Discussione secretata con tanti saluti alla trasparenza. Accade per la prima volta in Emilia Romagna da quando, nel 2007, è entrato in vigore il nuovo regolamento regionale che permette sedute del consiglio “riservate” per motivi eccezionali. E anche prima, per ricordare un evento del genere, occorre tornare indietro almeno di tre decenni. Invece questo pomeriggio è successo che il presidente dell’assemblea legislativa della Regione, Matteo Richetti, abbia fatto uscire dall’aula cittadini, giornalisti e funzionari e interrotto, la diretta Internet quando si passava a discutere di una risoluzione (diversa dall’interrogazione perché prevede una votazione) presentata dai consiglieri del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi e Giovanni Favia.
Oggetto? La richiesta – tra i vari punti – di sospensione dal servizio di due medici. Si tratta di Nicola D’Imperio, primario del reparto di gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna, e di Paola Billi, indagati con un’altra decina di colleghi per la morte di una paziente, Loredana Mainetti, un’infermiera di 59 anni operata lo scorso 22 settembre per rimuovere un polipo duodenale per via endoscopica e deceduta tre giorni più tardi per complicanze.
Nei mesi scorsi la vicenda è stata anche oggetto di una commissione d’inchiesta regionale istituita dall’assessore regionale alle politiche per la salute, Carlo Lusenti. Commissione in base alla quale tutto si era svolto secondo la norma, salvo poi essere stata smentita a inizio marzo da una perizia disposta dal sostituto procuratore della Repubblica di Bologna Rossella Poggioli.
“Si può affermare in termini di elevata probabilità che l’effettuazione dei necessari approfondimenti diagnostici avrebbe permesso un trattamento chirurgico più tempestivo, aumentando, in maniera considerevole, la possibilità di sopravvivenza della signora Mainetti”, hanno scritto i medici Alberto Neri e Matteo Tudini nella consulenza tecnica medico legale consegnata ai magistrati.
Nonostante questo, oggi non si doveva parlare pubblicamente del caso in viale Aldo Moro. Per giustificare il silenzio calato su quel pezzo di seduta, è stato richiamato un articolo – il 66 – del regolamento interno dell’assemblea legislativa in base al quale “su proposta di chi presiede l’assemblea, di un rappresentante della giunta o di un consigliere, l’assemblea può deliberare di riunirsi in seduta segreta. Sulla richiesta non ha luogo dibattito. La seduta è sempre segreta quando la delibera comporti apprezzamenti o valutazioni discrezionali di fatti concernenti persone”.
“Non ci può appellare alla privacy quando si parla di fatti pubblici. È una prassi che finora non è mai messa in pratica”, ha protestato Favia dopo l’invito di Richetti rivolto ai non addetti ai lavori a lasciare l’aula. E a nulla è valso far notare che il caso del decesso all’ospedale Maggiore non era nuovo alle aule della Regione, essendo stato oggetto di precedenti interrogazioni discusse in modalità pubbliche.
Ma niente da fare. Il presidente dell’assemblea ha ribadito che “su interrogazioni o interpellanze non si vota, ma in caso di risoluzione sì. Ci sono provvedimenti da assumere in seguito a comportamenti di persone” ed ecco applicato l’articolo 66 del regolamento. La discussione si è svolta dunque a porte chiuse e di quanto si è detto non rimane traccia, dato che non è stato redatto il resoconto integrale della discussione.
Si sa solamente che la risoluzione è stata ritirata e che è stata bocciata da tutti i partiti, con l’eccezione dell’Italia dei Valori, i cui consiglieri – Franco Grillini e Liana Barbati – hanno lasciato l’aula al momento del voto. Entrambi, infatti, pur non essendo d’accordo con il contenuto della risoluzione del Movimento 5 Stelle, hanno voluto protestare per la secretazione della seduta e non più tardi di lunedì avevano presentato un progetto di legge per istituire un’altra commissione, stavolta permanente, per valutare errori medici e qualità dei servizi sanitari.
“È una decisione anacronistica che ci riporta agli anni Settanta”, ha dichiarato Favia a fine seduta. “Non ha alcun senso impedire ai cittadini di assistere a un dibattito trasparente adducendo motivi di privacy: i nomi sono arcinoti, già pubblicati vari volte sui giornali”.
Ribattono compatti con il presidente dell’assemblea Pd e Sel. A prendere la parola per i primi è Paola Marani, accusando i grillini di diffondere “informazioni sbagliate” in merito ad altri pazienti che sarebbero deceduti nello stesso reparto mentre per Gianguido Naldi, capogruppo di Sel, è un sbaglio entrare ancora nel merito della questione “dopo che la commissione d’indagine ha già fatto la sue valutazioni e la magistratura sta indagando”.
Antonella Beccaria
Giulia Gentile