Si è concluso infatti con un voto di parità l’ufficio di presidenza convocato da Gianfranco Fini. Il presidente della Camera ha deciso di non partecipare alla votazione ed i numeri dei componenti di maggioranza e di opposizione sono diventati 9 a 9 per l’assenza di Angelo Lombardo dell’Mpa, che avrebbe portato a 10 gli esponenti dell’opposizione. Se ci fosse stata l’approvazione a maggioranza dell’ufficio di presidenza, su questa si sarebbe dovuta in ogni caso pronunciare l’aula.
Se invece fosse prevalso nello stesso organismo un orientamento contrario e fosse passata la decisione di non sollevare il conflitto in questione, il quesito che sarebbe stato posto ai deputati sarebbe stato rovesciato: “Volete non elevare conflitto di attribuzione?”.
Al di là della procedura, in ogni caso il presidente della Camera aveva già espresso il suo parere: ”Quali che siano le conclusioni cui perverrà l’Ufficio di Presidenza, l’Assemblea deve essere comunque chiamata a pronunciarsi sulla questione secondo le modalità procedurali che la prassi ha consolidato a riguardo”.
Quale che sia il risultato in aula – e appare scontato il sì alla sollevazione del conflitto di attribuzione – il processo a carico del premier Silvio Berlusconi non si fermerà. Qualora, infatti, la Camera ritenesse di sollevare il conflitto di fronte alla Consulta, ritenendo il reato di concussione contestato al premier (che è accusato anche di prostituzione minorile) di competenza ministeriale, la Corte dovrebbe prima esprimersi sull’ammissibilità del conflitto. E solo qualora il quesito fosse ammesso la Corte entrerebbe nel merito della decisione.