Entro giovedì mattina il processo breve sarà approvato dalla Camera. Già domani potrebbe essere votata la legge comunitaria con l’emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati. Toccherà poi alla norma sulla prescrizione breve, ideata da Maurizio Paniz, che garantirà al premier di vedere cadere il processo per corruzione giudiziaria dell’avvocato inglese David Mills (giudicato dalla Cassazione corrotto). Oggi a Montecitorio è cominciata la discussione. In un’aula letteralmente deserta. Trenta, quaranta deputati appena hanno seguito i lavori. Facendo la spola tra l’aula, il transatlantico e la bouvette. E se i componenti della maggioranza saranno avvisati di raggiungere i loro banchi al momento del voto in tempo utile per far passare la norma, quelli dell’opposizione dove sono? Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, era a Siena a un incontro pubblico, mentre il Partito Democratico era riunito alla direzione nazionale convocata proprio per oggi. Giorno in cui, oltre alla discussione sul processo breve, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi è tornato in tribunale dopo otto anni.

“Tanto è inutile tentare di fermare un procedimento che sicuramente vedrà la luce e comunque oggi c’era solo la discussione in aula, non il voto”, dice un deputato di Futuro e Libertà contattato telefonicamente. Che conferma: “Anche noi eravamo in pochi, ma è normale; domani saremo sicuramente di più”. Del governo presente solo il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo.

Del Partito Democratico presente Rosy Bindi in veste di vicepresidente della Camera e qualche deputato: Mario Cavallaro, Marilena Samperi, Pasquale Ciriello e pochi altri. Sono intervenuti in tre e hanno presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità e una richiesta di sospensione di due anni per la norma sulla prescrizione breve: quella che di fatto riduce i tempi di prescrizione del reato per gli incensurati che ancora non hanno avuto una condanna di primo grado. I deputati Democratici ritengono, infatti, incostituzionale la norma e in contrasto con l’iniziativa del Pdl di presentare una riforma della giustizia “epocale” che affronta anche il tema della prescrizione.

Secondo quanto si legge nel testo della questione pregiudiziale, che ha come primo firmatario il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, la riduzione del termine di prescrizione avrà “inevitabilmente ricadute sul funzionamento del sistema giudiziario incrementando il numero dei processi destinati a svolgersi inutiliter dato che i termini di prescrizione appaiono troppo brevi per consentire il dispiegamento delle potenzialità effettive del sistema giudiziario, in particolare per i reati con pena edittale stabilita nel massimo fino a sei anni”. Non solo, ma l’idea di ridurre da un quarto a un sesto l’aumento automatico della prescrizione solo per gli incensurati, introduce, secondo il Pd, “una differenziazione di trattamento sulla base di caratteristiche soggettive degli individui”. In più, si fa una differenza assolutamente incostituzionale tra gli incensurati che hanno riportato una sola condanna di primo grado e quelli che non hanno avuto ancora una condanna definitiva. Il provvedimento, da oggi all’esame della Camera, viola, insomma, secondo l’opposizione, l’articolo 3 della Costituzione.I deputati del Pd presentano anche una richiesta di sospensione per almeno due anni dell’esame del testo sulla prescrizione breve. Ovviamente le speranze che possa passare sono ridotte.

Così il Pd sceglie la direzione nazionale invece dell’aula. Chiusa però con un nulla di fatto. Pierluigi Bersani ha chiesto per ben due volte che venisse votata la sua linea ma la riunione si è chiusa in niente, se non una tregua per rinviare le discussioni a dopo le amministrative del 15 maggio. Così le diverse aree rimangono apparentemente unite. Le diverse aree, ha assicurato, “sono una ricchezza” purché “non si cristallizzino in correnti”. E il segretario non ha nascosto una preoccupazione per le uscite dal Pd. Tuttavia, ha ammonito, “non bisogna applaudire” quanti se ne sono andati perché “hanno torto”.

Da domani tutti in aula. Anche perché non c’è solo il processo breve. Il voto sul provvedimento potrebbe anche slittare di qualche giorno visto che in aula potrebbe anche arrivare il conflitto di attribuzione sul caso Ruby, dopo la valutazione della giunta per il regolamento, che si riunirà di nuovo domani pomeriggio. La presidenza della Camera si riunirà invece mercoledì. Così, tra prescrizione breve e conflitto di attribuzione, i lavori dell’aula della settimana sono già definiti. Manca il voto. Ma anche per l’opposizione il risultato appare scontato.

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