“La statalizzazione di Tepco è un’opzione possibile”, ha dichiarato oggi Koichiro Gemba, ministro giapponese della Strategia nazionale. Lo riporta l’agenzia di stampa Kyodo. “Il governo potrebbe acquisire la maggioranza della società che gestisce l’impianto di Fukushima e nominare nuovi manager”, ha scritto Yomiuri, il più diffuso quotidiano giapponese, citando fonti governative. L’uscita di Koichiro Gemba è stata prontamente smentita da altre fonti ufficiali. Un portavoce del governo giapponese ha spiegato che “nessuna organizzazione governativa starebbe pensando a una statalizzazione”. Tepco ha confermato di non essere a conoscenza di alcun piano del genere.

L’allarme però continua a essere alto e, secondo quanto riportato oggi dal quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt, dietro alle voci su un possibile controllo statale di Tepco, ci sarebbero le preoccupazioni per “il risarcimento dei danni alle vittime della catastrofe nucleare”, che potrebbero diventare altissimi e impossibili da pagare per la società che gestisce i reattori. La stessa versione dei fatti viene riportata da Yomiuri, che fa riferimento a colloqui intercorsi con “alcuni membri del governo”, che avrebbero parlato della possibilità che lo Stato, acquisendo una quota di controllo, “aiuti Tepco a pagare i danni dell’incidente nucleare”.

I mercati, intanto, si stanno già preparando. Oggi lo scambio di titoli Tepco alla borsa di Tokyo è stato sospeso per eccesso di ribasso. Le azioni sono scese a 566 yen: -19% rispetto alla chiusura di ieri. Il costo per assicurarsi contro il fallimento di Tepco, espresso dai derivati Cds (Credit default swaps) a cinque anni sul debito della società, si è impennato fino a raggiungere il livello record di 475 punti base, contro una media di 40 punti base prima dell’inizio della crisi. “Anche se non possiamo conoscere i dettagli su come esattamente il governo intenda nazionalizzare Tepco, fino a quando rimarranno le preoccupazioni su un possibile controllo statale, gli investitori faranno di tutto per liberarsi dei titoli”, ha dichiarato Hajime Nakajima, trader di Cosmo Securities a Reuters.

Il governo continua a gettare acqua sul fuoco. “Oggi la nostra priorità è una sola: indicare a Tepco che deve fare tutto il possibile per riprendere il controllo della situazione nell’impianto di Fukushima. La società deve prepararsi a farsi carico delle conseguenze della catastrofe”, ha dichiarato Yukio Edano, portavoce dell’esecutivo, al quotidiano economico Nikkei.

Dopo oltre due settimane dallo tsunami non ci sono ancora speranze di riuscire a contenere la catastrofe nucleare. Ieri il governo giapponese ha parlato di una parziale fusione delle barre di combustibile nel secondo reattore, mentre Tepco ha confermato la presenza di tracce di plutonio sul terreno circostante la centrale. “La situazione rimane imprevedibile”, ha confermato Naoto Kan, primo ministro giapponese. Proprio per questo motivo la settimana scorsa Tepco ha iniziato a contrattare con le banche giapponesi per ottenere crediti di emergenza fino a 25 miliardi di dollari. Secondo quanto riportato dai bilanci societari, l’esposizione debitoria di Tepco alla fine di dicembre 2010 era di circa 92 miliardi di dollari, dei quali 64 miliardi in obbligazioni. Quest’anno 4,8 miliardi di dollari di debito obbligazionario sono in scadenza. Altri 5,6 miliardi scadranno nel 2012. I costi per il rifinanziamento del debito, uniti ai risarcimenti per i danni della catastrofe potrebbero portare la società elettrica al collasso. Ma prima che sia troppo tardi, lo Stato potrebbe intervenire per salvare la situazione. Pagando di tasca sua una parte dei danni.

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