“Questa settimana il governo deve presentare la proposta di piano, che poi dobbiamo condividere come regioni e come province. Sulla base di questo, lavoreremo per dare una risposta a questa emergenza umanitaria di tutta la Repubblica”. Vasco Errani, presidente della Conferenza della Regioni, rifiuta la logica dei rimpatri ipotizzati dal ministro Frattini ed esorta tutte le regioni a fare la propria parte per accogliere i profughi in arrivo dalla Libia. « Se avete responsabilità, prendetevele. Così come facciamo noi – ha ribadito a margine di un convegno della Spi-Cgil a Casalecchio di Reno, nel Bolognese – Con spirito democratico, in nome della nostra costituzione».
Nell’attesa del piano per l’emergenza che il governo dovrebbe presentare giovedì, in tutta l’Emilia Romagna è partita la mobilitazione per ospitare i libici in arrivo dal Mediterraneo. Anche se la maggior parte dei Comuni e delle Province dice che senza fondi non è possibile muoversi. Ma su questo punto Errani avrebbe ricevuto garanzie dal Governo.
Ma i Comuni hanno ribadito di confidare in disposizioni più precise e, soprattutto, nello stanziamento di risorse straordinarie da Roma. “Un mese fa, in base all’allerta del prefetto, avevamo predisposto il dormitorio aperto in inverno per l’emergenza freddo – dichiara Lorenzo Lasagna, assessore ai Servizi Sociali di Parma – ma si tratta di una trentina di posti, non certo adeguato alle stime che circolano. Noi diamo la nostra disponibilità, ma ovviamente non si può trovare posto per centinaia di persone dall’oggi al domani”.
Secondo una prima stima sarebbero più di 4000, 1000 ogni milione di abitanti, i richiedenti diritto d’asilo che potranno essere affidati all’Emilia Romagna. “Non ci sottrarremmo a questa operazione umanitaria purché sia garantita la temporaneità dell’intervento”, ha affermato la presidente della provincia di Reggio Emilia Sonia Masini, “il controllo delle persone che dovranno essere ospitate e la compatibilità del numero di profughi con i tassi di immigrazione delle singole province”. La presidente Masini ha smentito la richiesta di accoglimento di 500 profughi libici, circolata nelle scorse ore. “Al momento non è allo studio nessun piano che preveda l’assegnazione alla Provincia di Reggio Emilia di 5, 50 o 500 profughi”. Nessuna richiesta avanzata anche se il sindaco Pd di Reggio Emilia Graziano Delrio ha già manifestato la sua posizione. “Faremo la nostra parte solo se ci sono precise garanzie dal Governo – ha affermato Delrio – che ad oggi non ci sono state date”. Senza le necessarie garanzie, ha spiegato il sindaco, Vasco Errani “dica no al ministro Maroni”.
Piena fiducia nell’operato della Regione arriva da Modena: “Non ci tireremo indietro di fronte a una tale emergenza umanitaria – ha detto il sindaco Giogo Pighi – Stiamo lavorando insieme alla Protezione Civile per individuare le strutture adeguate. Poi ci muoveremo in base a quello che concorderà la Regione – e conclude – Siamo in ottime mani”.
Di tutt’altro avviso il primo cittadino di Ravenna, Fabrizio Matteucci, che ribadisce il suo no all’appello di Errani.”In questi anni abbiamo già fatto la nostra parte – spiega Matteucci – accogliendo più di mille persone. Siamo saturi”. E mette l’accento sulla questione economica: “Con quali soldi dovremo affrontare questa situazione? Non abbiamo né risorse né personale sufficiente”.
A Bologna, intanto, nessuno sa ancora come e dove verranno sistemate queste persone. “Al momento non abbiamo avuto alcuna indicazione – fan sapere dalla Provincia – Non sappiamo come e in che misura saremo coinvolti”.
“Nulla è ancora stato deciso”, ha aggiunto il Prefetto di Bologna Angelo Tranfaglia, “ma, proprio in queste ore,si stanno effettuando delle verifiche per stabilire quali siano i siti più adatti per accogliere i profughi”. Per il prefetto Tranfaglia non sono chiari, per il momento, né quanti richiedenti asilo arriveranno né dove verranno ospitati, ma “l’Emilia Romagna e la provincia di Bologna di certo non si tireranno indietro”. Si può escludere, secondo le parole di Tranfaglia, l’utilizzo del Cie come possibile sito. “Il Cie ha le sue funzionalità, e quest’emergenza va oltre quella che è la capacità di accoglienza della struttura”.
Intanto, dopo le proteste dei tunisini della settimana scorsa, la situazione del Centro di identificazione ed espulsione di via Mattei a Bologna è critica. Le condizioni di vita all’interno del centro, visitato dal senatore dei Radicali Marco Perduca, sono già al limite. “Il Cie di Bologna può ospitare al massimo 10-15 persone in più rispetto alle presenze attuali” (al momento 50 uomini e 40 donne), ha dichiarato Perduca, “senza mettere a rischio le condizioni igieniche e di sicurezza della struttura». Gli ospiti del centro vivono in stanze con cinque letti, «che possiamo anche definire celle”, ha affermato Perduca, «fatti di cemento armato, con un letto ed un mobile».
Fuori dalle stanze, continua il senatore, c’è una sala bagno ed una sala docce, «intasate e dove gli immigrati si lamentano di prendere infezioni». Secondo il senatore Perduca la vita nel Cie somiglia molto al carcere, con gli immigrati che , angosciati dal non sapere quanto durerà la loro permanenza nel centro, “mangiano nelle loro stanze perché non c’è neanche la volontà di condividere i pasti”.
Giulia Zaccariello
Gerardo Adinolfi
Emilia Romagna
In arrivo 4000 profughi. Errani: noi ci siamo
I Comuni: “Servono soldi”
Ravenna ha già da tempo risposto al presidente della Regione: "Abbiamo già dato". Parma: solo pochi posti. A Reggio Emilia chiedono chiarimenti e dicono di opporsi alla linea di Maroni. Bologna e Modena le città più disponibili. E poi c'è da risolvere il pasticcio di Monghidoro, uno dei siti individuati dal ministero, ma impraticabile, senza luce, gas e acqua. Un caos
Nell’attesa del piano per l’emergenza che il governo dovrebbe presentare giovedì, in tutta l’Emilia Romagna è partita la mobilitazione per ospitare i libici in arrivo dal Mediterraneo. Anche se la maggior parte dei Comuni e delle Province dice che senza fondi non è possibile muoversi. Ma su questo punto Errani avrebbe ricevuto garanzie dal Governo.
Ma i Comuni hanno ribadito di confidare in disposizioni più precise e, soprattutto, nello stanziamento di risorse straordinarie da Roma. “Un mese fa, in base all’allerta del prefetto, avevamo predisposto il dormitorio aperto in inverno per l’emergenza freddo – dichiara Lorenzo Lasagna, assessore ai Servizi Sociali di Parma – ma si tratta di una trentina di posti, non certo adeguato alle stime che circolano. Noi diamo la nostra disponibilità, ma ovviamente non si può trovare posto per centinaia di persone dall’oggi al domani”.
Secondo una prima stima sarebbero più di 4000, 1000 ogni milione di abitanti, i richiedenti diritto d’asilo che potranno essere affidati all’Emilia Romagna. “Non ci sottrarremmo a questa operazione umanitaria purché sia garantita la temporaneità dell’intervento”, ha affermato la presidente della provincia di Reggio Emilia Sonia Masini, “il controllo delle persone che dovranno essere ospitate e la compatibilità del numero di profughi con i tassi di immigrazione delle singole province”. La presidente Masini ha smentito la richiesta di accoglimento di 500 profughi libici, circolata nelle scorse ore. “Al momento non è allo studio nessun piano che preveda l’assegnazione alla Provincia di Reggio Emilia di 5, 50 o 500 profughi”. Nessuna richiesta avanzata anche se il sindaco Pd di Reggio Emilia Graziano Delrio ha già manifestato la sua posizione. “Faremo la nostra parte solo se ci sono precise garanzie dal Governo – ha affermato Delrio – che ad oggi non ci sono state date”. Senza le necessarie garanzie, ha spiegato il sindaco, Vasco Errani “dica no al ministro Maroni”.
Piena fiducia nell’operato della Regione arriva da Modena: “Non ci tireremo indietro di fronte a una tale emergenza umanitaria – ha detto il sindaco Giogo Pighi – Stiamo lavorando insieme alla Protezione Civile per individuare le strutture adeguate. Poi ci muoveremo in base a quello che concorderà la Regione – e conclude – Siamo in ottime mani”.
Di tutt’altro avviso il primo cittadino di Ravenna, Fabrizio Matteucci, che ribadisce il suo no all’appello di Errani.”In questi anni abbiamo già fatto la nostra parte – spiega Matteucci – accogliendo più di mille persone. Siamo saturi”. E mette l’accento sulla questione economica: “Con quali soldi dovremo affrontare questa situazione? Non abbiamo né risorse né personale sufficiente”.
A Bologna, intanto, nessuno sa ancora come e dove verranno sistemate queste persone. “Al momento non abbiamo avuto alcuna indicazione – fan sapere dalla Provincia – Non sappiamo come e in che misura saremo coinvolti”.
“Nulla è ancora stato deciso”, ha aggiunto il Prefetto di Bologna Angelo Tranfaglia, “ma, proprio in queste ore,si stanno effettuando delle verifiche per stabilire quali siano i siti più adatti per accogliere i profughi”. Per il prefetto Tranfaglia non sono chiari, per il momento, né quanti richiedenti asilo arriveranno né dove verranno ospitati, ma “l’Emilia Romagna e la provincia di Bologna di certo non si tireranno indietro”. Si può escludere, secondo le parole di Tranfaglia, l’utilizzo del Cie come possibile sito. “Il Cie ha le sue funzionalità, e quest’emergenza va oltre quella che è la capacità di accoglienza della struttura”.
Intanto, dopo le proteste dei tunisini della settimana scorsa, la situazione del Centro di identificazione ed espulsione di via Mattei a Bologna è critica. Le condizioni di vita all’interno del centro, visitato dal senatore dei Radicali Marco Perduca, sono già al limite. “Il Cie di Bologna può ospitare al massimo 10-15 persone in più rispetto alle presenze attuali” (al momento 50 uomini e 40 donne), ha dichiarato Perduca, “senza mettere a rischio le condizioni igieniche e di sicurezza della struttura». Gli ospiti del centro vivono in stanze con cinque letti, «che possiamo anche definire celle”, ha affermato Perduca, «fatti di cemento armato, con un letto ed un mobile».
Fuori dalle stanze, continua il senatore, c’è una sala bagno ed una sala docce, «intasate e dove gli immigrati si lamentano di prendere infezioni». Secondo il senatore Perduca la vita nel Cie somiglia molto al carcere, con gli immigrati che , angosciati dal non sapere quanto durerà la loro permanenza nel centro, “mangiano nelle loro stanze perché non c’è neanche la volontà di condividere i pasti”.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".