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Lampedusa: cittadini in rivolta
Rimosso il blocco davanti al porto

Nel pomeriggio i pescatori hanno trascinato le barche dei tunisini al largo fermando l'ingresso del porto. Il blocco è stato rimosso in serata. Sulla terra, un gruppo, composto anche da donne, ha ribaltato alcuni cassonetti della spazzatura. Arrivati i primi ispettori del ministero della Sanità. Il Viminale annuncia: entro mercoledì sei navi per svuotare l'isola
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I consiglieri di Lampedusa si incatenano al porto

Era nell’aria. E ora è anche per le strade dell’isola. I cittadini di Lampedusa stanno protestando contro la situazione ormai insopportabile. E mentre la protesta monta, il governo appare sempre più incapace di prendere una decisione. Perché, al di là dell’invio annunciato di sei navi con capienza di 10mila posti, l’unica direttiva concreta è quella di allestire alcune tendopoli.

Nel frattempo, la cronaca racconta l’emergenza. Un gruppo di loro, tra cui alcune donne, ha ribaltato tre cassonetti davanti al varco militare al porto, bloccando il transito e chiedendo al governo soluzioni per mettere fine all’emergenza immigrazione. In strada sono stati gettati anche due grossi recipienti usati per contenere acqua, vasi e pietre. Alcuni dei manifestanti si sono seduti davanti al cumulo di macerie, alzando due bandiere: quella della Trinacria, simbolo della Sicilia, e quella a scacchi di Lampedusa. La polizia osserva. “Non vogliamo entrare in quarantena”, urla un ragazzo. Altri invocano “lo sciopero generale”. “Noi siamo il popolo di Lampedusa, lo sappiano i leghisti che ci costringono a vivere in questa situazione – dice uno dei manifestanti – Rivogliamo indietro la nostra libertà, solo questo chiediamo. Difendiamo la nostra dignità, siamo stanchi”.

La polizia non è intervenuta. “Non vogliamo entrare in quarantena”, urla un ragazzo. Altri invocano “lo sciopero generale”. “Noi siamo il popolo di Lampedusa, lo sappiano i leghisti che ci costringono a vivere in questa situazione – dice uno dei manifestanti – Rivogliamo indietro la nostra libertà, solo questo chiediamo. Difendiamo la nostra dignità, siamo stanchi”.

Diversi pescatori di Lampedusa hanno bloccato con le loro barche l’ingresso del porto. Con quest’azione, intendono impedire nuovi arrivi di migranti e protestare contro la situazione critica dell’isola, dove sono ammassati al momento oltre 5.500 tunisini, 3.500 dei quali senza un ricovero. Diversi natanti sono stati ormeggiati all’imboccatura del porto. Già nei giorni scorsi, una protesta dei lampedusani aveva impedito per alcune ore l’attracco di una motovedetta della Guardia costiera che aveva soccorso un barcone carico di migranti. Sui moli si sono intanto radunati centinaia di cittadini, mentre si sta svolgendo con lentezza la distribuzione di pasti e acqua agli immigrati. In serata, le forse dell’ordine hanno rimosso il blocco davanti al porto di Lampedusa, permettendo l’accesso a un barcone con a bordo 47 persone.

Il governo, intanto, annuncia l’invio di sei navi, con una capienza complessiva di 10 mila posti, per trasferire tutti i migranti presenti ancora sull’isola. Lo ha annunciato il commissario straordinario per l’emergenza umanitaria, il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso. Il piano messo a punto dall’unità di crisi, d’intesa con il governo, prevede l’impiego di cinque navi passeggeri di diverse compagnie di navigazione e dell’unità militar San Marco che in questi giorni è già stata utilizzata per il trasferimento degli immigrati ad Augusta e Taranto. La posizione di Caruso viene confermata direttamente dal ministero. Il piano, deciso dall’Unità, verrà portato per l’approvazione al Consiglio dei ministri di mercoledì prossimo.

Sul tema è intervenuta anche la Cei. Perché, ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco, di fronte all’emergenza dei flussimigratori e all’arrivo di “tanti profughi”, gli abitanti di Lampedusa “non devono sentirsi soli”: per questo, la Conferenza episcopale chiede al governo “un ulteriore sforzo perché, avvalendosi di tutti gli strumenti anche comunitari, si dia sollievo all’isola e ai suoi abitanti”.

In questo momento sull’isola ci sono più di 5mila migranti, 2mila dei quali arrivati nelle ultime 24 ore. Una situazione disperata che ha spinto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a inviare gli ispettori per verificare le condizioni igienico-sanitarie: ”Non riteniamo che ci sia un rischio di epidemie, ma un problema igienico-sanitario importante e che potrebbe in futuro continuare. Anche per questo i nostri ispettori arriveranno sull’isola oggi”, ha commentato.

Che la situazione sia arrivata a livelli di guardia lo testimonia l’ipotesi neanche troppo remota che l’intera isola possa finire in quarantena. Se gli ispettori sanitari dovessero infatti accertare la presenza di patologie infettive tali da poter determinare un’epidemia, Lampedusa potrebbe essere isolata. Il governatore della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ne ha discusso con il comitato delle mamme che, insieme a pescatori e altri lampedusani, hanno affollato il consiglio comunale dell’isola, dove si è tenuta stamattina un’assemblea carica di tensione e scandita da urla e proteste.

Intanto è previsto che dopo il centro installato a Manduria, in Puglia, una seconda tendopoli sia allestita a Trapani. I lavori per l’allestimento del campo sono già in corso e riguardano l’area dell’ex aeroporto militare di Kinisia, a poca distanza da Birgi. Intanto, circa 290 immigrati saranno trasferiti in giornata da Lampedusa con un ponte aereo verso il Cie di Crotone e ad altri Centri sulla terraferma. E sempre oggi dovrebbero partire da Linosa anche 260 profughi arrivati con un barcone dalla Libia, che saranno portati a Pozzallo.

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