Duecentocinquanta profughi tunisini sono arrivati ieri nella tendopoli di Manduria, 30.000 metri quadrati di campagna tra le province di Taranto e Brindisi trasformati in improvvisato Cie per accogliere una parte dei disperati portati via da Lampedusa. Altri 850 sono attesi per oggi, 150 tende sono state montate in tutta fretta nella notte, per il momento sono ubicate oltre la recinzione metallica alta due metri che delimita l’area dell’ex aeroporto militare ma presto saranno spostate all’interno del campo.
La prima promessa dei giorni scorsi, di ospitare temporaneamente poche centinaia di extracomunitari provenienti da Lampedusa, è già disattesa. Così come quella veicolata venerdì dal sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, di riuscire a controllare perfettamente gli ospiti presenti nella tendopoli. Illusione smentita già ieri, a poche ore dall’arrivo degli immigrati sugli autobus che li hanno portati a Manduria dal porto di Taranto, dove sono sbarcati dalla nave San Marco: in tarda mattinata, senza neppure passare dall’ufficio identificazione allestito in un container, una trentina di uomini ha tentato la fuga. In totale, su 546 arrivi nel centro, i migranti fuggiti sono già 136, 411 quindi quelle rimaste dentro, salvo fughe dell’ultim’ora
Troppo facile scavalcare la recinzione metallica alta due metri, troppo esteso il perimetro dell’area per poterlo controllare centimetro per centimetro. Le auto delle forze dell’ordine girano incessantemente nel Cie, qualche angolo è monitorato dalle camionette, l’ingresso è blindato, ma non basta. Dopo le riprese televisive di ieri, che hanno documentato dal vivo la facilità con cui alcune persone hanno scavalcato la recinzione dandosi alla fuga nelle campagne, oggi è stato inibito l’ingresso nel campo ai giornalisti, come se non poter raccontare cosa sta accadendo in quell’angolo di Puglia, a 6 chilometri da Manduria e 3 da Oria, potesse rendere la situazione meno grave.
Invece la situazione è incandescente. Il sindaco di Manduria, Paolo Tommasino, se n’è già dovuto rendere conto. E se inizialmente aveva cercato di accogliere con serenità il “regalo” piovuto da Roma, oggi si rende conto che sulla sua testa pende una vera e propria spada di Damocle. “La situazione è ingestibile”, afferma senza mezzi termini, puntando il dito contro il Governo che nei giorni scorsi aveva fornito rassicurazioni non veritiere sulla sicurezza della tendopoli. L’esperimento durato appena poche ore ha dimostrato che la parola sicurezza è una chimera, che uscire dal campo è più facile che entrare, che il numero degli ospiti non sarà limitato alle poche centinaia previste inizialmente e che i paesi di Oria e Manduria non resteranno immuni al ciclone immigrati.
Il rischio di tensioni, tra la popolazione e gli extracomunitari è alto, perché non tutti accolgono di buon grado la presenza di un Cie in mezzo a queste vigne. Ieri se ne è avuto un esempio lampante: un tunisino che ha provato ad uscire dal centro ha raccontato di essere stato preso a sassate da un motociclista di passaggio e, addirittura, da alcuni blog è partita l’incitazione ai giovani salentini ad organizzare ronde per stanare gli immigrati in fuga.
La preoccupazione cresce ora dopo ora. Questa mattina a Manduria è riunito un Consiglio comunale straordinario, alla presenza sempre di Alfredo Mantovano. Il sindaco Tommasino chiede rassicurazioni precise, ma – di fronte a qualsiasi decisione romana – non ha alcuna possibilità di dissentire. Le indiscrezioni sul futuro della tendopoli, tuttavia, non lasciano presagire nulla di buono, perché lo spazio, spianato nei giorni scorsi dai mezzi dei vigili del fuoco e già preparato con il pietrisco per l’allestimento delle tende, è molto più grande di quello attualmente occupato. Inizialmente si è parlato di 720 posti letto disponibili, ma è stato calcolato che su quell’area di 30.000 metri quadrati possono essere montate 800 tende e poiché ognuna di esse può contenere fino a 8 persone, la moltiplicazione è presto fatta: in totale “l’albergo” di Manduria potrebbe arrivare ad ospitare fino a 4.800 profughi. Numeri da brivido, che le fonti istituzionali non hanno confermato ma neppure smentito e che creano ansia e timore tra la popolazione salentina e gli amministratori locali.
Il campo, così com’è stato concepito, è un vero colabrodo. Non garantisce sicurezza, né agli ospiti né alla gente di Oria e Manduria. È una bomba innescata in mezzo alle campagne. Pronta ad esplodere, come Lampedusa.
di Chiara Spagnolo