Avviare un dialogo sul precariato dei free-lance nelle redazioni dei giornali. Questo lo scopo dell’incontro di oggi tra una delegazione del comitato romano giornalisti precari e il presidente della Commissione Lavoro e Previdenza sociale del Senato, Pasquale Giuliano. Secondo il libro Bianco pubblicato nel 2006, i giornalisti con contratto sono 12.000. Mentre i precari (con contratti a tempo determinato o free lance veri e propri) sono circa 20.000. E se il settore editoriale ha accresciuto i propri profitti, i ragazzi e le ragazze poco più che trentenni che oggi volantinavano davanti a Palazzo Madama si vedono pagare i pezzi anche 7, 5 o anche 2 euro lordi. Sempre che al pagamento si arrivi.
Sono giovani, molti istruiti e non velleitari i ragazzi del coordinamento romano. E molto arrabbiati. Non vogliono rilasciare dichiarazioni con il loro vero nome perché hanno paura del ricatto delle loro redazioni. “Siamo fantasmi dietro una firma – dice un ragazzo che si fa chiamare Marco – non abbiamo dignità”. E Cristina, 31 anni suonati e tanta rabbia nel cuore aggiunge: “Non ci sentiamo rappresentati dal sindacato l’Fnsi. Secondo me non sa neanche che esistiamo”. Un comitato composito quello romano: molte le sigle, da “Senza Bavaglio” a “Errori di stampa” fino a “Quattro per cinque”. Sigle protagoniste di battaglie silenziose che i media hanno ignorato.
Dice Matteo: “Tutti sanno che le redazioni si reggono sul lavoro dei free lance. Basterebbe rafforzare gli strumenti ispettivi per verificare il marcio che c’è nelle varie testate”. La richiesta dei ragazzi e delle ragazze del coordinamento è la rappresentanza: quella che, a loro dire, un sindacato arroccato sulla difesa dei privilegi concede col contagocce. “L’Inpgi – dice quasi in lacrime Carla – concede indennità di disoccupazione, di malattia e di maternità a chi è sotto l’ombrello del contratto collettivo nazionale, mentre da noi piove”. A Napoli, i precari hanno tentato un esperimento chiedendo uno sciopero dei redattori ordinari in favore dei free-lance.
Si parla e si ironizza sulla propria condizione. Intanto passa l’onorevole Franco Marini. I ragazzi gli consegnano il volantino. Marini è attento, poi un mesto “ciao”. Si attende che scenda la delegazione. Arriva verso le 16. L’esito dell’incontro in Commissione è positivo. Giuliano chiede di poter esaminare una piattaforma complessiva, elaborata da tutte le organizzazioni dei free-lance d’Italia. I coordinamenti dei giornalisti precari sono ormai diffusi capillarmente nel Paese. “Siamo come gli immigrati – spiega Simona – facciamo l’economia dei giornali ma siamo pagati come schiavi. Qui è in discussione la libertà d’opinione”. Qualcuno dice: “Anche noi dobbiamo fare notizia. Il nostro tempo è adesso”. Il coordinamento nazionale giornalisti precari il 9 Aprile sarà in piazza con tutti gli altri precari d’Italia. Chissà se i giornali ne parleranno.