Per Pasqua organizzano il solito banco in piazza: uova di cioccolato, libere offerte e materiale informativo. Poi, tutto l’anno, cene sociali, spettacoli di teatro amatoriale, le mille cose che tocca inventarsi ogni santo giorno per portare avanti un progetto importante. L’associazione Coccinella di Bologna è una delle tante che non mollano: anche se è sempre più dura, i bambini di Chernobyl vogliono portarli in Italia almeno un mese l’anno. Perché rimanendo anche solo poche settimane in un ambiente non contaminato, i piccoli si liberano per circa il 50% del Cesio 137 che hanno in corpo.
Insomma, ogni volta che passano un mese nella casa di una famiglia italiana, la loro salute è un po’ più tutelata. Ma, come denuncia l’agenzia Dire, ora le vacanze dei bimbi sono diventate un problema. “Fra la crisi, i tagli agli enti locali e un calo di attenzione, i numeri sono scesi” spiega Biagio Caracciolo dell’Anpas, Associazione nazionale pubbliche assistenze, una delle associazioni che gestiscono il Progetto Chernobyl insieme alla Regione Emilia-Romagna per i piccoli della Bielorussia. Aggiunge Caracciolo: “Nei primi anni 2000 riuscivamo a portare in regione oltre 500 bambini all’anno, nel 2010 siamo scesi a 160”.
Il calo riguarda soprattutto i progetti degli enti locali, che per far quadrare i bilanci spesso rinunciano ai progetti di cooperazione internazionale. Ovvero il problema non sono tanto le famiglie, che – pur tirando la cinghia – vorrebbero portare avanti l’impegno. Quello che manca di più è il sostegno alle spese di viaggio dei ragazzini e all’organizzazione di centri estivi dove farli giocare durante il giorno. Chi ospita ha in genere un lavoro, quindi offre la possibilità di occuparsi dei bambini dal tardo pomeriggio in poi, non tutti possono garantire 24 ore di presenza al giorno.
“Quest’anno avremo dieci bambini in meno – spiega il presidente di Coccinella Bologna, Bruno Bevilacqua -. Nel frattempo otto sono diventati maggiorenni, ma ci preoccupa il fatto che non abbiamo famiglie nuove che chiedono di partecipare”. A Pistoia la sezione locale di Legambiente sta facendo salti mortali per mantenere l’impegno, e vorrebbero riuscire anche stavolta a far fare ai piccoli una serie di esami clinici: in molti casi è l’unica occasione per loro di vedere un medico.
L’emergenza in Giappone è drammatica, ma Chernobyl non si può dimenticare. Per tutti quelli che stanno calcolando i costi del nucleare, e sono ancora convinti della sua convenienza, la preghiera di aggiungere la voce bambini.