La procura revoca tutti i permessi concessi alla stampa per seguire l'udienza. Tafferugli tra sostenitori del premier e contestatori
Mario Mantovani, coordinatore regionale lombardo del partito, da solo ha inviato 600 sms: “Ho spedito circa 600 sms a militanti del Pdl lombardo, simpatizzanti, rappresentanti di lista. Il messaggio era questo: domani il presidente Berlusconi è a Milano. Mostriamogli, come sempre, il nostro affetto. I magistrati spesso esagerano con la persecuzione politica, ce l’hanno palesemente con il nostro grandissimo presidente del Consiglio”, sostiene Mantovani in un’intervista al Corriere della Sera. Mantovani ha riferito di aver parlato con il premier. “Mi ha detto di essere molto sereno, molto tranquillo”. Secondo il coordinatore del Pdl, Berlusconi sarebbe ottimista. “Abbiamo chiuso 28 processi su 31 – ha detto – ce la faremo anche questa volta. (Questi risultati, ndr) sono una grande dimostrazione di onestà, serietà e rispetto delle leggi del Paese”.
Anche Daniela Santanché si è adoperata. Mentre i giornali vicini al Cavaliere hanno pubblicizzato il passaggio di Berlusconi in aula. Tutti i quotidiani hanno scritto della presenza del premier in aula descrivendolo come un evento. Non a caso la zona del tribunale di Milano stamani era presidiata da oltre trecento uomini delle forze dell’ordine. L’area totalmente blindata. A giornalisti, fotografi e cameramen che avevano richiesto e ottenuto il permesso (consueto e scontato) di entrare a palazzo di Giustizia, è stato revocato con un provvedimento ad hoc dell’avvocato Generale adottato il 26 marzo, appena due giorni fa: appena si è saputo che il premier si sarebbe presentato. Non solo quindi accesso vietato a chiunque ma all’interno del palazzo sono state adottate altre misure cautelative per il premier: piantonati tutti gli accessi e gli ascensori, oscurati i vetri dell’ufficio.
Prima di andare in tribunale però il premier era già intervenuto telefonicamente a Canale 5 per dire che il dibattimento di oggi “rientra come quelli precedenti in un tentativo che viene fatto per cercare di eliminare il maggiore ostacolo che la sinistra ha nella conquista del potere. Sono accuse infondate e ridicole”. Quindi un classico del suo repertorio: “Il comunismo in Italia non è mai cambiato”. Poi l’attacco ai magistrati che costruiscono processi “sul nulla, nessuno dei fatti su cui indaga la procura di Milano è vero. L’ho giurato sui miei figli e sui miei nipoti”. L’obiettivo dei giudici e della sinistra, osserva il Cavaliere, “è tenere sotto la spada di Damocle il presidente del Consiglio perché è un avversario politico”.
Poi, fuori dal palazzo di Giustizia, Berlusconi ha rilasciato alcune battute dal predellino dell’automobile. “Tutto bene, sarò in aula il 4 aprile” si è limitato a dire. E alla domanda se pensa di poter essere danneggiato dal caso Ruby Berlusconi ha risposto laconico: “Questo è un altro processo”.
Fuori da Palazzo di Giustizia intanto, si erano registrati momenti di tensione: alcuni sostenitori del premier si sono scontrati con alcuni contestatori del Pdl. Uno di questi si è posto di fronte ai sostenitori del Pdl e prima ha gradito “ladri”, poi ha mimato il gesto delle manette ai polsi. Uno dei sostenitori del premier gli si è avvicinato spintonandolo e un’altra ha usato una bandiera come mazza per allontanarlo. Altri si sono posti fra i due per dividerli fino a quando non è intervenuta la Digos che ha portato via il contestatore. Dall’altra parte del marciapiede ci sono alcuni militanti dell’Italia dei Valori che hanno esposto uno striscione con su scritto: “Bentornato. Dentro ti stanno aspettando”.
Nel processo Mediatrade, Berlusconi è indagato insieme ad altre 11 persone, tra cui il figlio Pier Silvio, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e il produttore americano Frank Farouk Agrama. Il premier è accusato di frode fiscale fino al 2009 e di appropriazione indebita fino al 2006 per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi.
Il processo entrerà nel vivo, la prossima settimana, quando il pm De Pasquale chiederà il rinvio a giudizio per il presidente del consiglio, il quale sempre questa mattina al direttore di Libero Belpietro ha detto: “Io questo Frank Agrama l’ho conosciuto negli anni Ottanta e poi non l’ho più visto. In Mediaset non mi sono mai occupato dei diritti televisivi, è un fatto che dal ’94 mi sono allontanato dalle aziende per dedicarmi al Paese. Non c’è stato un solo dollaro che sia passato a me da parte di questo Agrama”.
In aula era presente anche Marco Bava, titolare di una sola azione Mediaset per un valore di 8 euro, per chiedere di costituirsi parte civile nel procedimento in cui Silvio Berlusconi è accusato di appropriazione indebita e frode fiscale.
Al termine dell’udienza preliminare Mediatrade, quattro difensori di Silvio Berlusconi, gli avvocati Giorgio Perroni, Filippo Dinacci, Piero Longo e Niccolo’ Ghedini, hanno incontrato il giudice Giulia Turri, la presidente del collegio chiamato a giudicarlo nel processo Ruby. Nessuna dichiarazione da parte dei legali sul tema oggetto dell’incontro. Ghedini ha preannunciato che domani depositera’ la lista dei testimoni del processo che partira’ il 6 aprile. Intanto, i legali dello studio Pensa, che assistono la giovane marocchina, stanno valutando se costituirsi parte civile.