Gentile Direttore Peter Gomez,

In merito all’articolo apparso sul sito de ilfattoquotidiano.it a titolo “Profughi vuol dire anche business. La Pizzarotti chiude un affare milionario” a firma di Antonella Beccaria, la Pizzarotti intende rettificare alcune affermazioni della giornalista contenute nell’articolo in questione:

Innanzitutto la Pizzarotti non festeggerà l’affitto del Residence, così come segnalato in apertura del pezzo, per il semplice fatto che il Residence non è stato affittato, ma requisito con Decreto Prot. n.16455 del 2 marzo 2011, e a questa iniziativa del Governo dovrà necessariamente fare seguito un indennizzo che ad oggi, tuttavia, non ci è stato ancora riconosciuto.

In secondo luogo non si tratta di nessun nuovo business. La scelta del governo infatti si lega alla drammatica situazione che si è venuta a creare a Lampedusa con l’arrivo di migliaia di profughi. Un’iniziativa dunque, quella delle requisizione, che ha colto di sorpresa anche la Pizzarotti, e che è nata sull’onda di una terribile emergenza umanitaria. Ancor più considerando il fatto che la nostra impresa stava per dare corso ad una nuova modalità di locazione individuale delle villette di Mineo ai soldati americani; per i quali sarebbe previsto un incremento con l’arrivo delle truppe Nato. La continuità dell’utilizzo del residence da parte dei militari avrebbe quindi reso inattuabili altre ipotesi di riconversione del complesso citate nell’articolo.

Dispiace poi dover rilevare in un passaggio successivo dell’articolo, che nulla ha a che vedere con la vicenda Mineo, che, nonostante si sottolinei correttamente che l’azienda è stata vittima in passato di pesanti azioni intimidatorie da parte della camorra, la notizia venga collegata in modo alquanto equivoco a citazioni riguardanti passati coinvolgimenti della Pizzarotti nelle inchieste di Tangentopoli. Il tutto ingenerando colpevolmente e arbitrariamente nel lettore il dubbio che tra le due vicende ci possa essere comunque un qualche collegamento.

Infine, un’ultima annotazione riguardo una conclusione paradossale cui giunge l’articolo: non entriamo nel merito dei complicati e alquanto azzardati calcoli finanziari che la giornalista espone per arrivare a fornire una stima del costo dell’operazione che, come sopra citato, per quello che concerne la Pizzarotti è ancora tutto da stabilire. Quello che rileviamo con chiarezza è che, tale e tanta è la confusione che si fa tra le varie cifre, che un lettore ignaro potrebbe alla fine dedurre che dai 5,6 milioni di euro all’anno che la Pizzarotti incamerava in precedenza dagli americani, si potrebbe passare ai 47 milioni citati in conclusione dell’articolo. Un’assurdità che nasce mettendo insieme l’indennizzo ovvio e naturale che lo Stato dovrà riconoscere alla Pizzarotti per effetto della requisizione, con tutte le spese che il Governo dovrà invece sostenere per mantenere nel Residence gli immigrati che vi verranno trasferiti e che nulla hanno a che fare con la Pizzarotti.

Con stima

Michele Pizzarotti – Consigliere Impresa Pizzarotti SpA

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