“Venite in Canada a vedere i governi cadere”. Il vecchio adagio che nel XX secolo valeva per l’Italia pare debba essere aggiornato. Il Paese della Foglia d’Acero, infatti, membro del G7 e secondo Paese più grande al mondo dopo la Russia, ha appena aperto la sua quarta campagna elettorale per il voto confederale anticipato, che si terrà il prossimo 2 maggio.
Il problema, dal 2004 a oggi, è sempre lo stesso: non vince nessuno. O meglio, il partito che arriva primo (dal 2004 a oggi è toccato una volta ai Liberali e due volte ai Conservatori) non riesce a ottenere “quota 155” seggi, cioè la maggioranza della Camera dei Comuni, che è l’unica Camera elettiva del Parlamento di Ottawa. Un vero smacco per i sostenitori del “modello Westminster“, ossia quella forma di governo democratico-parlamentare inventata a Londra, basato sul sistema maggioritario a turno unico: per ogni collegio i vari partiti presentano un solo candidato a loro collegato; vince il seggio e va a sedersi in Parlamento colui o colei che prende un voto in più degli altri. Diversi politologi criticano questo sistema per la sua scarsa rappresentatività democratica, ma ne esaltano la tendenziale capacità di creare governi stabili. Tendenziale, appunto, come hanno dimostrato le elezioni confederali del 2004, 2006, 2008, che hanno portato a instabili governi di minoranza. Inoltre i sondaggi dicono che alle prossime elezioni potrebbe ritoccare un governo di minoranza ai Conservatori per la terza volta, e sempre guidati dal Premier uscente, Stephen Harper.
L’aspetto interessante del sistema canadese è che questo è uno dei più rigidi dei sistemi Westminster, ossia uno di quelli dove più si cerca di rispettare le consuetudini della legge. Significa che l’idea di un governo di coalizione fra più partiti è vissuto male, in generale, dall’elettorato e anche da diversi costituzionalisti canadesi. Perfino nei giorni in cui a Londra, la patria del sistema Westminster, coabita un governo di coalizione fra Conservatori e LibDem (cosa che non capitava dai tempi di Churchill), qui a Ottawa si storce il naso di fronte all’ipotesi che i leader dei partiti Liberale, NeoDemocratico e Blocco Quebecchese (o solo i primi due) possano formare una coalizione di governo anche prima delle elezioni e come tale presentarsi al voto. Lo ha spiegato bene un fondo del Globe and Mail, principale quotidiano canadese, che ha detto: “i canadesi votano più per un leader valutato come giusto a ricoprire l’ufficio di premier, non per un partito; una coalizione di partiti che non sono arrivati primi, ma secondi o terzi, sarebbe vissuta come una coalizione di tutti i perdenti, e quindi come un qualcosa di anti-democratico”. Questa considerazione ha spinto il leader dei Liberali, Michael Ignatieff, a escludere, per il momento l’intenzione di formare un governo di coalizione con chicchessia.
Per finire, un paio di curiosità sulla forma di governo canadese: esiste anche un Senato, ma è di nomina governativa e monarchica e ha solo un parziale potere di veto verso le leggi approvate dalla Camera dei Comuni. Fatto che non tutti sanno, il monarca canadese è la regina d’Inghilterra, rappresentata a Ottawa dal Governatore generale, che oggi è un uomo bianco e anziano, His Excellency the Right Honourable David Lloyd Johnston, ma a testimonianza del bellissimo “mosaico” multirazziale canadese, fino allo scorso ottobre la carica è stata ricoperta da una donna di colore di origine haitiana, rifugiatasi in Canada nel 1968, la giornalista Michaelle Jean.