forze dell’ordine – era stato convocato in seguito alla richiesta del ministro dell’Interno Roberto Maroni che aveva chiesto maggior coinvolgimento per fronteggiare la crisi, in primis la situazione ormai al collasso di Lampedusa. L’esiguità dell’offerta scaligera era stata motivata con il fatto che “tra pochi giorni inizia la stagione turistica ed è estremamente difficile trovare alberghi disponibili ad ospitare i profughi”.
Ma il responsabile del Manager’s residence non si tira indietro. “Da parte nostra – assicura Tedeschi – non c’è indisponibilità e siamo pronti ad affrontare qualsiasi evenienza: con le nostre 96 stanze possiamo ospitare senza problemi duecento persone e siamo in grado di garantire i pasti. Inoltre siamo vicini al casello di Verona sud, alle tangenziali e all’aeroporto, meglio di così. Dopo i fax ho provato anche a telefonare, vorrei sbagliarmi ma ho come la sensazione di dare fastidio…».
E pensare che Verona è finora l’unica città veneta a offrire un minimo di disponibilità. Rispettando il principio di 1.000 profughi ogni milione di abitanti emerso nel vertice con le Regioni a Roma, in Veneto potrebbero giungere fino a 4-5.000 immigrati, ma ora si contano solo i ‘no’ e i ‘distinguo’. Sulla linea dell'”accoglienza”, oltre a Tosi, sono il sindaco di Padova Flavio Zanonato e il primo cittadino di Belluno Antonio Prade. Disposto a “valutare” l’ipotesi quello di Vicenza Achille Variati. Netto rifiuto da parte del sindaco leghista di Treviso Gianpaolo Gobbo: “La nostra città non ha a disposizione alcun sito”, dice seccamente. Ancora più netti il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (centrosinistra) – “strutture per l’accoglienza non ce ne sono, e credo sia difficile individuarne perché quello di Venezia è un territorio densamente abitato” – e di Rovigo, Fausto Merchiori (Pd) – “un conto è la disponibilità come sentimento di accoglienza, un altro garantirla in concreto. A Rovigo strutture di questo tipo non ce ne sono”.