In una parola: faziosi. Questa la conclusione del Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che oggi ha adottato un “ordine a TG1, TG4 e a Studio Aperto di riequilibrio immediato tra tempo dedicato alla maggioranza e all’opposizione, evitando altresì la sproporzione della presenza del Governo, specie in relazione alla campagna elettorale d’imminente inizio”.
Secondo un’elaborazione dei dati pubblicati dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e relativi al periodo dicembre-febbraio, il governo, il presidente del Consiglio e i partiti di maggioranza hanno occupato il 57% del tempo di parola nel Tg1, oltre il 72% nel Tg4 e il 66% in Studio Aperto. Sul fronte dell’opposizione, il Pd ha avuto circa il 13% del tempo di parola nel Tg1, l’8.7% nel Tg4 e il 21% circa in Studio Aperto.
L’Agcom ha anche concluso l’istruttoria avviata nei confronti della trasmissione Report del 24 ottobre 2010 a seguito di un esposto del ministro Giulio Tremonti, ribadendo a maggioranza che deve essere assicurato il diritto di replica. Infine il Consiglio, all’unanimità, ha deciso di regolamentare i “videomessaggi” al di fuori del periodo elettorale, periodo nel quale essi sono vietati.
Scontro sulle nomine Rai
L’iniziativa dell’Agcom non è stata l’unica della giornata in materia televisiva. Scontro, infatti, all’interno del Cda della Rai e all’interno dello stesso Tg2, sulla nomina del nuovo direttore, che andrà a sostituire Mario Orfeo, direttore uscente destinazione Il Messaggero. La maggioranza propone la nomina di Susanna Petruni, volto del Tg1 molto vicino al centro-destra e a Berlusconi. Una proposta che per i consiglieri di minoranza Rizzo Nervo e Van Straten assume i contorni della “provocazione”, e che è stata indirettamente rifiutata anche dalla testata della Rai. L’assemblea dei giornalisti ha diramato una nota in cui si chiede “la nomina di un direttore di alto profilo” e si “auspica con forza la scelta unanime all’interno del cda, offrendo in questo modo garanzia di pluralismo”. Una direzione, continua il testo “che conservi e consolidi la credibilità della testata, continuando ad offrire un’informazione libera, completa e pluralista al servizio dei telespettatori”.
Ma sulla condivisione della nomina non c’è di che essere fiduciosi. Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, avrebbe infatti commentato: “Non mi pare che la soluzione individuata vada in questa direzione e anzi mi sembra che anche le altre proposte siano destinate a spaccare il Consiglio. Proprio per evitare questo, mi auguro che possa esserci una ulteriore, necessaria riflessione”.