Secondo i primi rilievi di scientifica, artificieri della polizia e Digos, gli attentatori avrebbero usato delle taniche di benzina da cinque litri con all’interno dei grossi petardi legati a dei pacchetti di cerini poi collegati ad una miccia. Sul posto non sono state trovate al momento scritte di rivendicazione. Le fiamme sono state spente dai vigili del fuoco. Dell’episodio è stata informata la Procura.
Venerdì un altro attentato incendiario è stato messo a segno alla sede dell’Ibm di via Martin Luther King, alla periferia di Bologna. In quel caso un ordigno simile aveva pazialmente incendiato un quadro elettrico. Su un muro poco distante era stata tracciata con vertice verde la scritta “Elf” acronimo di Earth Liberation Front. Su questo episodio indagano i carabinieri coordinati dal pm del pool antiterrorismo Enrico Cieri.
”Siamo molto preoccupati perquesti segnali inquietanti che arrivano e che vanno decifrati”. Lo ha detto il procuratore di Bologna Roberto Alfonso rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano degli ordigni rudimentali esplosi la scorsa notte davanti agli uffici commerciali dell’Eni e del precedente attentato incendiario, di venerdì notte all’Ibm.
“Dovremo capire – ha aggiunto Alfonso – perché ben due episodi in pochi giorni. E’ un’attività pericolosa e allarmante di per sé, non solo perchè colpisce delle aziende. Dovremo capire il perchè e perchè in questo momento. Domani i magistrati che si occupano della vicenda si incontreranno con gli investigatori della Digos per compiere un’analisi dei fatti, anche sulla base di elementi raccolti”.
Riguardo all’ipotesi di reato, di cui si occuperà appunto la riunione di domani e “che verrà decisa anche sulla base di elementi di dettaglio”, il Procuratore ha spiegato che “dovrà essere qualcosa di diverso dal danneggiamento”. “Se si trattasse solo di un danneggiamento – ha aggiunto – anche voi giornalisti non sareste qui a chiedermi l’ipotesi di reato. Speriamo che le indagini siano fruttuose – ha concluso – altrimenti la situazione diventerebbe allarmante e noi non vogliamo perdere il controllo della situazione”.
Un inquirente ha commentato che si è trattato di fatti “prevedibili perchè l’acuirsi delle tensioni sociali rendono più aspro il conflitto e danno la stura ad azioni del genere”. “Il ritmo è incalzante – ha osservato ancora l’inquirente – è di un attentato incendiario a settimana. Sono la virulenza e l’intensità che sorprendono. Dal canto nostro abbiamo messo in campo iniziative investigative e di monitoraggio del fenomeno. La Procura di Bologna ciò che doveva fare lo ha fatto”.
“Si tratta di episodi in linea con gli altri dell’anarco-insurrezionalismo. Poco gravi come qualificazione dei fatti e come conseguenze (a parte la pentola esplosiva di via Terribilia del 2001 che poteva avere gravi conseguenze). Episodi che sembrano servire a turbare l’opinione pubblica e tenere accesa la fiammella anarchica. Fatti che non puoi qualificare come 270 bis (associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico), e quindi devi cercare con il lumicino il modo per ottenere, ad esempio, le intercettazioni. E quella del 270 bis si è rivelata in passato una scelta infelice dal punto di vista giuridico e sostanziale. Dàaltronde è un’area caratterizzata da spontaneismo, e una struttura organizzata è contraddittoria con l’idea anarchica. Il salto di qualità investigativa è dato dal tipo di reato che si contesta. Ma tutto diventa più complicato con reati minimi, forse volutamente, che rendono difficile anche la cattura”.